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À la musique – 1870
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Piazza della stazione, a Charleville
sulla piazza a scomparti di praticelli stenti,
dove tutto, alberi e fiori, è castigato,
gli asmatici borghesi strangolati dal caldo
portano, il giovedi sera, imbecillità invidiose.
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La banda militare, nel mezzo del giardino,
oscilla i chepì nel Valzer dei pifferi:
intorno, in prima fila, fa sfoggio il damerino;
penzola il notaio dai ciondoli cifrati:
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Benestanti in monocolo censurano le stecche:
burocrati adiposi trascinano spose obese
seguite da altre, cornàc ufficiose
quelle coni falpalà che sembrano una réclame;
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Sulle panchine verdi, i droghieri in pensione
rinfocolano sabbia con il bastone a pomo,
e molto seriamente impugnano i trattati; poi
tabaccano dall’argento, e riattaccano: «Insomma!…» ;
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Estasiando sulla panca i fianchi rotondi,
bottoni chiari e pancia fiamminga, un borghese
si bea della pipa, da cui traboccano fili
di trinciato – già si sa, di contrabbando;
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Lungo le verdi erbette ridacchiano i bulli;
col cuore intenerito dal canto dei tromboni,
fumando rose, ingenui, i soldatini
fan festa al pupo per irretir la serva…
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Io, sbrendolone come uno studente, sotto
gli ippocastani verdi, seguo le ragazze:
lo sanno benissimo e volgono ridendo,
dalla mia parte, gli occhi pieni di cose indiscrete.
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Non dico sillaba: guardo intento la pelle
di quelle nuche bianche ricamate di riccioli:
sotto la blusa e i leggeri fronzoli, seguo
il tergo divino dopo la curva dell’ omero.
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Ho scovato ben presto lo stivaletto, la calza…
arso da bella febbre, ricostruisco i corpi.
loro mi trovano buffo, parlottano insieme…
e io sento baci salirmi alle labbra…
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