• Prima creammo il default della Grecia …

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    di Gian Carlo Zanon

     

    Lo avevamo detto tre anni fa …

    Nei giorni scorsi sono stato immerso nella tragedia della Shoah. Quegli eventi drammatici, come ha affermato Avraham Yehoushua, in una sua intervista  apparsa ieri su L’Unità, sono ancora possibili: « … gli avvenimenti del Biafra, del Bangladesh o della Cambogia, la pulizia etnica in Bosnia, non sono poi così lontani dalla violenza del massacro nazista».  

     

    Sabato sono andato alla presentazione del libro di Bruno Amoroso, L’Europa oltre l’euroLe ragioni del disastro economico e la ricostruzione del progetto comunitario, tenutasi nella Libreria Arion di Via Cavour a Roma.

    Pensavo che avendo studiato e recensito il libro di Amoroso mi fossi vaccinato dall’angoscia economica, ma non è stato così. Alcuni approfondimenti dell’economista, che fu allievo di Federico Caffè, sulla situazione economica, hanno gettato me e i presenti nello sconforto.

     

    Due cose mi hanno particolarmente colpito: la prima è l’assoluta inesistenza nella classe dirigente di un’idea di bene comune. Senza questo pensiero, ovviamente  ogni atto politico è finalizzato ad un proprio tornaconto personale. Al più si cerca di curare, il sintomo evidente ma non la causa che lo genera: si fa pagare ai cittadini il debito pubblico ma non si fa nulla per fermarlo. Non si fa nulla per fermarlo perché il debito è creato dalle banche private a cui dobbiamo pagare i debiti. Tutto questo con i soliti taciti accordi tra politici e finanza, tra alcuni sindacati e imprenditoria, e tra politici-finanza, sindacati-imprenditoria e l’informazione mediatica in mano alla finanza.

     

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    Il secondo tema affrontato da Amoroso, che mi ha fatto accapponare la pelle, è il patto scellerato tra i dirigenti finanziari e i politici, coperto dai media. Amoroso ha affermato che la Grecia è già in default, e che il suo fallimento è stato scientemente voluto dai paesi del Nord Europa, Germania del Quarto Reich in testa, che di fatto hanno in pugno la Bce. Questa manovra finanziaria che ha già di fatto distrutto l’economia greca, è stata possibile perché gli altri stati dell’euro, compresa l’Italia, anziché aiutare quel paese, hanno preferito schierarsi con il più forte. Tutto questo senza tener conto che dopo la Grecia toccherà a loro. E questo nel breve periodo.

     

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    A me è venuta in mente un’amara poesia di Bertolt Brecht che molti di voi conosceranno: «Prima di tutto vennero a prendere gli zingari,/e fui contento, perché rubacchiavano./Poi vennero a prendere gli ebrei,/e stetti zitto, perché mi stavano antipatici (…) Un giorno vennero a prendere me,/e non c’era rimasto nessuno a protestare». La si potrebbe trasformare in questo modo, Brecht mi scuserà:

    Prima creammo il default  della Grecia,
    e fummo contenti di compiacere Angela Merkel.
    Poi fu la volta del Portogallo,
    e rimanemmo zitti per non inquietare la Bce.
    Poi toccò alla Spagna,
    e ne fummo sollevati, perché erano nostri primi concorrenti.

     

    Poi, obbligati dal Quarto Reich, facemmo fallire l’Irlanda,
    e tacemmo perché così van le cose: o noi o loro.

     

    Il giorno che toccò all’Italia,
    non c’era rimasto nessuno a cui chiedere aiuto.

     

    Invece di dire queste verità ai cittadini europei, i politici attraverso i mezzi di comunicazione, sparano stime di crescita inverosimili ma create apposta per intorpidire il pensiero dei cittadini.

     

    Jean-Paul Fitoussi, economista docente all’Institut d’etudes politiques di Parigi ieri ha rilasciato una intervista nella quale stempera l’ottimismo post-berlusconiano di Monti affermando che i politici «Sono come i metereologi: (credono che – N.d.R.) dopo la pioggia prima o poi verrà il sole». A Fitoussi non lo convincono questi annunci di ripresa sbandierati solo per propaganda elettorale: «Si illudono di coniugare l’austerità con la crescita. Non funzionerà».

     

    E al giornalista che gli chiedeva:

    «Professore, tutti gli istituti parlano di una ripresa nel 2014. Da dove arriverà la ripresa?»

     

    Lui ha risposto:
    «Esistono i miracoli, lo sa? Per la verità anche i numeri per il 2014 sono deboli. Non parliamo di vera crescita, siamo intorno all’1%. Una crescita che non risolve i problemi né del debito, né della disoccupazione. Queste sono previsioni che nascondono piuttosto che far emergere i problemi. Per il 2013 c’è già evidenza di quello che avverrà: recessione a livello europeo, ancora più forte in Italia. Dicono che non può durare, che prima o poi l’economia risalirà. Su quali basi? Mah».

     

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    Mi sembra chiaro che viviamo in mezzo alla menzogna palese. Viviamo in un frangente storico in cui la verità è un diamante che per non perdere la propria perfezione ogni giorno è costretto ad  inabissarsi  cercando di ritrovare il luogo della propria nascita. Viviamo in una terra desolata dove il ladro è il saggio, il furbo è l’eroe, la vergogna una parola senza senso e l’etica dell’Io una funzione obsoleta.

    Viviamo in un’epoca in cui per non venire risucchiati nel vortice dalla menzogna si deve tornare sulle montagne dell’onestà intellettuale e resistere come fecero i partigiani, sapendo che questa volta però non giungerà nessun esercito alleato a liberarci.

    28 gennaio 2013

     

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