• “io profugo cacciato dai preti di Bergoglio” ovvero gli Intoccabili …

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    di Martina Brugnoli

    La cultura vive e si rappresenta in diversi piani espressivi intercomunicanti. Non esistono porte stagne che separano la devozione a San Gennaro e l’adoratore di Maradona. Il sacro e il profano convivono in un mondo immaginifico i cui altari sono sempre stressati da ceri devozionali.

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    In Argentina per esempio, terra di sogni e di chimere, accanto all’altarino di Gauchito Gil e della Difunta Correa, protettori del viaggiatore, c’è l’immagine onnipresente di Evita, al secolo Eva María Ibarguren, la quale non si era mai accorta , povera santa, che il marito era un nazista assetato di potere. Troppo buona, troppo buona!
    A Cuba accanto al culto del Che convive quello di Changò, dio della virilità e della mascolinità, ed ora anche quello di Jorge Mario Bergoglio, ovvero Francesco I.

    Ogni diocesi italiana ha il suo santo patrono oggetto di culto e, dalle notizie che emergono da Vatileaks 2.0, pare che anche molte famiglie ambiscano ad averne uno tutto per loro e se lo confezionano a suon di milioni da elargire a chi deve certificare strabilianti miracoli e apparizioni miracolose. Che bella cosa!

    Francesco I, ad esempio, in pochissimo tempo ha conquistato cuori e menti di ogni piano culturale: lo amano i poveri perché lui, a parole, li difende dai ricchi; lo amano i ricchi perché lui, nei fatti, li protegge dai poveri; lo ama la destra perché vede, giustamente, in lui un conservatore di privilegi; lo ama “quella sinistra” che riconosce in Bergoglio una propria guida spirituale e politica … “quella sinistra”!!!

    Nei miei viaggi virtuali sulla rete ho incontrato spesso un fenomeno tanto psicologicamente assurdo quanto “socialmente congruo”: la questione degli Intoccabili. Ne scrive anche Gian Carlo Zanon parlando di Pasolini: «Non è un caso – scrive – che questa cultura, in cui la nascita umana viene descritta come parto animale o, dal paradigma religioso, originariamente perversa, voglia, glorificandolo, salvare un proprio alfiere. E quindi che nessuno tocchi Pasolini.»


    Volendo stilare una classifica, tra gli Intoccabili il primo posto spetta a Lui, all’Inconoscibile, all’Ineffabile, all’Invisibile, all’Impenetrabile, nonché, aggiungo senza maiuscole, all’inverosimile. Parlo ovviamente della divinità monoteista. Con i quasi tre miliardi di inscritti al suo partito e le sue tre correnti politiche che si fronteggiano virilmente per aggiudicarsi i favori del Premier, questa divinità la fa da padrone e quindi chi la offende rischia in vario modo la propria incolumità fisica: «Non si offende la religione degli altri» disse Bergoglio commentando l’assassinio dei redattori di Charlie Hebdo rei di aver offeso il profeta Muhammad. Sempre in quell’occasione, facendo un “nesso strano” tra il profeta e la propria madre, affermò «se uno dice una parolaccia su mia madre si aspetti un pugno». Traduco: “chi offende Maometto si aspetti una pallottola nel cranio”. Apologia di reato ???
    Seguendo la logica bergogliana, sull’altarino degli Intoccabili accanto all’immagine materna va messo anche il collega arabo del Nazareno: Maometto.

    Sulla virtuale iconostasi degli Intoccabili oltre a chiacchierati cattolici in odore di santità come Madre Teresa di Calcutta, all’anagrafe Anjëzë Gonxhe Bojaxhiu, Eugenio Maria Giuseppe Giovanni Pacelli e Karol Woytjla, vedo in bella mostra anche i patroni culturali di generazioni di intellettualoidi che per difendere i loro beniamini raggiungono vette di incoerenza e di acriticità imbarazzanti .
    D’altronde molti di questi intellettualoidi devono la loro identità culturale e sociale, e a volte anche cospicui introiti, a questi loro idoli, vivi e defunti, osannati dalla cultura dominante.

    Vi siete mai chiesti che fine farebbero migliaia di professori che nelle Università di tutto il mondo occidentale tengono corsi su Heidegger, se gli studenti dicessero un secco no al pensiero nazista del filosofo tedesco? Se i pazienti, come sta accadendo da anni (leggi qui), abbandonassero completamente gli psicoterapeuti freudiani, ritroveremmo file di psicanalisti griffati Freud in fila per un pasto caldo della Caritas? Se si aprissero gli occhi sulle “lacune intellettuali”, sulle” inadempienze umane” ed anche sulla pericolosità etica di alcuni scrittori glorificati dalla cultura dominante, che fine farebbero gli editori che sfornano libri, i saggisti che inventano per essi improbabili biografie, registi con l’ansia di certificare la bontà di questo o di quell’autore per puro tornaconto personale? Non so cosa succerebbe, certo è che mi sentirei mooooolto più leggera!

     

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    “Gioca con i fanti ma lascia stare i santi” ripete un vecchio proverbio. Ne sa qualcosa Gabriele Muccino: il malcapitato per aver perpetrato il delitto di lesa maestà nei confronti di P.P. Pasolini, affermando che la qualità filmografica dello scrittore era molto scadente è stato virtualmente e pubblicamente impalato  sui social. Sembrava di stare su una pagina face book del M5s all’epoca delle lapidazioni social. «Tutti in fila… uno due, uno due… e chi non la pensa come voi, olio di ricino. Ma per favore – scrive Muccino in un post – popolo di Facebook che insulta prima ancora di leggere e cercare di comprendere quello che io ho veramente scritto (…) Dalla metà degli anni ’70 il cinema italiano è morto a causa di improvvisati registi che non sapevano come comunicare col pubblico. (…) Ho detto che Pasolini era uno scrittore prestato al cinema e che il cinema non era nelle sue corde più alte. Lo penso, lo penserò e avrò ogni sacrosanto dovere di dirlo anche davanti ad una folla di forcaioli che ha intasato questa bacheca di insulti».
    Povero Muccino, non si era reso conto che toccare una sancta sanctorum è pericolosissimo. Non si era reso conto che P.P. Pasolini si è accodato alla cultura che ha dominato un secolo di storia e che ha avuto come protagonisti Sigmund Freud e Martin Heidegger.

    Il comando che da mesi viene propagandato, dai gestori della cultura e dai media in modo quasi invisibile ma continuo e ripetitivo, è “salvate il soldato Pasolini”.

    Ora che persino il giornalista di Rai3 Maurizio Mannoni, ricordando una frase trentennale di Massimo Fagioli, ha detto in diretta – Linea Notte – «Freud è un imbecille» e dopo che, a causa della recente pubblicazione dei Quaderni Neri, a difendere l’ideologo del nazismo sono rimasti quattro gatti spelacchiati, a riproporre, surrettiziamente, una visione della realtà umana animale e originariamente perversa, c’è rimasto solo Pasolini. (Leggi qui)

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    Gli adoratori di Bergoglio invece sembrano inesauribili. Me li trovo dappertutto nonostante la palese incoerenza tra ciò che dice e ciò che accade nel suo regno: Fabrizio Gatti inviato dell’Espresso, ha voluto verificare se tra la propaganda del papa e la sua attuazione ci fosse un riscontro positivo. Si è finto migrante curdo iracheno ed ha chiesto ospitalità a decine di chiese in Italia e in Europa. Inutile dire che i ministri del clero gli hanno sempre e in ogni luogo sbattuto la porta in faccia. A Roma in Santa Maria Maggiore a Gatti travestito da curdo che gli ricordava l’appello del papa, uno dei frati francescani responsabile della sagrestia ha risposto: «Il papa può dire qualsiasi cosa, qua non è possibile… Non esiste».
    Questa è solo una delle tante scollature tra il dire e il fare di cui le televisioni che costruiscono il pensiero della maggior parte delle persone, non parlano mai. Per Bergoglio la vulgata agiografica ha creato una leggenda aurea ed è inutile tentare di far uscire gli adoratori dall’incantesimo … ma li capisco, quell’incantesimo, spesso, è tutto ciò che gli è rimasto.

    12 novembre 2015

    • Bellissimo articolo, condivido in pieno, oggi tutti ragionano in simbiosi, forse per paura di essere isolati dalla massa, o da chi detiene il potere.

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