• Cronache ai tempi del corona virus: «Né vittime né carnefici»… vedere per opporsi alla pandemia mentale

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    di Gian Carlo Zanon

    «L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.»

    Italo Calvino, Le città invisibili

    Pensieri e idee che nascono all’alba sono i figli più belli di Sonno e Aurora, e, anche se Gea, la matrigna terra, non lascia indenni, a volte salvano il loro incanto e diventano pensieri che ognuno può cogliere.

    C’è una cosa che so sin da piccolo: le persone si dividono – grossolanamente e con tutte  le infinite sfumature del caso – in “uomini e caporali”, carnefici e vittime, profittatori e sfruttati, violenti e non violenti, schizoidi e depressi. Pochi riescono a salvarsi da questa “normalità”. Questa coppia dicotomica non solo è ben presente nel tessuto sociale a tutti livelli – dalla famiglia, al mondo del lavoro – ma viene teorizzata dai maître à penser come natura umana e come forma auspicabile per il buon funzionamento sociale. Schizoidi e depressi – che oggi vengono definiti con termini tipo “individuo Alfa” e individuo beta,  WASP (White-Anglo-Saxon-Protestants) e colored,  vincente e sfigato – formano quindi un tessuto sociale e la maggioranza delle persone  vive questa dicotomia come un destino invincibile. Inutile dire che questo modalità delirante di pensare i rapporti interumani è talmente pervasiva da essere invisibile e, entro certi livelli, asintomatica. Inutile dire che la prima categoria, quella dei carnefici, domina la seconda per il semplice motivo che il depresso vive come se tutte le tragedie del mondo fossero causate da lui stesso con il  conseguente senso di colpa.

    Senso di colpa accresciuto e avvalorato dallo schizoide: “la causa della pandemia non dipende  da me che riempio ospedali, ospizi per anziani, stadi, fabbriche di persone aumentando a dismisura la carica virale, ma tua che vai a far passeggiare il tuo stupido cane!”. Lobby, Confindustria, Corporation, Banche ovviamente ringraziano gli individui Alfa che riescono ad irretire l’individuo Beta.

    La caratteristica peculiare – con un po’ di attenzione la si può cogliere abbastanza facilmente – che caratterizza il carnefice, è quella di cavalcare ogni tipo di  problematica sociale, anche la più tragica. E così anche la pandemia del Covid-19 che stiamo vivendo viene usata dallo schizoide a proprio uso e consumo fregandosene profondamente di ogni effetto causato dai suoi comportamenti. Comunque vada egli sa che la maggioranza dei depressi hanno bisogno che gli schizoidi decifrino per loro una realtà alla quale non riescono ad accedere: il depresso è incapace di interpretare la realtà per quella che è e chiede allo schizoide di spiegargliela. È su questo vulnus, apparentemente inguaribile, che si basa il potere del violento sul non violento.

    E il violento lo sa perché è sempre riuscito a provocare le catastrofi mentali: capovolgere la realtà, confondere, disorientare, distrarre la vittima con il suo eloquio costruito su numeri e sicumera, su arroganza e utilitarismo, su ragione di Stato e leggi draconiche, sulla mistificazione e sulla disumanità travestita  da ragionevolezza.

    Ora individuate voi il carnefice e contrapponetevi se non volete essere “né vittime né carnefici”.        

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