• II crimine di pedofilia e i suoi alibi culturali… note a margine della condanna assegnata al “mostro” di Lonato del Garda

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    Pochi giorni fa Carmelo Cipriano, il maestro di karate bresciano arrestato nei mesi scorsi per aver avuto rapporti sessuali con alcune allieve minorenni,  è stato condannato a nove anni e sei mesi. Nelle parole del condannato e dell’accusatore – il pm Ambrogio Cassiani – si possono individuare tracce evidenti  delle teorie freudiane di cui, purtroppo, è pervasa la nostra cultura.

     

    di Gian Carlo Zanon

     

    Castiglione delle Stiviere 30 marzo 2018Leggo sulla Gazzetta di Mantova della condanna del Cipriano, e in cuor mio non posso che gioire per l’esito del processo. Subito dopo però alcune frasi mi riportano allo stato precedente: il condannato durante il processo ha affermato che quelle violenze su ragazze minorenni, ripetute per anni all’interno della sua palestra «avvenivano nell’ambito di relazioni consensuali». Leggo inoltre che il p.m. A. Cassiani, nella richiesta di arresto dello scorso ottobre, aveva scritto: «La sua condotta denota una totale assenza di freni inibitori e un totale sprezzo delle regole di civile convivenza e di mancanza di rispetto per la vita altrui, dimostrando infine di essere avvezzo all’uso della violenza e della prepotenza e di farvi ricorso con assoluta disinvoltura».

    Entrambe le affermazioni sono emblematiche perché sottoscrivono visioni distorte della realtà umana ben presenti nella nostra cultura, perché queste considerazioni  sono state reiterate, ricodificandole,  dal cosiddetto scopritore dell’inconscio e dai suoi solerti epigoni.

    Carmelo Cipriani affermando – con la chiara intenzionalità di mitigare il suo crimine – che i rapporti con le minorenni, tra i quali  quello con una dodicenne, erano « consensuali», applica la teoria freudiana secondo la quale il bambino, definito dal viennese un “polimorfo perverso”, spesso fantasticava la violenza o la manipolazione subita, e spessissimo era egli stesso a sedurre il proprio violentatore.

    Questa mostruosità teorica –  che ricodifica il concetto giudaico-cristiano di peccato originario presente sin dalla nascita nei minori-  in modo surrettizio pervade la nostra cultura occidentale tant’è che venne ripresa ed ampliata, in tempi recenti, da famosi “maîtres à penser”: in un supplemento di Queer (inserito nel giornale Liberazione, di domenica 16 ottobre 2005)  in un articolo di Renzo Paris, vi era una citazione di Pasolini: «Non c’è disegno di carnefice che non sia suggerito dallo sguardo della vittima». Il “poeta dei ragazzi di vita” aveva imparato bene la lezione di Freud. Anche per Pasolini la maggior parte degli stupri raccontati dai bambini non erano altro che perverse fantasticherie e comunque erano loro stessi a suscitare con i loro sguardi perversioni pedofile negli adulti assolutamente “normali”.

    Ma Pasolini, noto per la sua “passione” per i minorenni – che lo portò all’espulsione dall’insegnamento e dal Pci, si trova in buona compagnia: nel 1977  Alcuni famosi intellettuali francesi firmarono un manifesto dove – in nome della “liberazione sessuale” – esigevano la depenalizzazione dei rapporti con minori, bambini compresi. I firmatari più famosi furono, i Sartre, Simone de Beauvoir, Michel Foucault, Louis Aragon, Roland Barthes, Félix Guattari ecc. ecc.

    Tra i politici difensori del “diritto” dei bambini e dei minori alla “libera sessualità” con gli adulti troviamo Jack Lang, noto soprattutto per essere stato per dieci anni ministro della Cultura francese, Frederic Mitterrand – anch’egli ministro della Cultura e della Comunicazione francese – che nel suo libro autobiografico La Mauvaise Vie, narrava dei suoi rapporti pedofili, facendo un’apologia del turismo sessuale e affermando che quegli atti su minori «sono relazioni sbagliate ma non crimini.»

    Tra gli italiani spicca Nichi Vendola, ora tra le fila di LeU,  ed ex Governatore della Regione Puglia, il quale in un’intervista di Stefano Malatesta apparsa sul quotidiano La Repubblica il 19 maggio 1985 affermava senza ombra di dubbio: «Non è facile affrontare un tema come quello della pedofilia ad esempio, cioè del diritto dei bambini ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro, o con gli adulti … ».

     

    I freni inibitori” e le “regole di civile convivenza”

    Anche il p.m. A. Cassiani, forse senza rendersene conto, che nella richiesta di arresto parlò di «freni inibitori” senza i quali saltano le  “regole di civile convivenza”, si appella alla teoria freudiana secondo la quale i freni inibitori, sarebbero le leggi morali, assimilate dalla cultura di appartenenza, le quali avrebbero il compito di frenare l’istinto di distruzione presente, secondo l’imbecille viennese, in ogni essere umano.

    Secondo Freud quindi i freni inibitori, che sono una specie di freno a mano, regolano i pensieri che sfuggono alla ragione, e quindi che si manifestano tramite azioni involontarie. Cosa vuol dire tutto ciò? Vuol dire che un impulso come quello di violentare una minorenne, presente, secondo questo delirio, in ogni essere umano ma “falsamente eliminato” dalla mente, ad un certo momento, di fronte alla “seduzione della vittima”, si manifesta con la stessa potenza di qualche giorno, mese, anno prima quando ancora non era stato “rimosso”.

    Penso a tutto ciò e mi è ancor più chiaro che per questa cultura, che ha colonizzato il pensiero sulla realtà umana, l’essere umano adulto è un essere vivente sostanzialmente scisso tra la sua vera realtà ferina, perversa, animale, diabolica, ecc. ecc., e le regole “regole di civile convivenza” apprese culturalmente e che hanno, non si sa come, creato questi famosi freni inibitori capaci di contenere in una specie di camicia di forza caratteriale, l’animale che dimora in tutte gli esseri umani che all’inizio della loro vita sono esseri “polimorfi perversi”. SIC

    Ho pensato e poi scritto queste note a margine della condanna assegnata al “mostro” di Lonato del Garda, per rendere evidente il perpetuarsi del sistema teo-filosofico occidentale che permea la nostra cultura. Questo paradigma antropologico assegna, dogmaticamente, religiosamente e ideologicamente al genere umano una natura originariamente perversa. Partendo da questo assunto – trascodificato a secondo che si parli o di anima, o di psiche, oppure di gene – filosofi, religiosi, psicologi ecc. si rivolgono al genere umano con un “difetto di pensiero” che aprioristicamente distorce la realtà umana.

    In realtà non esiste nessuna stirpe di Caino che necessita di “freni inibitori” acquisiti culturalmente atti a frenare una “normale” sessualità compulsiva incongrua per le “regole di civile convivenza”; non esiste nessun “bambino polimorfo perverso” che seduce gli adulti; non esiste nessun gene che spinge gli esseri umani a crimini efferati come quelli compiuti dai pedofili.

    Esistono persone gravemente malate e quindi violente, e la causa della loro malattia è da ricercare nel loro rapporti malati avuti dal momento della nascita in poi. Molti pedofili – e la catena pedofilia ecclesiastica che si perpetua nei seminari tra educatore e educato ne è la prova evidente, (leggi qui) – sono persone che a loro volta sono state abusate.

    Come ho scritto varie volte* i “maîtres à penser” occidentali hanno fondato e perpetuato un sistema teo-filosofico in cui il bambino, la donna e il diverso da sé, non aderendo al modello “uomo adulto e bianco”  sono, come scrisse Aristotele, “un’anomalia della specie”.

    Furono e sono questi fondatori del pensiero occidentale che generarono questi “nessi strani” di tale portata, riuscendo a richiamare su di loro l’attenzione di una speculazione filosofica che rinnegò la ricerca sulla realtà umana e tutti gli stimoli culturali fondamentali dei filosofi naturalisti e atomisti greci, che non furono certamente i  responsabili di tali aberrazioni.

     

    30 marzo 2018

    Gli approfondimenti e la documentazione di quanto qui appena accennato., lo potete trovare in un mio piccolo saggio  (M – Il Mostro è nascosto nella cultura) che potete trovare cliccando su questo link

    http://www.igiornielenotti.it/pedofilia-m-il-mostro-e-nascosto-nella-cultura/

     

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