• (2) – La storia degli esseri umani e …

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    Nascita della potenza Greca e del logos occidentale (2000 – 500 a.C.)

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    di Arturo Maniscalco


    Secondo capitolo


    Come nella parte meridionale del Mediterraneo, dalle prime città-stato nascono le grandi potenze che abbiamo visto nel capitolo precedente (i Sumeri, gli Egiziani, gli Ittiti, gli Assiri, i Babilonesi e, infine, i Persiani), così nella parte settentrionale nascono le prime polis lungo le coste e nelle isole.
    Le popolazioni delle città emergenti lentamente smettono di scontrarsi tra di loro e cominciano a formare le prime civiltà complesse: da quella Minoica che si sviluppa a ad est nell’isola di Creta, a quella Sardhana che si stabilisce ad ovest nel Tirreno. Nel Peloponneso si sviluppano numerose città che cominciano a riunirsi per poter difendere i commerci che avvengono prevalentemente per via marittima.


    Gli scontri, che prima avvenivano tra le tribù delle città confinanti, ora si estendono ai diversi stati nascenti che si affacciano sul Mediterraneo dove si svolgono intensi traffici tra nord e sud e tra est e ovest. Gli Achei, etnia formatisi dalla fusione tra minoici cretesi e micenei del Peloponneso, si coalizzano intorno alla loro città-simbolo: Micene.

    Nel XIII sec. a.C. entrano in contrasto con Troia, avamposto ittita sul Mediterraneo, per il controllo del mare Egeo e del passaggio al mar Nero. Troia si affaccia infatti proprio davanti allo stretto dei Dardanelli ed è sotto influsso ittita. La guerra è inevitabile. si verifica il primo scontro della storia tra popoli dell’est e dell’ovest: la guerra di Troia. Sappiamo tutti com’è andata a finire: la sconfitta e la distruzione della città da parte degli Achei.
    Nei secoli successivi si diffonde la storia romanzata di questa grande guerra, storia epica che viene raccontata di generazione in generazione, per via orale, a tutti i giovani greci per celebrare il coraggio, la temerarietà, l’ardimento di questa giovane nazione in formazione. Finché nell’VIII sec. Omero decide di scrivere le gesta dei greci e le peripezie di Odisseo-Ulisse nelle sue famose opere Iliade e Odissea.


    La guerra che vide Achei e Troiani scontrarsi mortalmente per l’egemonia dei mari, viene da Omero mitizzata: gli Dei si schierano, a turno, dall’una e dall’altra parte, al fianco di uomini e donne da loro amati o odiati. Dall’alto dell’Olimpo le divinità sono schierate con combattenti invincibili (come Achille), e provocano tempeste contro le navi dei combattenti e devastanti pestilenze.


    Nelle narrazioni del mito già si intravede il pensiero religioso-razionale che poi caratterizzerà il logos greco-occidentale: gli uomini sono soggetti a un ‘fato’ che non consente loro di essere completamente liberi; sono legati ad un destino che li costringe a combattere dando ascolto agli indovini; devono avventurarsi per mari e territori sconosciuti invocando la protezione degli Dei a cui credono. Devono anche rinunciare alla fanciulla e all’amore che essa incarna per poter indurire il proprio cuore e vincere in battaglia.


    Per essi la “salvezza” sarebbe quella di ingraziarsi gli Dei, sviluppare una mostruosa astuzia razionale per sconfiggere i nemici: come fa Ulisse per salvarsi dal Ciclope. Ulisse “l’uomo dal multiforme ingegno” è il modello dell’uomo greco. Ma Ulisse è il furbo, colui che rinuncia all’immortalità dell’amore che gli avrebbe donato Calipso, (colei che nasconde) per tornare a casa, e poi uccidere, tramando alle loro spalle, i Proci che gli avevano insidiato il letto e il potere, e poi riappropriarsi con violenza del suo ruolo di re- padre-padrone e della “sposa diletta” facendo impiccare le ancelle della reggia a lui infedeli.


    Nel V sec. a. C., secolo in cui la Grecia ha come città leader Sparta (dorica) e Atene (achea), nascono nell’Atene di Pericle e di Socrate tre grandi drammaturghi Sofocle, Euripide ed Eschilo che rappresenteranno nelle loro tragedie le conseguenze delle scelte fatte dalla democratica, ma super-razionale, società greca.
    Euripide, nei suoi drammi: Ifigenia in Tauride e in Ifigenia Aulide, rappresenta il mito di Clitennestra che ha dovuto sposare Agamennone dopo che questi le aveva ucciso il marito e il figlio; poi, avuti quattro figli da lui, ha dovuto rinunciare alla bellissima e giovanissima Ifigenia, voluta da Afrodite in sacrificio, per permettere la partenza dei greci, le cui navi restavano ferme in Aulide per assenza di vento. Afrodite, pentita, la salva scambiando la fanciulla con una cerva. Ifigenia si ritrova però in Tauride una terra dell’est. Elena, sorellastra di Clitennestra, invece aveva scelto il bel Paride e se n’era andata con lui nell’orientale Troia.

    Cosa ci dice Euripide? Forse ci dice che Micene prima e Atene poi (e tutte le società occidentali che da esse deriveranno) sacrifica le donne, le fa ‘morire’, le fa sparire dal contesto della vita ‘che conta’, in particolare politica e militare. L’amore per la donna viene annullato e al suo posto vengono esaltati altri valori: cameratismo, l’omosessualità tra guerrieri e la pederastia da parte dei precettori ed ‘educatori’.

    Il tragediografo ci dice anche che dietro la razionalità del logos occidentale, si nasconde il “sacrificio” della donna, l’annullamento dell’affettività tra gli esseri umani. La ragione impone l’impossibilità di una convivenza pacifica, basata sul rispetto della diversità dell’altro da sé. Ci dice che per un popolo “guerriero” c’è posto solo per gli affini, per i complici, per chi si sottomette a quest’impostazione razionale e razzista: chi si adegua a questo modello diverrà dominatore, gli altri saranno dominati.

     

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    Per questo Elena ed Ifigenia si ritrovano in oriente! Forse inconsciamente Euripide si ricorda che da oriente viene la favola di Amore e Psiche: la storia di una fanciulla che ama uno sconosciuto che sa essere valido. Per dar retta alle sorelle invidiose e ai parenti violenti cerca, con una lanterna, di scoprire l’identità dello sconosciuto. Ma una goccia di olio caldo la tradisce e dovrà affrontare molte difficili prove per ritrovare il suo Cupido, il dio dell’amore!

    Poi anche ad est si svilupperà un’impostazione religiosa ancora più violenta e paranoica di quella greca; dopo lo scontro lungo e sanguinoso tra oriente e occidente, tra religione e ragione, queste due si coalizzeranno a formare una “gabbia di ferro” dove tante generazioni di giovani si troveranno costrette a guerre insensate e a sofferenze inenarrabili, finché un novello Cupido, con la sua Teoria della Nascita, verrà ad aprire per sempre questa gabbia infernale.

    Arturo Maniscalco 3 novembre 2014.


    Leggi qui il primo capitolo

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