• “Terrorismo psicotico” – I nuovi scenari mediatici del fenomeno “lupi solitari radicalizzati”

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    di Gian Carlo Zanon

    Le tessere del mosico terrorismo

    Note a margine del “patto mediatico” francese che vorrebbe censuare l’identità degli autori del “terrorismo do-it-yourself”

    Occultare l’identikit psicotico dei “terroristi islamici” o mostrare la loro miseria umana?

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    Il 3 agosto è apparso un articolo su Al-Arabia a mio giudizio allarmante. Diana Moukalled, giornalista libanese, in un pezzo dal titolo Let us first go beyond the term terrorism (Vediamo prima di andare oltre il termine terrorismo) (leggi qui) ha scritto che Le Monde e altri media francesi vorrebbero avvallare un “patto mediatico” per il quale tutti i media si impegnano a non pubblicare le foto e i dati biografici dei sedicenti terroristi islamici. (1)

    L’intenzionalità, dichiarata, è quella di depotenziare la glorificazione dei carnefici che scelgono di suicidarsi trascinando con loro centinaia di vittime innocenti.

    È evidente che questo patto censorio non porterebbe a nulla sul piano della propaganda terroristica, per il semplice fatto che la glorificazione dei “martiri dell’islam” avviene ed continuerebbe ad avvenire, surrettiziamente, per mezzo dei media arabi ma anche e soprattutto attraverso la rete che continua ad essere la fonte dottrinaria per eccellenza dei “radicalizzati” dell’ultima ora.

    L’unico risultato sarebbe quello di lasciare in ombra la vera identità di queste persone, che nella stragrande maggioranza dei casi appartengono alla categoria “psicotici”.  Mi chiedo perché lo si vuole fare. Per continuare a parlare indisturbati di “terrorismo islamico” addomesticando così l’opinione pubblica occidentale con l’intenzione di spingerla sempre più su posizioni oltranziste?

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    Su Le Figaro, invece, viene messo in luce il profilo psichiatrico sia del conducente del camion di Nizza: «… era un perfetto psicopatico preso in cura da uno psichiatra in Marocco già dalla prima adolescenza» sia del ragazzo che ha sgozzato il prete a Seine-Maritime “in nome dell’Isis”: «Il franco-algerino durante gli ultimi sei anni è stato ospite di un centro medico psichiatrico». (leggi qui)

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    Su Left – (n. 32 2016) , dedicato alla “Jihad fai da te”, Manuela Petrucci, psichiatra primario ospedale specialistico Christophsbad, Geppingen, Stoccarda, in un lungo e dettagliato articolo analizza gli ultimi tre casi di “terrorismo” accaduti in Germania e altri ancora come, il massacro alla Columbine High School, Utøya (Anders Breivik), ecc., mettendo ben in luce le biografie psicopatologiche dei pazzi assassini. Biografie che ora i media francesi vorrebbero censurare.

    Un vero sfregio alla verità e alla lotta contro questo fenomeno incontrollabile perché è proprio lì che si giocano le sorti di questo “terrorismo fai da te”, perché, lo scrive Manuela Petrucci, personaggi a cui non è stata riconosciuta l’infermità mentale, come Breivik, divengono poi gli eroi da imitare da parte di psicotici gravi come David Ali Sonboly il diciottenne di Monaco che armato di pistola ha fatto strage dei suoi coetanei.

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    Se invece di occultare la vera realtà identitaria dei malati di mente – che indossando la bandiera del terrorismo islamico acquisita poche settimane prima compiono questi atti efferati – e se invece di ammazzarli, mostrassimo questi poveri dementi nella loro reale miseria umana, dicendo la verità sulle loro gravissime patologie psichiatriche – patologie che trovano un bersaglio e una legittimazione ideologica e religiosa – forse il fenomeno dell’imitazione si attenuerebbe. Non vedo come un povero demente che farfuglia frasi senza senso possa divenire un modello da imitare.

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    Guardando le foto di un Breivik che orgogliosamente fa il saluto nazista, mi chiedo “esiste una complicità tra questo pazzo furioso e l’informatore mediatico  che invece di mostrare le immagini della miseria mentale del norvegese ne esalta le caratteristiche ideologiche?”

     

    Leggi qui gli altri articoli correlati a  “Le tessere del terrorismo”

    Note

    (1)  Non ho trovato l’articolo di Le Monde ma la conferma viene anche da Huffingtonpost: Le Monde Won’t Publish Terrorists’ Pictures In New Policy Aimed At Preventing ‘Posthumous Gloryhttp://www.huffingtonpost.co.uk/entry/le-monde-france-isis-attacks-editorial-newspaper_uk_5798698de4b02508de479585

     

    e un’altro su Liberation  molto interessante che vi invito a leggere con attenzione  Sur la diffusion de l’identité des terroristes, des médias en rangs dispersés

    Par Frantz Durupt et Alexandre Léchenet — 28 juillet 2016 à 17:52

    http://www.liberation.fr/france/2016/07/28/sur-la-diffusion-de-l-identite-des-terroristes-des-medias-en-rangs-disperses_1469092

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