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12 Giugno 2024 10:13
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–di GianCarlo Zanon
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Una prima immagine sopraggiunge per rappresentare un pensiero incerto che tenta definire il sentimento della pausa: las canteras de Iguazù.
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Lì l’acqua rimane sospesa, per un tempo che appare infinito, nello spazio che la separa dall’incontro con la natura sottostante. Poi viene la memoria del fragore continuo e avvolgente che permea l’atmosfera della foresta pluviale. L’eco dell’acqua che salta dalle scalinate di basalto, formando centinaia di cateratte cantanti, si ode a chilometri di distanza. Man mano che ci si avvicina i rumori del mondo spariscono. Giunti a poche decine di metri rimane solo il suono della pausa dell’acqua che cade, cade, cade, per divenire altro. «A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre nuove» scriveva Eraclito e «Noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, (nel divenire) noi stessi siamo e non siamo». «Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento si disperde e si raccoglie, viene e va.»
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Potrà sembrare un paradosso ma la pausa sostanzialmente è movimento in divenire. È movimento invisibile tra due stati visibili, tra due modi di essere: ciò che c’è prima e ciò che sarà; ciò che prima era e ciò che non sarà più. Quasi fosse uno di quei riti di passaggio narrati dagli antropologi in cui vengono sottolineate le tappe del divenire dell’identità umana. Una pausa tra due modi di essere in cui avviene lo scorrere dell’esistenza; una pausa per raggiungere una condizione nuova e separarsi da uno stato mentale che non coincide più con la propria realtà fisica. Una tregua necessaria per lasciare alle spalle il passato conosciuto e vivere un presente sconosciuto. Un tempo sospeso tra un prima e un dopo … una sosta necessaria.
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E non è un caso che il secondo pensiero vada alle magiche pause del tango. Parlo di quelle pause create dai musicisti per dar modo ai due perduti nello spazio della milonga di ristabilire un nuovo equilibrio da sconvolgere nella sfida mortale in cui il corpo femminile solo apparentemente segue le indicazioni del maschio della specie …
dicembre 2015
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Loretta Emiri
13 Giugno 2024 @ 10:23
Testo fantastico, anzi riflessione fantastica.
Dalla Redazione
13 Giugno 2024 @ 17:13
Grazie Loretta…
Gian Carlo Zanon