• Arthur Rimbaud – “Non dico sillaba: guardo intento la pelle / di quelle nuche bianche ricamate di riccioli …”

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     À la musique – 1870

    Piazza della stazione, a Charleville
    sulla piazza a scomparti di praticelli stenti,
    dove tutto, alberi e fiori, è castigato,
    gli asmatici borghesi strangolati dal caldo
    portano, il giovedi sera, imbecillità invidiose.

    La banda militare, nel mezzo del giardino,
    oscilla i chepì nel Valzer dei pifferi:
    intorno, in prima fila, fa sfoggio il damerino;
    penzola il notaio dai ciondoli cifrati:

    Benestanti in monocolo censurano le stecche:
    burocrati adiposi trascinano spose obese
    seguite da altre, cornàc ufficiose
    quelle coni falpalà che sembrano una réclame;

    Sulle panchine verdi, i droghieri in pensione
    rinfocolano sabbia con il bastone a pomo,
    e molto seriamente impugnano i trattati; poi
    tabaccano dall’argento, e riattaccano: «Insomma!…» ;

    Estasiando sulla panca i fianchi rotondi,
    bottoni chiari e pancia fiamminga, un borghese
    si bea della pipa, da cui traboccano fili
    di trinciato – già si sa, di contrabbando;

    Lungo le verdi erbette ridacchiano i bulli;
    col cuore intenerito dal canto dei tromboni,
    fumando rose, ingenui, i soldatini
    fan festa al pupo per irretir la serva…

    Io, sbrendolone come uno studente, sotto
    gli ippocastani verdi, seguo le ragazze:
    lo sanno benissimo e volgono ridendo,
    dalla mia parte, gli occhi pieni di cose indiscrete.

    Non dico sillaba: guardo intento la pelle
    di quelle nuche bianche ricamate di riccioli:
    sotto la blusa e i leggeri fronzoli, seguo
    il tergo divino dopo la curva dell’ omero.

    Ho scovato ben presto lo stivaletto, la calza…
    arso da bella febbre, ricostruisco i corpi.
    loro mi trovano buffo, parlottano insieme…
    e io sento baci salirmi alle labbra…

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