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Siamo intorno a 20 mila anni fa! L’ultima grande glaciazione volge al termine. Nel cielo si aprono sprazzi di sereno: il sole torna a ricomparire dopo decine di migliaia di anni !
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Gli umani hanno vissuto nelle caverne per circa 50 mila anni, ma, paradossalmente, in tutti questi anni, nella maggior parte di esse, si è verificato un fenomeno evolutivo di portata storica eccezionale: dal contatto stretto e continuo tra donne e uomini, dapprima è tornata quella affettività che aveva contraddistinto la nascita del genere umano, poi si è verificato un processo creativo che li ha portati a scoprire prima la musica, poi il ballo, poi il canto e infine il linguaggio.
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Gli uomini “costretti” a restare vicino alle donne, hanno imparato dal genere femminile ad esprimersi in maniera sempre più affettiva e artistica. Hanno colto, in maniera inconscia, che la creatività non è solo quella delle donne che mettono al mondo i bambini, ma è la capacità di farsi “contaminare” dall’affetto della donna: è da essa che scaturiscono tutte le scoperte che il genere umano ha fatto nella storia: arte, tecniche agrarie, Gli uomini, i migliori ora non sono più solo “i cacciatori”, sanno suonare, ballare, cantare, dipingere, scolpire. Esattamente come sanno fare le donne.
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Ora che la grande glaciazione volge al termine, sempre più esseri umani escono dalle caverne. Ogni volta che vedono il sole comparire essi escono all’aria aperta e incontrano altri individui simili a se stessi, usciti dalle caverne vicine! Dapprima si osservano con timore: un misto di paura, di sorpresa, di curiosità! Si guardano, si toccano, si parlano a gesti perché ogni gruppo ha elaborato una propria lingua. Cominciano a scambiarsi doni, piccoli oggetti d’artigianato che hanno costruito con le loro mani. Si intendono come chi è scampato ad una grande tragedia e viene da una lunga avventura. Si invitano vicendevolmente nelle proprie caverne per far loro vedere i dipinti con cui ne hanno decorato le pareti. Alcuni di essi sembrano quasi moderni: denotano una capacità immaginativa sorprendentemente astratta!
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Quando il tempo si fa brutto e, in seguito a un temporale, vedono comparire nel cielo grandi fulmini, quasi riconoscono in essi alcuni dei dipinti delle loro caverne: come se lassù nel cielo ci fosse ‘qualcuno’ che fa disegni simili ai loro: nasce il pensiero immaginativo! Vedono questi fulmini e tutta la natura, con occhi nuovi, più affettivi: si sentono parte di essa e anche di qualcosa che si verifica su in alto nel cielo.
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Come all’uscita dalla loro caverna, hanno incontrato umani usciti da altre caverne, con cui si sono scambiati notizie e doni, così pensano che quei fulmini, quei tuoni, quei temporali siano segnali di questo “qualcuno” che sta nei cieli e che quindi vogliano dire qualcosa, siano “comunicazioni” di questo “qualcuno”. Come hanno fatto con i loro vicini, depongono su delle pietre – i primi rudimentali altari – dei frutti, degli oggetti, piccoli bracciali o collane, con pietre colorate e conchiglie.
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Essi non sanno che la fine della glaciazione e le relative piogge stanno facendo alzare il livello del mare a livelli sempre crescenti. Il Mediterraneo, in particolare, si sta espandendo ad ovest verso lo stretto di Gibilterra, ad est verso il mar Nero – che prima era un lago – e a sud-est verso le valli del Libano, la Siria e il sud-Turchia, formando prima il mar Caspio e poi arrivando fino al mar di Aral. Molti villaggi dell’Anatolia e del nord-Mesopotamia si vedono circondati dal mare che si alza implacabilmente.
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È lì che il pensiero immaginativo si ammala !!!
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Alcuni si impauriscono sempre di più: associano a questi eventi naturali una volontà “divina” ! Come prima avevano pensato che i fulmini e i temporali erano dovuti a un “qualcuno”, così ora pensano che questo ‘qualcuno’ ce l’ha con loro: forse è “arrabbiato” per la vita dissoluta che conducono i giovani !
In alcuni villaggi si forma un’alleanza tra lo sciamano e alcuni anziani – la prima alleanza tra religione e ragione – Decidono così che l’unica cosa da fare è quella di offrire un sacrificio umano alle divinità adirate con loro.
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Così come i cacciatori che uccidendo la preda e facendo sgorgare il sangue dalle ferite la renderanno “pronta” alla soddisfazione dei bisogni degli umani, analogamente il sangue delle giovani vite sacrificate sazierà la sete di vendetta e la rabbia distruttrice delle divinità. Questo comporterà la perdita di quel rapporto umano che, in tantissimi anni nelle caverne, erano riusciti a costruire con la crescita di quell’affettività-creatività che aveva visto coinvolti donne, uomini e bambini. Inoltre questo pensiero paranoico-religioso, che vede la ‘divinità’ al di sopra delle persone, diverrà pensiero comune e cultura condivisa: le primarie divinità della natura, cielo, terra, acqua , fuoco, possono essere soddisfatte solo obbedendo a chi si fa portatore e mediatore del loro messaggio e del verbo che essi elaboreranno.
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Gli esseri umani che venivano sacrificati, in un primo momento, facevano parte della propria comunità, in seguito verranno sostituiti sacrificando e sterminando i “nemici” catturati da altre comunità: si arriverà così all’alleanza definitiva tra pensiero razionale, che vede nelle guerre-sterminio un modo per perpetuare il potere di pochi sfruttatori, e il pensiero religioso che, con false e violente credenze, serve al primo per impedire il sorgere di un pensiero che possa riportare la mente alla vera natura umana affettiva!
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Arturo Maniscalco
19 gennaio 2015
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