• Navigare sulla superficie della “società liquida”. Identità di appartenenza monolitiche e identità private in divenire

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    di Giulia De Baudi

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    Sarà un caso … sarà un caso ma da ieri sera non sento che parlare di alimentazione: hanno parlato di problemi e di soluzioni nel campo dell’alimentazione dalle 21 alle 23 ieri sera a Rai3; da questa mattina nelle bacheche dei social non si parla d’altro che della Proposta di Legge (depositata l’11 luglio 2016) della Deputata di Forza Italia Elvira Savino, che vuole mettere in galera i pochi genitori vegani “che privano” e non i molti genitori onnivori “che ingozzano”; oggi accendo la radio e su Rai-Radio3 si parla di tribù vegetariane e delle loro frange estremiste vegane.

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    Proprio così: stavo in macchina sull’autostrada e non ho potuto prendere appunti ma vi assicuro che a Fahrenheit c’era un tizio il quale affermava cose sui vegani che voi umani mai immaginereste. Di queste storie è un pezzo che ne sento parlare e devo confessare che – anche per colpa di qualche intransigente fondamentalista di troppo – anch’io vedevo nel fenomeno del “veganismo” qualcosa di mooooolto ideologico. E in parte lo è. Ma è anche un importante stile di vita in cui si parla di alimentazione responsabile.

    In parte lo è ideologico perché alcune persone lo vivono come una ideologia, come un credo. Ma anche vero che questo movimento parte da presupposti etici ed ecologici più che condivisibili. Qualcuno dirà: anche la Rivoluzione francese parte da esigenze condivisibili e poi finisce nel Regime del Terrore di Robespierre! Anche la rivoluzione dei soviet d’Ottobre parte da presupposti condivisibili e poi finisce nella morte libertaria e nei Gulag! Si è vero ma …vedremo nooo?

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    Navigare sulla superficie della “società liquida”

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    E così mi sono messa a cercare di capire come funzionano le ideologie e, ascolta da una parte, vedi da un’altra e leggi da un’altra ancora, per la prima volta ho capito, oppure ho creduto di capire, il significato di “società liquida”. Aveva ragione il sociologo Z. Bauman a definire questo periodo storico in quel modo. Con la crisi dell’ideologia marxista e il suo accantonamento la grande spinta verso “il sol dell’avvenire”, che avrebbe dovuto irradiare i popoli della terra, si è afflosciata. Il vento rosso che per anni spirava dall’Est e dall’Isola caraibica si è spento lasciando milioni di comunisti romantici nella bonaccia mortale del “non senso”.

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    Si salva ancora il volo dell’utopia di sinistra con i suoi caposaldi, libertà-uguaglianza, che però fatica a trovare un luogo in cui fare un nido solido che la metta al riparo sia dagli uccelli predatori della destra sia dai cuculi furbastri della pseudo-sinistra pronti a mettere in quel nido uova false scalzando quelle vere che contengono una possibilità di riscatto.

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    È finita, così spero, anche la credenza della provvidenziale santa “mano invisibile” liberista, “equilibratrice dell’economia mondiale”, a cui molti si erano aggrappati con fede per tornaconti personali o per sfuggire alla realtà dell’ultima crisi economica che sembra senza fondo.

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    Rimasti senza padri e maestri ideologici, agli orfani non è rimasto altro che la ricerca forsennata di piccole enclavi identitarie di appartenenza a cui attaccarsi come cozze allo scoglio per non essere trascinati via dalla corrente della storia. Non avendo in sé un punto di riferimento identitario valido, e per non  annegare in questo “liquido sociale”, i più hanno scelto approdi identitari di appartenenza minimalisti su qui costruire la propria capannuccia accanto ai compagni di sventura che, come il naufrago appena giunto, sperano di aver trovato un posto al sole che li illumina d’immenso.

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    Come in una “primavera ideologica” è tutto un nascere di movimenti con nomi patetici in cui riconoscersi. Poi, per non farci mancare proprio nulla, c’è il fenomeno della radicalizzazione ideologica e religiosa che erge confini arbitrari tra “noi che siamo nel giusto e voi che siete nel torto”. La voglia di appartenenza impera … è  tutto un “mi identifico con … ergo sum”.

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    Nascono anche chiese e chiesette che si fanno guerra fra loro ma che sono pronte a coalizzarsi in un nano secondo contro i figli di un dio minore o contro chi di un essere inesistente non gliene può fregare di meno.

    Da queste escrescenze plastiche mutanti che cambiano forma a secondo di chi ci si incolla, chi è dentro è dentro e chi è fuori è perduto. Ovviamente vige sempre l’antico motto “extra Ecclesiam nulla salus”. Al di fuori della chiesa – o del gruppo di appartenenza – non v’è salvezza.

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    In queste molteplici e multiformi enclavi identitarie, dai confini tanto sicuri quanto evanescenti, dubbio e epoché (sospensione/astensione del giudizio) sono banditi. Ma la coerenza non è di questo mondo e quindi vediamo questi devoti ad un sistema di pensiero dire una cosa e comportarsi all’opposto, oppure portare alle estreme conseguenze il proprio credo perché l’ideologia è la colonna portante della loro identità e senza quella sono perduti e si perdono divenendo solo gocce della società liquida che tutto trascina insensatamente.

    Fuori da una identità di appartenenza temono di dissolversi, di svanire, come sogna di svanire, liquefacendosi nella nebbia, Jean-Baptiste Grenouille il protagonista del romanzo Il profumo di P. Süskind, il quale, non possedendo alcun odore identitario, uccide per impadronirsi del profumo corporeo della vittima.

    “Hanno paura dell’acqua che scorre” diceva il poeta turco Nazim Hikmet e molti preferiscono congelare le proprie “certezze” monolitiche in un blocco di ghiaccio, annullando tutto ciò che sta al di là dai recinti  eretti da se stessi per il terrore di essere trascinati dal fiume del divenire della storia del pensiero.

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    C’è chi, invece, sceglie di navigare sulle superfici di questa società liquida con “l’orecchio all’erta et il cuore in soprassalto” evitando pericolosi mulinelli ideologici e, di tanto in tanto, buttando l’ancora nei porti che attirano la mai sazia voglia di socialità e di rapporti interumani. È un obbligo umano a cui non si scappa, perché se è vero che gli esseri umani hanno il potere di annullare ciò che perturba il loro “equilibrio psichico” incastonato in identità di appartenenza, chiudendo occhi e turandosi le orecchie, è anche vero che non possono sottrarsi al proprio umano sentire, alle proprie sensazioni. Così come non possono chiudere la porta incustodita dei sogni.

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    4 aprile 2017

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