• La shoah brasiliana – Ritrovato dopo 40 anni il Rapporto Figueiredo sullo sterminio dei nativi brasiliani

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    dalla Redazione

    Brasile il genocidio nascosto che imbarazza Dilma Roussef

     

    venerdì 31 maggio 2013 19:19

     

    Un rapporto scomparso, che descrive assassinii di massa, torture, stupri e la riduzione in schiavitù di tribù indigene durante la dittatura militare in Brasile, è stato improvvisamente ritrovato dopo oltre 40 anni. Sollevando nuovi dubbi circa il comportamento del governo, se avesse o meno fatto ammenda e punito i responsabili.


    Le 7mila pagine del Rrapporto Figueiredo sono rimaste nascoste per più di 40 anni, ma alcuni estratti in possesso del quotidiano britannico The Guardian rivelano centinaia di azioni criminose e i loro responsabili. Preparato nel 1967 dal procuratore generale Jader de Figueiredo Correia, il documento descrive dettagliatamente le atrocità commesse dal Servizio governativo per la Protezione dell’Indio (noto come SPI), un organismo creato per migliorare i mezzi di sostentamento delle comunità indigene, ma che spesso aveva finito per diventare il mezzo per privarli della terra o liberarsi di loro a colpi di fucile o usando veleni. Al momento della pubblicazione, il documento aveva provocato sdegno nel mondo intero, portando due anni dopo alla creazione dell’organizzazione per i diritti dei popoli indigeni Survival International. Tuttavia, nonostante l’avvio di un’inchiesta giudiziaria e l’incriminazione di 134 funzionari pubblici accusati di oltre mille crimini, non uno di loro è mai stato messo in carcere dalle autorità brasiliane.


    Si pensava che il rapporto fosse andato distrutto poco dopo la sua pubblicazione in un incendio al ministero dell’agricoltura, alimentando il sospetto di un’azione di copertura da parte della dittatura e dei suoi sodali tra i potenti latifondisti. Tuttavia, la maggior parte del documento è stato ritrovato di recente in un vecchio, archivio polveroso, e la Commissione Nazionale per la Verità (National Truth Commission) lo sta esaminando, investigando sulle violazioni dei diritti umani tra il 1947 e il 1988. Sebbene il documento non sia stato reso pubblico al momento della sua riscoperta, The Guardian ha avuto accesso ad una copia scannerizzata nella quale Figueiredo descrive lo stato di schiavitù dei nativi, le torture sui bambini e le razzie delle loro terre. «Il Servizio per la Protezione dell’Indio è degenerato al punto di dare la caccia agli Indiani fino alla loro estinzione», scrive il procuratore generale nell’introduzione mandata al ministro dell’interno. Le pagine – tutte rilegate, firmate con le iniziali e contrassegnate MI-58-455 – contengono una lista alfabetica dei responsabili e le accuse a loro carico. La maggior parte sono accusati di appropriazione indebita di terreni, di malversazione, della vendita illegale di bestiame o legname per profitto personale a danno delle comunità che essi stessi avrebbero dovuto proteggere. Ma molti sono coinvolti in crimini ben più atroci.

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    Non è possibile calcolare il numero delle vittime. La Commissione per la Verità ritiene che alcune tribù, come quelle nel Maranhao, siano state completamente annientate. In un caso, nel Mato Grosso, soltanto due sopravvissuti hanno potuto raccontare dell’attacco mortale con lanci di dinamite dagli aerei contro la loro comunità di 30 Indiani Cinta Larga. Figueiredo descrive inoltre come funzionari di governo e latifondisti abbiano contaminato con il vaiolo i villaggi più isolati e distribuito zucchero avvelenato con la stricnina.
    Tra le persone ritenute responsabili compare il maggiore Luiz Vinhas Neves, che ha guidato la SPI dal 1964 fino a quando fu licenziato in seguito al rapporto del 1968. Neves è citato in più di 40 vicende, comprese molte irregolarità finanziarie per un valore di oltre un miliardo di real (300mila sterline) di oggi. In seguito al rapporto, una risoluzione parlamentare lo accusava di complicità nella diffusione del vaiolo all’interno di due lontane comunità nel Pataxò.

    La tortura era pratica comune. La tecnica più citata era quella cosiddetta del “tronco”, “the trunk”, che schiacciava lentamente le caviglie delle vittime. Una pena alternativa era usata da Alvaro de Carvalho, un governativo accusato di aver trucidato un nativo del Narcizinho, appeso per i pollici e frustato (a morte).
    Le persone erano trattate e vendute esattamente come gli animali. Flavio de Abreau, il capo della sezione SPI di Couto Magalhaes, secondo il rapporto aveva barattato una donna indigena con un forno a mattoni e poi bastonato il padre quando questi se ne lamentava. De Abreau è inoltre accusato di aver affamato le comunità locali. Altri funzionari costringevano bambini a picchiare i genitori, fratelli a frustare fratelli, oltre ad obbligare le donne a lavorare immediatamente dopo aver partorito.
    Figueiredo sottolineava che le autorità agivano impunemente negando ai nativi un futuro di vita soddisfacente. «Esiste una meravigliosa tradizione indio molto ben salvaguardata. Gli indios non chiedono un penny di assistenza statale per vivere una vita piena e sana nei loro vasti territori», annotava Figueiredo.

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    Il rapporto fu di grande imbarazzo per il regime militare e la censura della stampa ne aveva assicurato in seguito riferimenti rarissimi. Il Servizio SPI fu sostituito da un’altra agenzia, il FUNAI, ma le tribù continuano ancora oggi a lottare contro taglialegna illegali, minatori, coloni e costruttori di dighe sostenuti dal governo. (Leggi gli articoli di Loretta Emiri)
    Ciò è particolarmente vero nel Mato Grosso do Sul, dove si registra la maggior parte di massacri di nativi del Brasile. I 31 mila indios Guarani-Kaiowa stimati presenti in quell’area sono ora confinati in minuscoli appezzamenti, completamente circondati da campi di soia o di zucchero di canna.

    Il direttore di Survival International, Stephen Corry, ha affermato che nulla è cambiato quando si tratta di impunità per il massacro di indios. «Uomini armati uccidono regolarmente gli indigeni nella consapevolezza che difficilmente ne dovranno rispondere alla giustizia – nessuno degli assassini responsabili di aver sparato ai capi tribali Guarani e Makuxi è mai stato messo in prigione per quanto commesso. È difficile non pensare che razzismo e avidità di danaro siano alla base del fallimento del Brasile nel difendere la vita dei suoi nativi», ha detto Corry.
    Avvocati, politici e organizzazioni non governative avvertono che l’influenza della cosiddetta lobby ‘ruralista’ dei latifondisti è nuovamente in crescita. La presidente Dilma Rousseff è condizionata dai loro rappresentanti presenti nel Congresso che ha già indebolito il codice forestale. Si dice che stiano pianificando la riduzione di riserve indigene trasferendo la responsabilità della loro demarcazione dal FUNAI al congresso dominato da una maggioranza conservatrice.
    La maggior parte del giornali brasiliani – compresi Globo, Folha e Estado de Sao Paulo – ha ampiamente ignorato la ‘riscoperta’, nonostante il rapporto Figueiredo sia stato recentemente descritto dalla Commissione per la Verità come «uno dei più importanti documenti prodotti dal governo brasiliano nel secolo scorso». Ecco infine cosa dice Marcelo Zelic, l’avvocato per i diritti umani che ha rinvenuto il documento tra 50 scatoloni nel Museo Indiano di Rio de Janeiro, secondo il quale a causa di forti interessi personali c’è già chi sta già cercando di danneggiare il Rapporto per evitare di apparirvi: «Questo documento, nascosto per diversi decenni, fa conoscere situazioni conflittuali che perdurano ancora oggi. Esso contiene molte informazioni, specialmente per stati come il Mato Grosso do Sul, Paranà, Bahia e l’Amazzonia, che possono aiutare a far luce una volta per tutte su molte violenze subite dai nativi brasiliani oltre a fornire l’esatta indicazione di chi siano i legittimi proprietari delle terre contestate».

    Jonathan Watts e Jan Rocha

    Articolo originale pubblicato su The Guardian, traduzione di Margherita Biondi

    29 giugno 2013

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