In questo quadro di Henri Fantin-Latour’s,
esposto al Musée d’Orsay di Parigi, Rimbuad è il secondo da sinistra
La mia Bohème
Me ne andavo, coi pugni nelle tasche sfondate;
anche il mio paltò diventava ideale;
andavo sotto il cielo, Musa! ed ero il tuo fedele;
perbacco! quanti amori splendidi ho sognato!
I miei pantaloni avevano un vasto strappo.
Puccettino sognante, nella corsa sgranavo
Rime. La mia locanda era l’orsa Maggiore.
Nel cielo le mie stelle avevano un leggero
fru-fru, l’ascoltavo seduto sul ciglio della via,
le belle sere settembrine in cui la rugiada
m’imperlava la fronte come un vino di vigore;
in cui, poetando fra le ombre favolose,
tiravo come lire gli elastici alle scarpe
ferite, e avevo un piede accanto al cuore!
Sensazione
Nelle sere azzurre d’estate andrò per i sentieri,
pizzicato dal grano, a calpestare l’erba tenera:
come in sogno ne sentirò il fresco nei piedi.
Lascerò che il vento bagni la mia testa nuda.
Non dirò nulla, non penserò a niente:
ma l’amore che non ha fine mi riempirà l’anima,
e andrò lontano, molto lontano, come un vagabondo
attraverso la Natura,
felice come quando si sta con una donna.
(Marzo 1870) Rimbaud aveva 16 anni quando scrisse queste due poesie, poi ci fu la sua “Season en enfer” e a 19 anni smise di scrivere …