• Alienazione religiosa: la malattia invisibile e i suoi sintomi

      0 commenti

    Dio mente?

    Il paradigma monoteista, ovvero l’idea dell’esistenza di un dio unico, è esattamente speculare al delirio onnipotente che dà alla mente la supremazia assoluta sul pensiero, cosciente ed inconscio, sugli affetti e sul desiderio.

    Il passaggio dal politeismo, in cui ogni moto dell’animo era  rappresentato da una divinità – Eros e Afrodite per il desiderio, Ate è la pulsione che acceca inducendo inconsciamente all’errore, Atena è la dea della ragionevolezza, Peitò è la persuasione, ecc. – al monoteismo, rappresenta l’annullamento della molteplicità dei moti dell’animo che devono  sottostare al dominio assoluto del pensiero cosciente (Nous), al quale viene affidato il compito di governare la totalità della realtà umana materiale (il corpo) e immateriale (il pensiero).

    Pensiero razionale e Dio monoteista sono dunque la stessa  cosa:

    «In principio (en arché) era il pensiero verbale (lógos), /il pensiero verbale era presso la mente/dio e il pensiero verbale era la mente/dio. /il pensiero verbale era in principio presso la mente/dio :/  tutto è stato fatto per mezzo del pensiero verbale,/ e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.»

    Quindi dalla mente – che è pensiero – nasce il pensiero. Pensiero che capace di creare “tutto ciò che esiste”. Ecco il motivo per cui ragione platonica e divinità del libro, coincidono in un unico essere monolitico.

     –

    Infatti Benedetto XVI, nella sua lectio magistralis tenutasi a Ratisbona nel settembre 2006, ha affermato «In principio era il logos, e il logos, che significa insieme ragione e parola, è Dio.»

    Assumendo la teologia cristiana, essendo la ragione/anima pura emanazione di Dio, tutto deve essere in subordine ad essa: ogni moto dell’animo che produce un comportamento deve rispondere a Dio. Ogni comportamento e ogni pensiero che escano dall’alveo della legge divina, sono peccati contro Dio che è mente, che è ragione, che è pensiero.

    “DIO È MIO E ME LO GESTISCO IO”.

    «(…) vale a dire che io posso, nel mio pensiero, nella mia facoltà rappresentativa o immaginativa evocare e sopprimere, far nascere e perire, a mio arbitrio, tutte le cose, e quindi anche il mondo. Il dio che ha creato il mondo dal nulla, e lo ripiomba nel nulla, qualora lo voglia, non è altro che l’essenza dell’umana facoltà di astrazione e immaginazione, per cui posso rappresentarmi il mondo come esistente o come inesistente, a piacere, posso porre e togliere il suo essere.»

    Ludwig Feuerbach, L’essenza della religione

    … mai come in questi giorni mi sono tornate alle mente due parole che, magicamente, messe insieme svelano una dinamica psichica endemica. Parlo, ça va sans dire, dell’alienazione religiosa che si riflette in ogni comportamento. La disputa su cosa abbia detto un personaggio letterario chiamato Gesù, e su quali siano le cose più importanti che avrebbe detto, questa volta è impersonata da un leader politico al governo e da alcuni clerici della Chiesa cattolica. Entrambi le fazioni si ergono a veri rappresentanti della divinità cristiana e ne agitano gli emblemi.

    Ognuno di loro, così appare, ha la propria idea sul cristianesimo, che dovrebbe essere ben incardinato nel catechismo, ognuno di loro si dichiara cristiano. E questa è l’ennesima dimostrazione scientifica dell’esistenza di quella alterazione del pensiero chiamata alienazione religiosa a causa della quale ogni persona affetta da questo problema, il proprio dio se lo costruisce a propria immagine e somiglianza: era un signore degli eserciti per Davide il mercenario signore della guerra; è un dio che aiuta a vincere le battaglie per Costantino I, come lo sono i santi patroni e la Maria immacolata evocati in Piazza Duomo dal politico che brandisce il rosario come una clava: infine – per alcuni clerici che si sono sentiti defraudati  di ciò che ritengono appartenga a loro per diritto sacerdotale e sciamanico, è un dio che come il buon  Samaritano aiuta chi è stato ferito e derubato dai briganti libici pagati con le nostre tasse per impedire che queste persone si salvino dai cavalieri dell’apocalisse:  morte, fame, miseria, guerra. Assumendo la loro onestà di intenti, non si può fare a meno di pensare che il pantheon cristiano del politico di rosario munito sia  sempre schiumante di odio e di rabbia e che la divinità di questi clerici – offesi non per quello che ha detto LUI ma per essere stati defraudati del loro business che prevede una “seria professionalità” – è “uno che solidarizza” con “gli ultimi”.

    Per entrambi: “dio, il figliolo, spirito santo, la madre e tutti santi del purgatorio, del cristianesimo “sono miei e me li gestisco io”.

    «Sbirciando tra le grinze della Storia delle religioni, se si ha pazienza e perseveranza, e un po’ di intuito, si  possono intravedere spirali e squame del serpente chiamato “alienazione religiosa” che invisibilmente avvolge la mente nelle sue spire paralizzandola. Serpente pericolosissimo perché è protetto dalla “pulsione di annullamento” che, essendo non cosciente, è “invisibile”.

    La pulsione di annullamento è l’unico vero “grande mentitore” esistente.»

    Paragrafo estratto dalla premessa al  libro Alienazione religiosa – i buchi neri dell’Essere e il vortice del Nulla”, di Gian Carlo Zanon.

    Editato e curato dall’Ass. Culturale presentARTsì.

    Scrivi un commento