La trovo nell’urlo della notte
la nota indigena,
quando sembra riposino le ossa
disarmate sui fianchi dell’anima.
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Ripasso al setaccio dell’ esperienza
il sapore del mio sangue
che continui a chiamare di delitto passionale,
tra sprezzanti titoli di cronaca nera
e sfavillanti chimere di spighe vuote.
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Se vuoi incontrarmi sono là
dove non mi hai mai vista,
a guardare il mondo
nelle gemme di una radice.
Immaginando di dipingerlo insieme.
–
E anche oggi, dopo le mimose,
è rimasto nell’aria
lo spavento di un tuono.
–
(9 marzo 2013)
Francesca
9 Marzo 2013 @ 15:55
E’ splendida!
Dalla redazione
9 Marzo 2013 @ 16:37
Un dono alle donne …
Gian Carlo
Rosa Rivelli
9 Marzo 2013 @ 18:48
Caro Gian Carlo, è un dono il respiro che tu hai voluto dare al bisogno di liberare parole. L’ho riletta trascritta da te e mi piacciono le tue pause..mi è sembrato un gesto di premura all’affanno che hai colto.. Quasi un farlo proprio..quell’affano. Piccoli segni, discreti ma molto efficaci. Ti ringrazio di cuore e infinitamente per l’ospitalità accogliente su questo tuo diario/spazio così bello. E ringrazio anche Francesca
Rosa
Dalla redazione
10 Marzo 2013 @ 09:45
Chissà, forse l’ho fatto per quel suono che voleva solo un po’ di silenzio, e che era già musica … “misteriosa forma del tempo”.
Gian Carlo