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23 Marzo 2020 10:16
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Le fabbriche non chiudono: Confindustria decide
di usare gli zombies
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di Jeanne Pucelli
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Il Golem, nella cultura ebraica è uno zombi ante litteram, che prende vita qualora venga pronunciata una determinata formula alfabetica… tipo alzati e lavora. Gli si dà vita per essere usato come un automa come alcune volte accade nelle fabbriche con gli operai.
Anche nelle proto narrazioni sullo zombi, il non morto viene fatto rivivere per essere usato come schiavo. La parola zombi appare per la prima volta in letteratura nel 1684 nel racconto esotico di Paul-Alexis Blessebois, Le Zombi du Grand-Pérou ou la Comtesse de Cocagne. In quel racconto il termine viene usato per definire un’esistenza immateriale, un’anima uscita da un corpo.
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Sembra che il nominativo tragga origine da una contrazione creola dal francese “les hombres” le ombre. Il vocabolo zombi, o nella grafia inglese zombie, oppure in creolo zonbi, è quindi, originariamente haitiano. Ad Haiti, nella ritualità vudù, la parola zonbi indica un corpo senz’anima o un’anima senza corpo ed è legata alla tradizione magica praticata in loco e nelle isole limitrofe dove i nativi Arawaks, sterminati dagli spagnoli, furono sostituiti da schiavi senegalesi che portarono con loro queste narrazioni sulla rianimazione dei morti. Narrazioni che si fusero sincreticamente alle favole sulla resurrezione appartenenti alla religione salvifica cristiana dei loro padroni: anche il Lazzaro evangelico di fatto potrebbe essere classificato come zombies ma anche come Golem visto che rivive grazie alla formula magica del Redentore.
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Ma prima della metamorfosi cinematografica iniziata con il film di Romero, gli zombies si aggirarono nel breve racconto Gli zombi ovvero i morti che lavorano del giornalista americano William A. Seabrook, estratto da The magic Island (1929), il quale definì le caratteristiche essenziali dello zombie: «Lo zombi non ha alcuna personalità, è solo un braccio guidato da una mente che gli è estranea: la produzione degli zombi in genere è di serie.»
Questo è quanto scriveva Ornella Volta nella prefazione dedicata al capitolo Lo zombi – inserito nel volume Frankenstein & Company, di cui fu una magnifica curatrice.
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Ecco… ora i nessi tra le narrazioni sugli zombies e quanto sta accadendo nelle fabbriche del nord Italia fateli voi…
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silvia scialanca
24 Marzo 2014 @ 18:09
Giancarlo forse sei una fonte di ispirazione… ti mando un’ altra poesia… Un bacio Silvia
Amore mio, ricordi?
Uscivi sorridendo al sole e correvi,
subito felice nel verde del prato.
E i sogni, quelli che è impossibile dimenticare…
Amore mio, ti sdraiavi e sognavi.. ” Cosa sogni
piccoletta, forse l’isola che non c’è?”
Sognavi ad occhi aperti l’immenso del cuore
che è certo del bello del mondo,
E poi ti giravi a pancia sotto
per abbracciarti all’erba profumata e calda.
XXX
24 Marzo 2014 @ 18:24
Bellissima Silvia, è un urlo alla vita
Grazie la pubblichiamo tra qualche giorno
Gian Carlo
Luigi Scialanca
23 Marzo 2020 @ 15:00
Molto interessante! E bellissima la poesia di mia sorella!