• Cuba: eroi, idoli, icone …

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    Se avessimo pensato che solo tra i banchi del nostro Parlamento si potessero consumare “atti osceni in luogo pubblico”, ci saremmo sbagliati. Leggete questo articolo della boguera cubana Yoani Sánchez …

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    Culto della personalità nel Parlamento

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    Yoani Sánchez, La Habana | 15/07/2015

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    Il culto della personalità ha mille modi per mostrarsi. Da un volto che incombe da ogni murales scolastico sino alle adulazioni utilizzate dai giornalisti ufficiali quando parlano di alcuni funzionari. Sembrava che i tempi dei grandi eccessi di venerazione verso un’immagine fossero ormai tramontati, nella misura in cui il ricordo di Fidel Castro illanguidiva per il suo ritiro obbligato. Tuttavia, questa nefasta pratica qui continua, con le sue ridicole esagerazioni.
    Martedì scorso, l’intera Assemblea Nazionale del Potere Popolare si occupò della presentazione del libro Raul Castro, un uomo in Rivoluzione, (titolo palesemente copiato da Albert Camus L’homme révolté N.d.T.) scritto da russo Nikolai Leonov. Una sessione speciale del Parlamento ha avuto l’unico scopo di assistere al lancio pubblicitario di questo volume – pubblicato dalla casa editrice Capitan San Luis – che ha al suo interno oltre 80 foto di Raul Castro, alcune delle quali inedite.

     

    Per pudore, o perché egli quel giorno doveva dirigere l’XI Plenum del Comitato Centrale del Partito, Raul Castro non ha assistito alla presentazione, ma questo non elimina certamente il clamoroso gesto di devozione. A Ciò si somma l’uso di parlamentari per scopi non inclusi tra le loro funzioni. Quanto costò questa giornata nella quale i deputati hanno dovuto trasferirsi nel Palazzo delle Convenzioni? Con tanti problemi che affliggono il paese, problemi che affliggono milioni di persone, era lecito sprecare un giorno dell’ “organo ufficiale del potere statale”, per cantare le lodi di un solo uomo?

    In situazioni come quella di ieri si è comprova che il nefasto culto della personalità continua a rimanere intatto in mezzo a noi, fomentato da coloro che idolatrano pochi individui che si gonfiano di vanità con le adulazioni.

     

    Traduzione di Gian Carlo Zanon

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    Culto a la personalidad en el Parlamento

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    Yoani Sánchez, La Habana | 15/07/2015

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    El culto a la personalidad tiene una y mil formas de mostrarse. Desde un rostro que asoma en todos los murales escolares hasta la adulonería con la que los periodistas oficiales se refieren a ciertos funcionarios. Parecía, sin embargo, que los tiempos de mayores excesos de veneración hacia una figura habían quedado atrás, en la medida en que el recuerdo de Fidel Castro languidecía por su obligado retiro. Sin embargo, la tan nefasta práctica sigue aquí, con sus exageraciones y sus ridículos.

    Este martes, toda la Asamblea Nacional del Poder Popular se dedicó a la presentación del libro Raúl Castro: un hombre en Revolución, escrito por el ruso Nikolái Leónov. Una sesión especial del Parlamento tuvo como único objetivo asistir al lanzamiento de este volumen, publicado por la editora Capitán San Luis y que incluye más de 80 fotos del biografiado, algunas de ellas inéditas.

    Por pudor, o por tener que dirigir el XI Pleno del Comité Central del Partido, Raúl Castro no asistió a la presentación, pero eso no le resta al gesto carácter de devoción. Se le suma la utilización de los parlamentarios en fines que no se incluyen entre sus funciones. ¿Cuánto costó esa jornada en la que los diputados tuvieron que trasladarse hacia el Palacio de las Convenciones? Con tantos problemas que tiene el país, que afectan a millones de personas, ¿cómo pudo despilfarrarse un día en el “órgano oficial del poder del Estado” para cantarle loas a un solo hombre?

    En situaciones como las de ayer se comprueba que el nefasto culto a la personalidad sigue intacto entre nosotros, fomentado por quienes idolatran a unos pocos y por aquellos que se hinchan de vanidad con los halagos.

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    • Dopo aver letto vari articoli su Cuba pubblicati in questo blog, oggi mi ritrovo a leggere questo proprio nel giorno del compleanno di Fidel, che era nato il 13/8/1926. E chissà perché mi è venuta voglia di fargli un piccolo “omaggio”, sarà forse per riscattare un nascosto senso di colpa per non averglielo mai riservato in tutti i suoi anni di potere.
      In questo articolo si fa riferimento al culto della personalità risalendo a quando Fidel era al potere, e proprio su questo argomento voglio aggiungere una cosa che in molti sapranno già, ma tanti altri penso proprio di no.
      È vero che a Cuba si percepiva un sacro rispetto verso di lui, ma questo era più praticato dai mezzi d’informazione e dalle organizzazioni ufficiali, che fossero di partito o di base, le quali immancabilmente ossequiavano le iniziative, i discorsi o le decisioni che Fidel prendeva. Logicamente la gente veniva condizionata da questo e la maggioranza della popolazione non metteva pubblicamente in discussione la sua figura. Non si deve però dimenticare la sua forte personalità e il suo indiscusso carisma, cose che hanno influito a far credere che fosse proprio lui ad alimentare il culto della personalità nei suoi confronti, anche se, una volta dato le sue dimissioni da qualsiasi carica politica, senza nessun problema Fidel si presentava pubblicamente vestito con una semplice tuta da ginnastica, mostrando tutta la sua fragilità dovuta alla malattia e alla vecchiaia, dichiarando che questo era l’inevitabile percorso della vita.
      Attualmente in giro per l’isola si vedono solo dei murales con il suo volto o il suo nome e foto negli uffici pubblici, ma forse se ne vedono più del Che che di Fidel. Per uno che è stato il Lider della Rivoluzione, 50 anni il Presidente di quel paese e fondatore dello Stato socialista della Repubblica cubana non penso che sia molto.
      Arrivo al punto del mio piccolo “omaggio” a Fidel nel giorno del suo compleanno, riconoscendogli in questo caso una esemplare coerenza.
      Riporto un estratto di un intervista di 15 anni fa fatta a Castro, dove il giornalista Ignacio Ramonet (per molti anni Direttore di “Le Monde Diplomatique”) gli chiese se fosse infastidito dal culto della sua personalità, e Fidel gli rispose così:
      “,,,,Per natura, sono ostile a tutto ciò che può sembrare un culto della persona e puoi confermare, come ti ho già detto, che in questo paese non esiste una sola scuola, fabbrica, ospedale o edificio che porta il mio nome. Non ci sono né statue, né praticamente ritratti di me. Non facciamo ritratti ufficiali qui. È possibile che, in alcuni uffici, qualcuno abbia messo una mia foto, ma è un’iniziativa personale e in nessun caso quella foto è un ritratto ufficiale. Ho molti conflitti con la mia gente perché non mi piace il culto della personalità. Fortunatamente, la gente mi chiama Fidel e io sono il primo a stimolare lo spirito critico ….. e ho combattuto intransigentemente ogni manifestazione del culto della personalità o della divinità.”
      In molti diranno “…si, va bene, un conto sono le parole e un altro i fatti”, questo perché confondono la sua autorevolezza e anche il suo autoritarismo, con il voler promuovere il culto della personalità.
      La dimostrazione che alle parole sono seguiti i fatti sta che fino alla sua morte Fidel non ha cambiato idea da quelle dichiarazioni, tanto è che ha voluto che queste sue volontà venissero rispettate. Per questo l’Assemblea nazionale cubana (Parlamento) un mese dopo la sua morte ha approvato addirittura una legge in cui il testo indica che “…L’uso del nome di Fidel Castro è espressamente vietato per nominare istituzioni, piazze, parchi, viali, strade e altri luoghi pubblici, nonché qualsiasi tipo di decorazione, riconoscimento o titolo onorario. L’uso della sua figura è anche proibito per erigere monumenti, busti, statue, carte commemorative e altre forme simili di tributo in luoghi pubblici”.
      Fidel non è seppellito a La Habana ma le sue ceneri si trovano nel cimitero di Santiago de Cuba. Essendo ateo ha deciso di farsi cremare e la sua urna è stata messa in una nicchia scavata in una grande ma anonima pietra bianca, con su una piccola targa dove ha voluto inciso solo ed esclusivamente il suo nome “Fidel”.

      Aureliano

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