• Les Revenants : gli ultimi fuochi fatui della “psicanalisi alla viennese”

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    124563di Nora Helmer

    Tiziano Sclavi, creatore del leggendario Dylan Dog,

    spiega perché ha chiuso con  la psicoanalisi

    Questa settimana sulla copertina della rivista Internazionale spicca il titolo “La rivincita della psicanalisi” e all’interno c’è un lunghissimo articolo di Oliver Burkerman, che titola “La rivincita di Freud” in cui viene affermato – contrariamente a ciò che affermano gli organi di stampa e lo stesso presidente SPI (leggi qui e qui) – che la psicanalisi sta risalendo la china togliendo lavoro agli psicologi che applicano la “terapia” cognitivo comportamentale colpevole, secondo quanto scrive Burkerman, di eliminare le emozioni. Sul piatto della bilancia i revanchisti freudiani mettono la loro “magnifica ignoranza” «L’unica verità è che ancora non abbiamo ancora capito bene come funziona la mente» recita un sommarietto dell’articolo. Ce ne eravamo accorti.

     

    279Se ne era reso conto anche un illustre “paziente”, Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog, il quale in un’intervista (leggi qui) confessa che dopo 25 anni di lettini freudiani ha abbandonato la psicoanalisi: «un farmaco costa meno e ha lo stesso effetto: nessuno».

    «Sono stato in analisi per venticinque anni – dice T. Sclavi al giornalista Antonio D’Orrico – (…) L’analista è sempre stato di scuola freudiana. Mi sono sempre disteso, come da tradizione viennese, sul lettino. Le sedute duravano i quarantacinque minuti canonici. (…) Ma poi alla fine ho capito che un buon psicofarmaco costa infinitamente meno e fa lo stesso effetto. Cioè niente. (…) Il primo psicoanalista alla prima seduta mi ha dato alcune regole: “Lei non parlerà dell’analisi fuori di qui e non leggerà niente di analisi”. Io ho obbedito (…) Un enorme spreco di tempo e di denaro. Un errore gigantesco, il più grande sbaglio della mia vita».

    Anni fa (10 febbraio 1998 – Corriere della Sera) T. Sclavi aveva parlato del suo vissuto in mano a psichiatri organicisti che lo avevano sottoposto addirittura ai famigerati elettroshock , «poi – diceva allora – è arrivata una donna.»

    In poche battute Tiziano Slavi liquida psicanalisi freudiana, teorie psichiatriche organiciste, e Oliver Burkerman mette sotto accusa la “terapia” cognitivo comportamentale in grado solo di addomesticare il sintomo ma non di curare le cause della malattia psichiatrica. Rimane quel “prendersi cristianamente cura” che garrisce sugli spalti del basaglismo nato dall’antipsichiatria sessantottina e che non serve certamente a guarire. D’altronde il “metodo Basaglia” attinge a piene mani da Binswanger che vedeva la malattia pisichiatrica come uno delle tante modalità di “stare nel mondo”.

    A questo punto, se avesse ragione Tiziano Sclavi, i cosiddetti psicoterapeuti – per non parlare dell’appena nato e già morente counseling con le sue bande di counselor (dal termine mafioso consigliori) che o negano la malattia mentale e quindi la cura, oppure scimmiottano le già esangui truppe psicanalitiche – sarebbero fuorilegge passivi di una condanna a sei mesi di carcere o di una multa da € 103 a € 516.
    [leggi qui e qui sull’ultima Sentenza Cassazione Penale, Sezione II n. 6005 del 5/12/1972 (udienza) depositata il 11/08/1973.]

    Chi avesse quindi dovuto sopportare, come dice Sclavi, un’analisi “alla viennese” piuttosto che un counselor in salsa heideggeriana, oppure uno psichiatra organicista che senza nemmeno guardarti in faccia ti rifila una “pillola della felicità”, oppure un basagliano che ti dice che stai bene così come sei, può denunciare questi signori perché se il trattamento erogato non ha il fine di cura va contro la legge. Inoltre lo Sclavi di turno può richiedere il risarcimento del denaro erogato inutilmente e il riconoscimento pubblico dei danni subiti.

    Su Freud e sul freudismo leggi qui

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