Pablo Neruda e Matilde Urritia all’Isla Negra – Cile
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Sorgi a rinascere con me fratello
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Sorgi a rinascere con me fratello
Dammi la mano dalla più profonda
ragione del tuo diffuso dolore.
Non tornerai dal fondo delle rocce.
Non tornerai dal tempo sotterraneo.
Non tornerà la tua voce indurita.
Non torneranno i tuoi occhi forati.
Guardami dal profondo della terra,
bifolco, tessile, muto pastore:
domatore di guanacos tutelari:
muratore delle ardite impalcature:
acquaiolo delle lacrime andine:
orefice dalle dita ammaccate:
agricoltore che tremi sul seme:
vasaio nella tua crete impastato:
date alla coppa di questa nuova vita
i vostri vecchi sepolti dolori.
Mostratemi il vostro sangue e il solco,
ditemi: qui io fui castigato,
perché la gioia non brillò o la terra
non diede la pietra o il grano:
indicatemi la pietra ove cadeste,
e il legno su cui vi crucifissero,
accendetemi gli antichi acciarini,
gli antichi lumi, le fruste attaccate
per secoli sopra le vostre piaghe
e le asce di luce insanguinata.
Io parlo dalla vostra bocca morta.
Attraverso la terra unite tutte
le vostre labbra tacite e disperse
e dal profondo parlatemi,
per tutta questa lunga notte,
come se io con voi fossi ancorato,
ditemi tutto, catena a catena,
anello ad anello, e passo a passo,
affilate i coltelli che serbaste,
posatemeli in petto e nella mano,
come un fiume di gialle saette,
come un fiume di tigri sepolte,
e lasciatemi piangere, per ore, giorni, anni,
per età cieche e secoli stellari.
Datemi il silenzio, l’ acqua, la speranza.
Datemi la lotta, il ferro, i vulcani.
Unite a me i corpi come calamite.
Accorrete alle mie vene, alla mia bocca.
Parlate con le mie parole e col mio sangue.
(da Canto generale)
Valerio
13 Ottobre 2016 @ 12:35
…..si…..