Tu eri la vita e le cose.
In te desti respiravamo
sotto il cielo che ancora è in noi.
Non pena non febbre allora,
non quest’ombra greve del giorno
affollato e diverso. O luce,
chiarezza lontana, respiro
affannoso, rivolgi gli occhi
immobili e chiari su noi.
È buio il mattino che passa
senza la luce dei tuoi occhi.
–
ipazia e ..........bakunin
7 Marzo 2014 @ 23:58
avevo da poco finito di leggere forse il piu bello e struggente romanzo della letteratura italiana che io abbia mai letto; la cognizione del dolore di gadda. e subito dopo mi sono buttato a capofitto sul MESTIERE DI VIVERE di pavese………………………. e a tarda sera,durante l’ora d’aria, mi sono imbattuto in questa poesia di lorenzo calogero………….un abbraccio!!
XXVII
… Forse ti so dire questo solo
folle sul tuo cuore come sopra il cuore d’un leone
o questa è un’immagine che ti rapisce a volo
o è un’estesa vana gradinata;
Ma poi batte un lutto questo cipresso
un momento solo
e, di mano in mano, in mano mia,
tenendo in mano il latte
questo tuo quaderno.
Forse nel cuore della notte batte a volo
un grido di rondine attardata;
ma non è che un lusso
e tutta questa esteriore fucina
di lacrime doveva forse dire fine
a un addio, con lo stesso terrore
con cui mi guardi od io ti guardo
a fine di giornata.
La fine di un giorno non è che un lusso semplice.
Un’orchidea ora splende nella mano.
XXX
8 Marzo 2014 @ 09:13
Bellissima Antonio, Grazie la pubblichiamo domani sera.
e mi riprometto di leggere Gadda, finora ho letto solo “Quel pasticciaccio…”
Un abbraccio
Gian Carlo