• Strage di Peteano: fascismo di Stato e malattia mentale

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    di Giulia De Baudi


    «Che cosa sono mai le persone di carne e ossa… per gli economisti più famosi… numeri… per banchieri più potenti… debitori… per i tecnocrati… fastidi… e per i politici di maggior successo… voti….» Edoardo Galeano

    Il libro di Paolo Morando “L’ergastolano – La strage di Peteano e l’enigma Vinciguerra”, mi offre una serie di sollecitazioni per fare una ricerca sulla realtà umana dei fascisti delle stragi, mandanti e esecutori, in generale e sulla realtà psichica di Vincenzo Vinciguerra, il  protagonista del testo, in particolare.

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    Liquido subito i “mandanti” la cui malattia mentale è ben descritta dalla frase di Galeano che ho posto in esergo: chi annulla le realtà umane  delle persone riducendole a numeri, debitori, fastidi, voti, non può essere che un malato di mente lucido e razionale che usa gli esseri umani come se fossero oggetti inanimati da cui trarre profitto. E gli occulti  “mandanti” della “strategia della tensione”, come emerge dal libro di Morando, sono proprio coloro che stanno ai vertici del sistema neoliberista: economisti, banchieri, tecnocrati, politici.

    «(…) fin dal dopoguerra  – si costituì – [una struttura parallela ai servizi di sicurezza e che dipendeva dall’Alleanza atlantica]  mentre Gladio dipendeva dalla CIA».  NATO e CIA che come sappiamo dipendono direttamente dalle corporation americane… e il cerchio della filiera stragista si chiude: al vertice della piramide i potentati finanziari che “chiedono favori” come il mantenimento di un caotico/ordine  con lo scopo della massimizzazione dei loro introiti; al secondo gradino i servizi di intelligence facenti parte della CIA e della NATO con [«l’obiettivo strategico» anticomunista  e che erano «entrambe volte al controllo e  al blocco dell’avanzata di forze democratiche all’interno del Paese», con la componente stragista di Ordine Nuovo, in particolare «eterodiretta in guisa di spregiudicata  da quadri delle Forze Armate americane.]; quindi al terzo livello c’è lo Stato, non servizi deviati, ma lo Stato rappresentato dagli uomini politici che lo governano i quali permettono a coloro da cui dipendono e da cui  vengono guidati, di esercitare un potere parallelo sotterraneo: loro sono lì solo per oliare la filiera in modo che non si odano “fastidiosi stridii” di verità. Non sono i politici che ordinano di insabbiare, loro lasciano insabbiare girando la faccia dall’altra parte. (vedi pgg. 182, 183,184).

    Liquidati con poche parole questa “prole dannata” «composta di militari e di civili, alla quale sono affidati compiti politici e militari» agli ordini di una miriade di persone interessate solo a massimizzare bramosamente i loro introiti, e quindi al mantenimento del loro potere, passo ad analizzare le caratteristiche psichiche del Vinciguerra che ha dimostrato, dice nel libro Alberto Garlini (pg 215)  di avere «una certa aderenza – con i mandanti – che deriva dal fatto di possedere una mentalità consimile a quella di chi metteva  in atto certi progetti: in una battuta, direi che Vinciguerra soffre degli stessi disturbi e quindi ha una maggiore facilità nel capire certe contorsioni mentali».

    Garlini ci offre anche (pg 216) una lucida e valida interpretazione, dei fenomeni psicotici presenti in ogni stragista, a tutti i livelli: «Credo che quegli estremisti  fossero dei bugiardi che credevano alle loro bugie. (…) Vinciguerra rimane comunque un grande personaggio letterario: cosa c’è di meglio per la letteratura di un  bugiardo, in gran parte inconsapevole, che crede alle proprie bugie? (…) la cosa impressionate è questo miscuglio pazzesco di ideali balzani, (…) di una virilità  e di un  senso dell’ordine deliranti con una realtà fatta di costante menzogna, ma che vuole diventare realtà prepotente». Poi conclude con il solito ritornello on cui si ripete che tutti vivono inventandosi storie… evvabé.

    Garlini parla dunque di quel disturbo del pensiero chiamato “pseudologia fantastica”, molto più comune di quanto ci si potrebbe aspettare, a causa del quale il malato crede a ciò che crea nella sua mente e che esprime verbalmente. Vinciguerra nel momento in cui ha deciso di prendersi completamente carico della strage di Peteano, si è creato un  personaggio, si è cucito, addosso il Vinciguerra  che ancor oggi incarna. Il personaggio Vinciguerra come un attore della Commedia dell’Arte, interpreta un ruolo fisso all’interno di uno scenario storico  che è quello della “strategia della tensione”. Nella sua paranoia lui crede di essere il burattinaio che muove le sorti degli esseri umani e che cambia la storia che si deve adeguare alle sue esigenze, alle sue paranoie, ai suoi deliri.

    È per questo che l’ergastolano a un certo punto si rifiuta di parlare con il giudice Casson: il magistrato a un certo punto non si adegua supinamente alla sua narrazione ma ne fa emergere le palesi incongruenze. Non avranno lo stesso comportamento altri magistrati che prenderanno per oro colato ogni sua narrazione in cui piccole verità si mischiano con enormi menzogne «correndo il rischio di sviluppare interpretazioni ossessivamente soggettive. O vere e proprie paranoie». La narrazione rimaneggiata e furbescamente interrotta da infiniti omissis, serve al Vinciguerra sia per proteggere chi per varie ragioni  vuole o deve proteggere, sia per tenere in  piedi la sua struttura lucidamente psicotica rappresentata dal personaggio che si è cucito addosso.

    Tutto ciò si evince da piccoli particolari sparsi nel testo di Morando in cui emerge la struttura psicotica del Vinciguerra a partire delle lettere permeate da dose massicce di manierismo schizofrenico:  «L’impressione psicologica è quella di una persona controllata (…) Ho l’impressione che per lui si tratti di una questione d’onore, che la difesa della sua credibilità personale sia centrale»;   «Vinciguerra, lo avete capito, non è uno che cambia idea» Corazza caratteriale dello psicotico;  « La sensazione è quella di avere di fronte una persona dalla durezza smisurata. (…) Molti però pensano che la sua perentorietà nell’illustrare la lettura di tante vicende complesse alla fine si riduca a uno schema un po’ paranoico.»

    D’altronde egli stesso definisce non umane le sue scelte: «io per questo non ho moglie (però aveva tentato di sposarsi da carcerato – N.d.R.) non ho figli. E non ho affetti» In carcere egli realizza la sua piena anaffettività tenendosi al riparo dagli affetti interpersonali, annulla il mondo reale e se ne costruisce uno fittizio con qualche mattone narrativo di verità. Così raggiunge quell’ordine da lui auspicato.

    Insomma direi che c’è abbastanza materiale per farsi un’idea psichiatrica su questo personaggio che assurdamente definisce il suo stato carcerario “libertà”. Vinciguerra, come una monaca di   clausura, sceglie di uscire dal secolo, si esilia e scientemente dal suo esilio proietta all’esterno le sue “verità” inossidabili che per molti versi sono ancora un ennesimo depistaggio creato a proprio uso e consumo. «Io morirò in carcere, non desidero assolutamente uscire Ho fatto questa scelta perché volevo tutta la verità, non una verità di comodo. (…) ».

    Vinciguerra usa la prigione come un contenitore per tenere insieme un’identità umana fragile che col contatto della realtà, fatta di rapporti umani, andrebbe in mille pezzi. Insomma una marionetta paranoica che crede di essere un burattinaio…  come giustamente hanno interpretato coloro che hanno messo in scena “Peteano un favola friulana” in cui un Pinocchio/Vinciguerra dice: «A me d’essere un Ometto facente parte del Popolo Sovrano dello Stato Democratico Bagnato Da Tanti Mari non me ne frega un cazzo! Voglio stare con il signor Mangiafuoco per il suo Teatro personale. (…) – con il Gatto che svela la vera identità di questo Pinocchio fanfaroneI burattini non hanno coscienza, segaiolo… sei solo…  sei finito… sei senza speranza» altro che “libertà interiore”… la sua è la libertà di chi per paura dei rapporti interumani reali “risolve” masturbandosi.

    3 gennaio 2022

    Tutti i virgolettati (« » – [ ]) sono presi dal libro di Paolo Morando L’ergastolano – La strage di Peteano e l’enigma Vinciguerra. Editore Laterza,Edizione 2022


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