• … si fa sera … poesie – Sylvia Plath : “(…) Tutt’intorno giacevano molte/ pietre stolide e inespressive,/ Io guardavo e non capivo.”

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    masao_yamamoto-01

    Non è facile dire il cambiamento che operasti.
    Se adesso sono viva, allora ero morta
    anche se, come una pietra, non me ne curavo
    e me ne stavo dov’ero per abitudine.

    Tu non ti limitasti a spingermi un po’ col piede, no-
    e lasciare che rivolgessi il mio piccolo occhio nudo
    di nuovo verso il cielo, senza speranza, è ovvio,
    di comprendere l’azzurro, o le stelle.

    Non fu questo. Diciamo che ho dormito: un serpente
    mascherato da sasso nero tra i sassi neri
    nel bianco iato dell’inverno-
    come i miei vicini, senza trarre alcun piacere
    dai milioni di guance perfettamente cesellate
    che si posavano a ogni istante per sciogliere
    la mia guancia di basalto. Si mutavano in lacrime,
    angeli piangenti su nature spente.

    Ma non mi convincevano. Quelle lacrime gelavano.
    Ogni testa morta aveva una visiera di ghiaccio.
    E io continuavo a dormire come un dito ripiegato.
    La prima cosa che vidi fu l’aria, aria trasparente,
    e le gocce prigioniere che si levavano in rugiada
    limpide come spiriti. Tutt’intorno giacevano molte
    pietre stolide e inespressive,
    Io guardavo e non capivo.

    Con un brillio di scaglie di mica, mi svolsi
    per riversarmi fuori come un liquido
    tra le zampe d’uccello e gli steli delle piante
    Non m’ingannai. Ti riconobbi all’istante.
    Albero e pietra scintillavano, senz’ombra.
    La mia breve lunghezza diventò lucente come vetro.
    Cominciai a germogliare come un rametto di marzo:
    un braccio e una gamba, un braccio, una gamba.
    Da pietra a nuvola, e così salii in lato.

    Ora assomiglio a una specie di dio
    e fluttuo per l’aria nella mia veste d’anima
    pura come una lastra di ghiaccio. È un dono.

    Lettera d’amore
    Sylvia Plath

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