• Tre ricercatrici italiane hanno realizzato Omomyc, la proteina che blocca il glioblastoma.

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    Tumori, ecco come funziona la proteina blocca-glioblastoma


    Parlano le ricercatrici italiane che hanno realizzato Omomyc. La proteina ha permesso il completo recupero di tutte le attività vitali delle cavie affette dalla grave patologia.

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    Emanuele Berardi

    Stem Cell Research Institute Campus Gasthuisberg (Belgio)

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    Le nuove strategie terapeutiche nella lotta ai tumori passano attraverso l’inibizione di una proteina chiave nella regolazione di importanti processi biologici delle cellule tumorali. La proteina in questione, nota a quella parte del mondo scientifico impegnato nella lotta al cancro, si chiama Myc. Essa rappresenta una pietra miliare nella conoscenza accademica del cancro, una proteina molto espressa nel 70% dei tumori umani e con vari tipi di mutazioni in grado di mantenerla indefinitamente attiva. Se da un lato dunque, studiandone la natura, gli scienziati hanno provato a considerare Myc come un possibile bersaglio terapeutico, il fatto che essa sia presente in qualsiasi altro tipo di cellula e tessuti sani, sebbene ad un livello più basso, ha reso di fatto finora impossibile qualsiasi concreto approccio terapeutico.

    Il rompicapo è stato risolto da un gruppo internazionale di ricercatori caratterizzato da una forte presenza di giovani ricercatrici italiane. Daniela Annibali, Emilia Favuzzi e Laura Soucek (a capo del progetto) hanno lavorato per anni cercando di inibire Myc in topi geneticamente modificati capaci di sviluppare spontaneamente tumori al polmone, o al cervello, e in grado di mimare perfettamente la malattia oncologica umana. Lo studio, pubblicato a fine agosto sulla rivista Nature Communications, ha dimostrato che l’inibizione di Myc attraverso l’utilizzo di una proteina messa a punto dallo stesso team, chiamata Omomyc, è in grado non solo di inibire la crescita tumorale, ma persino di far regredire completamente la lesione primaria. «La proteina inibitrice di Myc – spiega Laura Soucek – venne messa a punto una quindicina di anni fa al CNR di Roma, nel laboratorio del dottor Sergio Nasi. Nel 2008 abbiamo pubblicato per la prima volta gli effetti dell’espressione sistemica di Omomyc in topi affetti da tumori. I dati, allora pubblicati sulla rivista Nature, dimostrarono la completa regressione del tumore al polmone nei topi esprimenti Omomyc».

    daniela annibaliDaniela Annibali una delte tre ricercatrici italiane

     

    «Quel lavoro, dimostrando che l’inibizione di Myc era efficace e comportava effetti collaterali blandi e completamente reversibili – ricorda la ricercatrice – aprì le porte per lo studio approfondito di un concreto valore terapeutico di Omomyc in campo oncologico». Il nuovo studio del team di scienziati ha confermato l’efficacia terapeutica dell’inibitore di Myc sul glioblastoma, statisticamente uno dei tumori più diffusi del sistema nervoso centrale e per il quale ad oggi non vi è ancora una valida strategia terapeutica. «I nostri topi esprimenti Omomyc mostrano una completa guarigione», racconta Daniela Annibali, primo autore del lavoro. «Il modello sperimentale messo a punto – prosegue – presenta specifiche mutazioni genomiche che lo rendono suscettibile allo sviluppo del glioma. Inoltre in tale modello è possibile modulare l’espressione di Omomyc nelle varie fasi della malattia, un aspetto che ci ha permesso di capire i dettagli molecolari del funzionamento dell’inibitore e, più in generale, del ruolo di Myc nella biologia dei tumori».

    «Una settimana di inibizione di Myc si è dimostrata sufficiente per il completo recupero di tutte le attività vitali del topo affetto da glioblastoma. Nello specifico infatti, topi tipicamente letargici durante le fasi terminali della malattia hanno ripreso la normale attività fisica, compresi il recupero dell’appetito, la piena risposta agli stimoli ambientali e la capacità di prendersi cura della pelliccia, considerato quest’ultimo un importante indice di salute dell’animale. L’inibizione di Myc sopprime completamente la formazione dei gliomi inibendo la proliferazione delle cellule tumorali e la loro vitalità. Entriamo ora in una nuova fase dello studio che ci permetterà in futuro di sviluppare un farmaco ‘Omomyc’ basato su meccanismi di inibizione di Myc simili a quelli osservati nei modelli sperimentali. Un medicinale che se sarà in grado di mantenere a livelli trascurabili gli effetti indesiderati come riscontrato nei topi, potrà entrare di diritto nel trattamento terapeutico delle malattie oncologiche. Considerando che circa il 70% dei tumori conosciuti presenta la proteina Myc altamente espressa, lo straordinario valore di questo nuovo approccio terapeutico – conclude la ricercatrice – spingerebbe la ricerca oncologica ad un enorme balzo in avanti».

     

    Emanuele Berardi, Stem Cell Research Institute Campus Gasthuisberg (Belgio)

    Articolo pubblicato sabato 6 settembre 2014 da Cronachealaiche http://cronachelaiche.globalist.it/Detail_News_Display?ID=109026&typeb=0

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