• Alimentazione etica: la filiera del pensiero

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    di Gian Carlo Zanon

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    «Attorno al cibo si gioca una partita decisiva per salvare il pianeta, ma noi occidentali sembriamo non rendercene conto, intenti come siamo a desiderare e servire sulle nostre tavole, in ogni stagione, uva e pomodorini pagati a caro prezzo. Importare un chilo di asparagi dal Perù o un chilo di ciliegie dall’Argentina che viaggiano in aereo per arrivare nel nostro piatto, significa lasciare nell’atmosfera 6 chili e mezzo di anidride carbonica emessa dai carburanti fossili. Paghiamo circa 8 euro al chilo le carote grattugiate contenute in una vaschetta di plastica, mentre a chi le produce costano solo 7 centesimi – scrive Riccardi -. A questo prezzo esorbitante si deve aggiungere anche il pedaggio che si paga alla natura con il massiccio uso della chimica, con l’inquinamento di aria, terra, acqua. Tutto questo per avere prodotti sempre sulle nostre tavole, ma anche sempre più cari, più scadenti dal punto di vista nutritivo e del sapore… A mio padre devo il senso del cibo e delle cotture, a saper trarne godimento, ma anche benessere perché l’alimentazione deve essere nutrimento e salute».

    Piero Riccardi, inviato storico di Report

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    Ci si sveglia presto al mattino “svegliandosi da sogni agiatati”, chiedendosi perché, a differenza di altri settori come l’abbigliamento, il problema dell’alimentazione etica non viene affrontato con il rigore dovutogli.

    Da anni ormai, giustamente, molte persone non comprano più pellicce e non entrano più nei negozi che espongono marchi intravisti tra le macerie del Rana Plaza di Dacca in Bangladesh in cui perirono 381 persone molte delle quali erano operaie tessili poverissime e sfruttate .

    Lo stesso non accade nel settore dell’alimentazione. E questo nonostante coraggiosi reportage come quello di Milena Gabanelli sugli allevamenti di animali da carne che hanno segnato la fine della sua conduzione di Report, e come il film/documentario Cowspiracy .

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    L’industria alimentare non gradisce e informa gli informatori mediatici di non informare. Ma non ce n’è neppure bisogno: i mind grabbing (gli accaparratori di menti mediatici) sanno benissimo che per non perdere le loro posizioni privilegiate, conquistate a suon di disinformazione mediatica, debbono spostare l’attenzione degli ex cittadini, divenuti ormai solo spettatori puri e passivi, nei luoghi del non pensiero. E allora giù di papa Francesco in tutte le salse e a tutte le ore; e allora giù di confusione politica acritica. Una volta si diceva “dividi e impera” ora si dice “confondi e guadagna”.

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    Se è vero che  l’informazione mediatica “istituzionale” ha raggiunto livelli critici al punto tale che i cittadini non votano più seguendo i suggerimenti della casta giornalistica, è anche vero che rimangono degli zoccoli duri difficili da superare. Se è vero che un politico stile Renzi lo smascheri al primo ammiccamento gigionesco, è anche vero che questo non vale per i “consigli alimentari” che vengono serviti in salsa surrettizia dai maestri della persuasione occulta.

    Prendiamo la pubblicità di una famosa carne in scatola dove un valoroso cowboy si dà da fare per difendere dai cattivi la qualità del prodotto. Prendiamone un’altra di carne in scatola dove testimonials appena usciti da imbarazzanti  cinepanettonenatalizi si fanno sgraffignare quella delizia dagli amici allupati da tanta fragranza inscatolata da decenni.  Ma vi pare che qualcuno potrebbe mai incolpare questi guillari da Mulino bianco di aver avvallato l’inquinamento atmosferico e il land grabbing? Ma vi pare che qualcuno potrebbe aver dubbi sull’eroicità  del CapitanFindus incolpandolo di voler trasformare i mari azzurri in pozzanghere maleodoranti e ecologicamente insostenibili?

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    L’unico elemento che può salvare l’umanità intera dalla corsa verso la distruzione totale del pianeta terra è la “filiera del pensiero”. Vale a dire un pensiero consequenziale che parta da presupposti assolutamente veri e verificabili magari facendo un semplice ragionamento a ritroso: Da dove viene questo cadavere di animale che ho nel piatto? Come è stato ucciso? Come è stato allevato? Quanta acqua ha consumato? Quanti ettari di foresta sono stati distrutti per il suo foraggio? Quanti antibiotici e quanti mangimi nocivi per l’essere umano ha ingurgitato? Ciò che sto mettendo in bocca è sostenibile dal punto di vista ecologico? Come è stato confezionato? Come è stato trasportato? Quanta energia è servita per il suo trasporto?

    Questa filiera di pensiero va adattata ovviamente anche per le altre vie che passano attraverso l’allevamento intensivo come i prodotti caseari, i prodotti estratti dagli animali come le piume d’oca e il cuoio delle cinture.

    Questa filiera di pensiero non deve ovviamente far tabula rasa di uno stato delle cose annullando un modo di vivere radicato e condiviso e una cultura introiettata sin dai primi mesi di vita. Ma allo stesso tempo chi sa, chi ha le idee chiare sullo stato delle cose non solo dal punto di vista “etico alimentare” ma anche per quanto riguarda il modo corretto di alimentarsi, ha il dovere di informare con i mezzi a propria disposizione mettendo in moto la filiera del pensiero di altre persone.

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    Seguendo questa filiera di pensiero sul cibo che mangiamo quotidianamente, ci si renderà conto che alimentazione etica, responsabile e solidale, coincide non solo con una dieta sana dal punto di vista della prevenzione ma anche con una maggiore possibilità di empatia e disponibilità nei rapporti umani: un conto è andare al mercato e parlare con l’apicultore appassionato che ti racconta come tratta le api, e un conto è prendere un barattolo di miele da uno squallido scaffale in uno squallido supermercato e pagarlo in una squallida cassa, dove una povera cassiera malpagata ripete lo stesso gesto centomila volte al giorno. Qualcuno dirà che così quella cassiera perderà il posto di lavoro … lo so ma non ho risposte immediate per tutto … so solo che certamente se non si cambia questo paradigma economico, che riguarda anche l’alimentazione, in modo etico, consapevole, solidale, si va verso la distruzione fisica della realtà materiale passando prima dall’annullamento della realtà umana.

    Si ho fatto bene questa mattina a mettermi a scrivere su questo Diario Polifonico sulla filiera del pensiero dopo essermi “svegliato da sogni agitati”.

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    18 gennaio 2017

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