• Realtà parallele – La bellezza ci salverà …

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    di Jeanne Pucelli

    «Muhammad Shahzad Khan era lì, a terra. Sul marciapiede, vicino a uno scooter. Già morto, massacrato a calci. La testa colpita come fosse un pallone da un ragazzo di 17 anni rimasto fra i curiosi ad aspettare i carabinieri. In quei momenti il padre, (B.M , N.d.R.) , di 40 anni, piombava come un ossesso di fronte al portone di casa di un giovane che, con la compagna, aveva assistito al pestaggio. Lo sfondava con un calcio ed entrava nel palazzo: voleva impedire al testimone di raccontare cosa avesse visto (…) È questa, secondo il gip Giuseppina Guglielmi, la ricostruzione di una parte della drammatica serata del 18 settembre scorso a Tor Pignattara, dove Khan — pachistano di 28 anni, a Roma dal 2007, sposato e padre di un bimbo di 4 mesi lasciato in patria — fu ucciso a freddo dal figlio del quarantenne, poi arrestato per omicidio volontario. Ieri anche il padre, (…) è finito in carcere (…) È accusato di concorso in omicidio con l’aggravante di aver istigato un minore: il figlio avrebbe agito seguendo un suo ordine preciso. «Prendilo!», «picchialo!», «ammazzalo!», urlò — secondo l’accusa — dalla finestra di casa al ragazzo, che passava in bicicletta con un amico per via Ludovico Pavoni, nel cuore del quartiere multietnico dove basta una scintilla per far esplodere la rabbia di italiani e stranieri. Il diciassettenne eseguì senza fiatare: un calcio al petto di Khan per farlo cadere, poi altri alla testa. Letali. E fu sempre il padre, sceso in strada, a minacciare altre persone apostrofandole come «spie» e «infami», anche quando i carabinieri erano arrivati in via Pavoni. Calvo, a torso nudo, con un paio di bermuda, il quarantenne era stato visto anche prima dell’omicidio lanciare una bottiglia di plastica piena d’acqua addosso al pachistano che passava in strada cantando una litania che lo disturbava. «Recitava una sura del Corano, stava pregando», raccontarono altri testimoni, dopo aver vinto la paura.»

    Questi sono stralci di un articolo pubblicato ieri sul Corriere della Sera. Molti abitanti di Tor Pignattara, nei giorni successivi all’omicidio, scesero in strada, manifestarono sfilando per la strade, portavano cartelli che inneggiavano a Daniel, il giovane (presunto) omicida. Ricordo alcune interviste agli abitanti del luogo che difendevano il loro “eroe” che li aveva difesi “dall’avanzata degli stranieri”. L’orrore.

     

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    Mi sono chiesta se questi esseri viventi, che camminano in una realtà mentale parallela a quella che percorro ogni giorno, appartengano al mio stesso ceppo di umanità. Sono loro o sono io ad appartenere ad una “stirpe distinta”?


    Non so, non so perché ma questa mattina una frase si è impiantata nella mia mente “Invoca la strage! E lascia liberi i cani della guerra”.

    Non ricordo da dove provenga, credo dal Giulio Cesare di Shakespeare ma non ne sono sicura, non ho voglia di perdere tempo a cercare … so solo che fa a caso mio.

    Oggi la revanche mi acceca… e – non so bene per quale strano nesso che ha creato un ponte tra le sinapsi – mi vengono alla mente le stupende parole che Nazim Hikmet scrisse pensando a Don Quijote «Hai ragione tu, Dulcinea/è la donna più bella del mondo/certo/bisognava gridarlo in faccia/ai bottegai/certo/dovevano buttartisi addosso/e coprirti di botte/ma tu sei il cavaliere invincibile degli assetati/tu continuerai a vivere come una fiamma/nel tuo pesante guscio di ferro/e Dulcinea/sarà ogni giorno più bella./».

    Don Quijote … Dostoevskij lo fece rinascere nel principe Miškin, e attraverso la voce di un personaggio – quella del nichilista Ippolit già compromessa dalla tisi – disse «É vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la ‘bellezza’?» quell’Ippolit che odiava l’esistente e che poi «gridò forte a tutti : il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza! E io affermo che ha idee così giocose perché è innamorato».

    Forse io ho sempre “idee giocose” perché sono sempre innamorata? Non mi risulta. Forse sono innamorata della bellezza che non trovo certo nei deliri positivistici di chi crede talmente in una naturale scissione tra pensiero non cosciente e corpo da estromettere dalla sua ricerca sulla sessualità ciò che il volgo chiama sentimenti, sensazioni, sentire e sentirsi.

    Il razzismo becero di Tor Pignattara non appartiene alla bellezza.

    Neppure l’elogio alla masturbazione e ciò che viene definito con un eufemismo “autoerotismo”, appartengono alla bellezza. Perché se il pensiero nasce come speranza-certezza che esista un uguale a sé con il quale realizzare la propria esistenza, masturbarsi . che presuppone l’annullamento dell’altro da sé – equivale a uccidere fantasticamente l’altro. L’annullamento del rapporto con l’altro da sé, e il conseguente isolamento, è il fallimento dell’umano e quindi la fine della bellezza.

    http://www.igiornielenotti.it/?cat=572

    Mi vien in mente ora una scena del film di Bernardo Bertolucci Ultimo tango a Parigi, in cui il protagonista guarda la donna che si masturba e piange. Lì finisce la bellezza del rapporto tra i due protagonisti del film di Bertolucci.

     

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    Avevate ragione voi, Don Quijote e principe Miškin e gli altri che come voi sono innamorati della bellezza, «Dulcinea/è la donna più bella del mondo»; certo bisogna gridarlo in faccia ogni giorno a chi pensa che la sessualità sia meramente masturbatoria; ai preti che vogliono una genitalità meramente procreativa; ai violentatori latenti che usano le donne come fossero cessi in cui scaricare i propri umori; a tutti coloro che percorrono la strada parallela che porta al castello della Signora che dona l’atarassia e la morte vivente, in cui viene annullata la bellezza del rapporto con l’altro da sé senza scissione tra mente e corpo. Loro «… ci muoiono intorno al castello, non coltivano i campi, non cercano il sesso, non fanno ricerca. Si ingannano. Rischiamo di vederli tremare di freddo sotto il castello, da pazzi, in un giorno d’estate.» (1)

    16 ottobre 2014


    (1) M. Fagioli. 1980 – Prima premessa a Bambino donna e trasformazione dell’uomo

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