• (1) La storia degli esseri umani e …

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    1932340_10203329617415541_1889018681893823176_ndi Arturo Maniscalco

    Abbiamo ricevuto da Arturo, un nostro lettore appassionato di Tango argentino, alcuni testi in cui la Storia, con la S maiuscola, viene narrata, in modo molto semplice. Le interpretazione dell’autore forse sembreranno un po’ troppo tranchant e sbilanciate … parliamone. Ci fa molto piacere pubblicare questi testi perché, a nostro giudizio possono suscitare curiosità anche tra i “non addetti ai lavori” avvicinando allo studio della Storia persone che se ne tenevano distanti perché “era troppo difficile” o “era noiosa”.

    Oggi pubblichiamo il primo capitolo. Buona lettura

     

    EGITTO

    Primo capitolo

    Nascita delle prime grandi potenze e delle religioni (2000 – 500 a.C.)

    Durante il periodo in cui nella Mesopotamia, in tutta la vasta zona dove scorrono i fiumi Tigri e l’Eufrate, sorgevano molte città-stato in collegate tra loro, nella zona occidentale della “mezza-luna fertile”, in cui scorre il Nilo, lungo questo grande fiume si formarono numerosi agglomerati di varia estensione.
    Nella zona a sud del Nilo, chiamata Alto Egitto, intorno al 3000 a. C. sorse Menfi. A Menes, che forse fu il primo faraone, venne l’idea di far defluire le acque del Nilo – durante la grande piena annuale – in un’area golenale, cioè in una vasta zona vicina al fiume, tramite dei canali appositamente costruiti. Questa idea salvò le terre dalla piena disastrosa! Menes venne osannato e quasi divinizzato. Alla sua morte alla mastaba, cioè alla tomba ricoperta di grosse pietre sotto le quali inumavano le persone importanti, verrà aggiunto un gradone (preludio delle future piramidi).

    A Gobekli Tepe, (Turchia del sud) circa 10.000 anni prima, gli abitanti della zona avevano costruito un manufatto incredibile, senza uno scopo preciso, solo per creare uno spazio comune esterno, simile alle caverne da cui erano “emersi” secoli prima: le caverne del paleolitico in cui avevano vissuto la loro rivoluzione musicale, artistica e linguistica e dove avevano costruito la “prima Milonga” della storia!

    Gli abitanti delle città nate sulle sponde del Nilo, nel frattempo dal punto di vista demografico, erano cresciuti considerevolmente. Il loro livello culturale però rimaneva limitato: in quel periodo questi esseri umani avevano una scarsa coscienza di sé. Certamente non sapevano cosa significasse possedere una realtà umana in divenire. Essi vedono nel sole un dio, nel fiume un altro dio, nella terra una dea, nell’uomo che li ha salvati dall’inondazione connotati divini: non sono più sicuri della loro capacità di costruire canali e manufatti, di affrontare pericoli e difficoltà. Vivono alienando la propria realtà interna nelle divinità che rappresentano in modo antropomorfo e/o zoomorfo. Essi, soggiogati da una casta sacerdotale che assume sempre più potere all’interno della società, sono costretti a lavorare la terra, a produrre oggetti d’artigianato sempre nuovi ed inutili. In seguito produrranno sempre più armi.

    Così come essi vedono dei nel sole, nell’acqua, nella terra, nelle stelle, così ora vedono in Menes una “emanazione” di questi dei. Ma mentre il popolo si ferma alla simbolizzazione, (dio = sole = Menes), egli, dopo essere stato eletto faraone – va “fuori di testa”, passando dalla simbolizzazione all’allegoria: la sua mente è ora come il sole, che splende e irradia saggezza, il suo corpo possente è come la terra feconda, il Nilo che straripa è il suo pene che eiacula per “fecondare” il povero popolo inetto. I suoi pensieri derivano direttamente dal cielo stellato, quando – nelle notti d’estate – le stelle cadenti sembrano cadere sulla terra.

    Ora costringe gli egiziani a lavorare anche per costruire piramidi, palazzi, templi dedicati alle nuove divinità che la classe sacerdotale, da lui creata, si premura di creare ex novo. La cosa si tramanda e prende sempre più piede. In questa teocrazia politeista, adorare gli dei, andare nei templi, prostrarsi, lavorare per le opere faraoniche, sentirsi oggetti in mano a un potente, e a una divinità, rientra nella norma.

     

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    In quegli anni si forma una casta privilegiata di paranoici disumani formata da nobili. Parenti e amici del faraone, proprietari delle materie prime e dei manufatti, sacerdoti che gestiscono i templi. Essi officiano rituali e sacrifici, danno forma a una cultura funzionale al proprio potere dispensando consigli ed ordini su come vivere, come comportarsi, come curarsi (con la devozione). Le classi agiate “credono” al faraone e ai sacerdoti, i lavoratori sono obbligati ad obbedire e lavorare.
    L’organizzazione del lavoro, parcellizzata e autoritaria, porta ad un incremento di produttività e di prosperità: si è formata la società tecno-teocratica ! I faraoni, sempre più potenti e paranoici, concepiscono uno stato ancora più grande e muovono alla conquista del basso Egitto e dei territori al nord. Essi capiscono che con la guerra, non solo le classi agiate si arricchiranno sempre di più, ma moriranno anche un numero consistente di egiziani e, quindi, non ci sarà pericolo di rivolta per il sovraffollamento e per il crescente sfruttamento. L’Egitto diventa la prima potenza imperialista della storia.

    Piano piano tutti i popoli mesopotamici, anche se provengono da una diversa storia culturale, seguiranno la stessa strada degli egiziani. Nasceranno le potenze mitanna, ittita, assiro-babilonese che formeranno, a turno, con gli egiziani una ‘trilogia’ di popoli dominanti.
    I popoli cananei che si affacciano sul mediterraneo, nella Fenicia e nella Palestina, nella zona “di passaggio” tra Nilo, da una parte, e Tigri e Eufrate, dall’altra, saranno sempre schiacciati da queste grandi potenze.

    Il popolo ebraico, di etnia cananea, attorno all’anno 1000 a.C. riesce ad organizzare un regno e i sovrani, Saul, Davide e Salomone lo espanderanno sempre più. Nel 931 a.C. il regno si divide in Regno d’Israele al nord (con capitale Samaria) e Regno di Giuda a sud (con capitale Gerusalemme).
    Nel 733 il re assiro, Sargon II, conquista Samaria e deporta gli israeliti in Assiria: essi si integreranno con gli assiri.
    Nel 597 il re babilonese Nabucodonosor conquista e distrugge Gerusalemme, e fa migrare con la forza il popolo semitico a Babilonia.

    Qui i giudei si trovano di fronte ad una società avanzata e organizzata (famoso era il codice di leggi di Hammurabi del XVIII sec. a. C.). I profeti giudei, che hanno avuto contatti con gli egizi e ne conoscono il pensiero paranoico, non si vogliono integrare; ma non potendo competere con loro sul piano militare, legislativo e sociale, decidono di competere sul piano etico-morale: redigono così i ‘testi sacri’ del Talmud, del Pentateuco, del Deuteronomio in cui oltre ai precetti della Torah, sono contenuti dettami, leggi, ammonizioni, ingiunzioni su come vestirsi, come mangiare, come pulirsi (vedi circoncisione), come comportarsi in qualsiasi momento della vita: praticamente i comandi di una madre ansiosa.

     

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    Gli altri imperi si erano imposti grazie alla sottomissione e all’identificazione con un re o un faraone. Nella religione politeista, come poi avverrà per quella cristiana, le divinità erano pensate rappresentate a immagine e somiglianza dei loro creatori: gli uomini. Così come re e faraoni avevano al loro fianco una regina, allo stesso modo gli dei avevano rapporti con dee … e a volte persino con esseri umani. Le religioni in quel periodo storico erano politeiste e gli esseri umani pensavano che gli dei vivessero un’esistenza che scorreva parallela a quella dei mortali.

    I profeti giudaici invece, imbelli nel fisico e nelle armi, sconfitti impietosamente dai babilonesi, si sentivano psicologicamente simili alle donne, costrette a subire le ‘angherie’ di un maschio violento. Elaborano così una strategia “femminile” fatta di consigli, di ammonimenti, di ingiunzioni dettate da un dio invisibile, inventato, inesistente.

    Creano una religione sempre più monoteista e trascendente (che trascende la realtà sensibile) confinata nei ‘cieli’, che diverrà la matrice di tutte le dittature teocratiche e di tutte le false democrazie future.

    E giù a scrivere libri e libri di regole sempre più dogmatiche e giù ad inventare storie del popolo “eletto” (come recentemente è stato rilevato dagli stessi archeologi israeliani). La gerarchia giudaica si era resa conto del potere che la scrittura aveva: era un importantissimo strumento di propaganda e quindi di condizionamento delle masse.
    Alla fine tutti i giudei crederanno a queste farneticazioni e svilupperanno una mentalità di vendetta, (la legge del taglione) e una cultura che imporrà il ritorno alla terra promessa, anche a costo di guerre con milioni di morti, anche a costo di continuare ad ammazzare palestinesi per ricostruire un regno esistito 3000 anni fa!

    Arturo Maniscalco

    23 ottobre 2014

    Leggi qui il secondo capitolo

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