• Poesia e ribellione – Mario Benedetti – “Non è possibile che le streghe sorridano a bruciapelo…”

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    Questa città è un inganno

    Non è possibile.
    Questa città è un inganno.
    Non è possibile che le palme si pieghino
    a accarezzare il crine dei cavalli
    e gli occhi delle puttane siano teneri
    come in una Venere di Luca Cranach
    non può essere che il vento sollevi le gonne
    e tutte le gambe siano belle
    e che i consiglieri vadano in bicicletta
    dall’autunno all’estate e viceversa.

    Non è possibile.
    Questa città è un inganno.
    Non è possibile che nessuno senta turbamento per la mia pigrizia
    e che i sospiri mi eccitino tanto quanto gli urrà
    e io possa sputare con innocenza e gioia
    non sul ritratto ma proprio su un signore
    non è possibile che ogni terrazzo con l’antenna
    trovi finalmente il proprio raggio giustiziere e tempestivo
    e che i suicidi guardino l’abisso e vi si lancino
    come fosse da un ricordo a una piscina.

    Non è possibile.
    Questa città è un inganno.
    Non è possibile che le streghe sorridano a bruciapelo
    e che la mia insonnia scricchioli come un osso
    e che l’ufficiale e il sottufficiale di polizia piangano
    come il coccodrillo e il salice rispettivamente
    non può essere che io mi trovi a correggere le bozze
    della mia stessa elogiativa nota funebre
    e che l’autoambulanza proceda senza farsi notare
    e le campane suonino solo come campane.

    Non è possibile.
    Questa città è un inganno.
    Oppure è vera
    e allora
    d’accordo
    mi chiudano pure in una cella.

    ESTA CIUDAD ES DE MENTIRA

    No puede ser.
    Esta ciudad es de mentira.
    No puede ser que las palmeras se doblen
    a acariciar la crin de los caballos
    y los ojos de las putas sean tiernos
    como los de una Venus de Lucas Cranach
    no puede ser que el viento levante las polleras
    y que todas las piernas sean lindas
    y que los concejales vayan en bicicleta
    del otoño al verano y viceversa.

    No puede ser.

     
    Esta ciudad es de mentira.
    No puede ser que nadie sienta rubor de mi pereza
    y los suspiros me entusiasmen tanto como los hurras
    y pueda escupir con inocencia y alegría
    no ya en el retrato sino en un señor
    no puede ser que cada azotea con antenas
    encuentre al fin su rayo justiciero y puntual
    y los suicidas miren el abismo y se arrojen
    como desde un recuerdo a una piscina.

    No puede ser.
    Esta ciudad es de mentira.
    No puede ser que las brujas sonrían a quemarropa
    y que mi insomnio cruja como un hueso
    y el subjefe y el jefe de policía lloren
    como un sauce y un cocodrilo respectivamente
    no puede ser que yo esté corrigiendo las pruebas
    de mi propio y elogiosísimo obituario
    y la ambulancia avance sin hacerse notar
    y las campanas suenen sólo como campanas.

    No puede ser.
    Esta ciudad es de mentira.
    O es de verdad
    y entonces
    está bien
    que me encierren.

     
    (da Noción de patria / Nozione di patria, 1962-63)

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