• «Distinguere oggi fra “ebrei” e “israeliani” non significa affatto essere antisemiti»

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    di Gian Carlo Zanon

    Mentre il numero delle vittime civili in Palestina continua ad aumentare, mentre gli studenti delle università di mezzo mondo che chiedono la fine del genocidio vengono manganellati e tacciati di odiatori del popolo ebraico, la narrazione mediatica si concentra sulla natura di questa rivolta definendo troppo spesso i manifestanti con l’aggettivo antisemita. Ho letto che qualcuno ha scritto che gli studenti sono antisemiti guidati da chi vuole destabilizzare l’Occidente intero… come se Israele rappresentasse l’Occidente intero!

    Antisemitismo è la parola con cui generalmente viene identificata un’avversione e un odio razzista verso il popolo ebreo. Detto in soldoni: come il cattolico è una persona credente che segue la dottrina cattolica, le tradizioni cattoliche eccetera, l’ebreo è una persona credente che segue la dottrina ebraica, le tradizioni ebraiche, eccetera. Ma in uno stato laico la religione non coincide con la nazionalità. Quindi se sono contro uno Stato non significa che sono contro i credenti di quello stato. Se sono contro la Russia governata da Putin non significa che sono contro gli ortodossi. Dovrebbe esser chiaro e invece c’è chi fa finta di non capire.

    In occidente, gli statuti degli stati non sono confessionali, sono laici. Israele, dal luglio del 2018, è divenuto, a causa della “Legge fondamentale”, Stato-Nazione degli ebrei: «Israele, patria del popolo ebraico”; “La realizzazione del diritto di autodeterminazione nazionale in Israele, è unica per il popolo ebraico”; “Gerusalemme unita come capitale”; l’ebraico come lingua ufficiale; “Lo stato guarda allo sviluppo dell’insediamento ebraico come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere la sua realizzazione e consolidamento»

    Detto questo, a rigor di logica – anche se so perfettamente che molti degli abitanti di Israele sono atei – nel momento in cui mi schiero contro lo Stato di Israele, oggi rappresentato da Netanyahu, divento anti ebreo e quindi antisemita. Lo sarei in quanto dal luglio 2018, secondo la Legge fondamentale, il significato di ebreo e di israeliano coincidono. Ovviamente non sono io ad essere razzista ma lo sono coloro che, identificandosi completamente con un nazional-giudaismo israeliano prêt-àporter, di fatto escludono i non ebrei dalla società israelita: i non ebrei in Israele non hanno lo stesso status sociale degli ebrei. È come se dicessimo che i non cattolici non hanno gli stessi diritti dei cattolici… c’è chi lo auspica, lo so.

    Come scrive Sergio Luzzatto nel suo libro Un popolo come gli altri, Theodor Herzl, aveva intitolato il suo libro fondativo Lo Stato degli ebrei e non Lo Stato ebraico perché «uno stato ebraico non può essere ebraico più di quanto possa essere ebraica una sedia o possa essere ebraico un autobus. Perché lo Stato non è altro (o non dovrebbe essere altro) che una cornice, entro la quale devono trovare posto, a medesimo titolo e con identici diritti, tutti i cittadini di quello Stato: indifferentemente ebrei o cristiani, drusi o musulmani.»

    Luzzatto scriveva ciò nel 2019 e come sappiamo la realtà odierna dello Stato di Israele ha superato ogni limite democratico e umano. Infatti continuava così: «Assurda e realistica insieme, è la prospettiva stessa di uno Stato ebraico ad allontanare nel tempo – fino a chissà quando – la trasformazione di Israele in un membro normale della comunità internazionale. E a consegnare  la totalità degli ebrei israeliani, mani e piedi legati, alla dominazione culturale degli ultraortodossi. I quali, da parte loro, si augurano proprio questo: che Israele non diventi mai uno Stato come gli altri, in quanto è lo Stato del Popolo eletto. (…) questo sarebbe – il terreno migliore dove possa tornare a manifestarsi, biblicamente, l’onnipotenza del Dio degli eserciti» Yahweh elòhe Sêbā’ôt, ovvero “l’invincibile signore degli eserciti”.

    Su questa commistione tra nazionalismo e religione ebraica che presuppone un “Popolo eletto” e una “Terra promessa”, si fonda il Sionismo che a sua volta fonda  lo stato di Israele. Sempre Luzzato scrive in questo suo libro «I custodi della Legge hanno sempre sostenuto (e ancora sostengono) che sia stata la Torah a garantire  la conservazione del popolo ebraico: se  non fosse stato per la Torah, dicono, il Popolo eletto si sarebbe sciaguratamente confuso con tutti gli altri. “La verità – ha scritto Amos Oz – è un’altra: non sono stati i precetti a conservare gli ebrei; ma sono stati gli ebrei che hanno deciso di conservare i precetti”»

    Dovrebbe essere chiaro a tutti coloro che hanno approfondito la “questione Palestinese”, che già dai primi anni del secolo scorso i sionisti volevano colonizzare l’intera Palestina. (http://www.igiornielenotti.it/sionismo-ovvero-lutopia-distopica/)

    Erétz Yisra’él, la terra d’Israele «era da difendere, ma anche terra da allargare, per restituire ai figli di David la compiutezza dell’Israele primigenio. Era terra da svuotare di ogni nemico etnico. “Ciascun centimetro del suolo israeliano è destinato unicamente agli ebrei” dichiarò Moshe Dayan da ministro dell’agricoltura, sei anni prima di conquistare i luoghi santi della Cisgiordania da ministro della Difesa, nella guerra dei sei giorni»

    Nel 2005 Luzzatto citando Amos Oz scriveva «Distinguere oggi fra “ebrei” e “israeliani” non significa affatto essere antisemiti. Significa riconoscere che negli insediamenti di Gaza e nelle piazze di Israele si è aperta una battaglia decisiva tra Sinagoga e Stato. La vittoria dei coloni ultraortodossi (se non oggi a Gaza, domani in Cisgiordania  o Gerusalemme Est) sarebbe la vittoria dell’Israele dei rabbini, di un grande Israele integralista e espansionista».

    Sappiamo che per ora hanno vinto i colonialisti ultraortodossi ebrei.

    4 maggio 2024

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