• Lettera – La più inapplicata Costituzione del mondo

      0 commenti

     

    Tanti bei discorsi ma io mi sono svegliata stamattina per niente orgogliosa di appartenere a questo popolo, ma schifata della sua ipocrisia, quella che tu ieri sera non hai fatto altro che alimentare: sì, abbiamo proprio la più bella Costituzione del mondo, ma è anche la più inapplicata, quindi la più derisa …

     

    Caro Benigni, io vivo in carrozzina da 25 anni in seguito ad un incidente stradale all’età di 20 anni e ho capito bene che sono tra gli ultimi della mia società, quella società che tace su tante cose che non vuole vedere … Sono ultima tra gli ultimi, perché da 5 anni tutti i giorni mi batto e incontro in carcere i “sepolti vivi” , gli ergastolani che la nostra bella Italia ha condannato a morire in carcere.

     

    Ergastolani senza speranza, senza benefici penitenziari, persone che sono in carcere anche dal 1979, ragazzi di 40 anni che sono stati condannati all’ergastolo a 18 anni e che non sono mai usciti, neanche per il funerale del padre. Ragazzi che hanno vissuto più tempo della loro vita in carcere che fuori, persone che l’ergastolo se lo vivono sulla propria pelle, giorno dopo giorno, anno dopo anno, da decenni. 

    Persone profondamente e completamente cambiate rispetto al tempo dei loro reati, ma che sono uomini da noi condannati ad essere PER SEMPRE CATTIVI E COLPEVOLI, non ci interessa affatto che siano UOMINI NUOVI, come ci chiede l’art.27 della Costituzione che ti piace tanto… Noi li vogliamo REALMENTE FAR MORIRE IN CARCERE, tu che sei  contro la pena di morte…

       Io li incontro: sono sempre lì, estate, inverno, Natale e Pasqua, hanno la cella del carcere come tomba. Vedo il tempo scorrere sui loro volti, settimana dopo settimana, e lasciare solchi profondi.   Ti avevamo chiesto un cenno, una tua parola ieri sera … Niente: indifferenza e silenzio. Eppure tutti quei bei discorsi sulla pena di morte: caro Benigni, quanta ipocrisia quando ci schieriamo contro la pena di morte immediata e condanniamo 1.500 persone ad una pena di morte al rallentatore. A morire giorno dopo giorno. Grazie anche al tuo silenzio.

     

    Nadia Bizzotto 

     

    ( … ) Erode mandò a decapitare Giovanni nel carcere. Quelli che mangiavano con lui a tavola non alzarono un dito contro quell’iniquità, ma continuarono a sganasciare. Col  silenzio sono divenuti complici. ( Don Oreste Benzi “Scatechismo”).

     

     

     

    dalla Redazione

     

    Abbiamo pubblicato molto volentieri questa lettera di Nadia Rizzotto, una delle poche voci fuori dal Coro Nazionale dei Ciechi Psichici che dopo quell’abominio di messa in scena di Benigni (da noi annunziato: leggi QUI) hanno continuato ad applaudire sui mezzi d’informazione ciò che chi ha scritto la lettera ha giustamente definito “ipocrisia”. E ci piace il termine ipocrisia perché svela lo scollamento, o meglio la tragica scissione, tra ciò che è stato scritto nel 1947 e l’applicazione fattiva della Costituzione italiana. È un vero peccato che Benigni abbaia perso l’occasione per evidenziare questa grave dissociazione. Lui ha preferito fare il giullare, che irride il potere sapendo bene però a che punto si deve fermare … per poter continuare a fare il “giullare di stato” lautamente pagato da, come scrive Nadia, “quella società che tace su tante cose che non vuole vedere …. “ . Più di dodici milioni di persone hanno ascoltato da un giullare ciò che volevano che gli si dicesse … per continuare dormire “tranquillamente”. Però “non invidio i loro sogni” direbbe Albert Camus.

     

    Questa lettera parla soprattutto di carcerati condannati ad una morte civile. Nadia scrive una cosa importante e rara: nel suo dire vi è l’idea della trasformazione dell’essere umano: “Persone profondamente e completamente cambiate rispetto al tempo dei loro reati”  Per molti la trasformazione è stata talmente profonda da cancellare completamente il senso della loro carcerazione. Eppure stanno li ad aspettare una vita eterna post mortem creata solo per placare la loro legittima disperazione esistenziale.

     

    19 dicembre 2012

    Emo Bertrandino

    Scrivi un commento