• La Sharia genera il terrorismo islamico?

      1 commento

    325

    di GianCarlo Zanon

    In Bangladesh, questa mattina è stato assassinato un uomo a colpi machete; è quarto caso in sei giorni. Nityarajan Pandey , l’uomo assassinato, era responsabile di un centro di meditazione induista.  Sicuramente gli assassini sono estremisti islamici.

     

    Ieri a Tel Aviv due terroristi hanno aperto il fuoco in pieno centro, dentro il Mercato di Sarona, in una zona affollata di locali e ristoranti accanto al ministero della Difesa. Arrestati i due presunti terroristi. Sarebbero due cugini palestinesi di Hebron. Hamas plaude all’attacco definendolo “un’operazione eroica” e i giornali mettono in primo piano il fatto che verranno sospesi i permessi per i palestinesi della Cisgiordania per recarsi a Gerusalemme durante il Ramadan … è come se dopo gli attentati di Parigi si fosse messo in primo piano il rafforzamento delle misure di sicurezza … ma forse sono io il paranoico che vede “cose strane”.

    Sta di fatto che la notizia è già sparita dai media e nessuno ha gridato “je suis une victime de Tel Aviv” o slogan del genere. Forse si pensa che tra i quattro morti israeliani e i due  assassini ci fossero problemi personali e che quindi  ciò che è accaduto non può essere catalogato nello stesso modo degli attentati terroristici di Parigi e Bruxelles. Forse si pensa che non appartenendo in senso stretto alla “razza occidentale e cristiana” le vittime innocenti di Tel Aviv non possono sperare di aver quelle attenzioni riservati ai propri “consanguinei”.

     

    Mi faccio queste domande perché non capisco, e mi viene da dar ragione al giornalista pakistano  Umer Ali che sulle pagine di MicroMega (n.4- 2016 ora in edicola) stigmatizza il comportamento della sinistra occidentale nei confronti dell’islam. Sinistra, dice lui, più propensa a dar man forte agli estremisti che vogliono imporre la sharia che ai liberali che nei paesi mussulmani lottano per i diritti umani e la laicità. «Accusare chiunque critichi l’islam di islamofobia è delirante» scrive UmerAli. È interessante il suo punto di vista perché conferma ciò che tutti sanno ma che nessuno osa dire: in Inghilterra «il 25 per cento della popolazione mussulmana si è dichiarata solidale con gli attentatori  di Charlie Hebdo. Il 38 per cento della popolazione mussulmana è convinta che gli apostati meritino la morte, il 33 per cento auspica l’instaurazione di un califfato mondiale, mentre meno dell’1 per cento si dichiara tollerante verso l’omosessualità». Essendo apostata e atea starei quindi già nella lista nera della sharia?  Non c’è da stare molto allegri direi, o no?

     

    Il 30 giugno 2013 su questo blog,  (leggi qui) allertati da un lettore affezionato, avevamo segnalato l’introduzione della sharia nel sistema legislativo inglese. Oggi una importante inchiesta, dei giornalisti Cecilia M. Calamani e Federico Tulli, che approfondisce questo problema, è incastonato nell’ultimo numero di  MicroMega. Il titolo La legge Islamica nel cuore dell’Europa illustra bene i contenuti dell’articolo.

     

    Anche i due giornalisti italiani partono dall’Inghilterra in cui già dagli anni  ‘80 vengono aperti i Consigli islamici della sharia, vale a dire Corti che legiferano sui diritti familiari, (divorzi, eredità, violenze domestiche, apostasia, sessualità) basandosi sulla parola del Corano. «Nonostante una sentenza pronunciata nel 2001 – scrivone Tulli e Calamani – dalla Corte europea per i diritti dell’uomo in cui si stabilisce che la legge della sharia è incompatibile con una democrazia liberale, essendo fondata sull’idea che la donna sia un essere inferiore e che pertanto non debba godere degli stessi diritti dell’uomo» ancora nel 2008 il segretario delle generale del Consiglio della sharia e decano delle Corti inglesi, Suhaib Hasan affermava in un’intervista «le questioni del matrimonio e del divorzio non sono competenza dello Stato ma dell’autorità religiosa.» e, ovviamente, l’arcivescovo di Canterbury, in modo trasversale, gli dava ragione. Non c’è da stupirsi, anche Bergoglio e i suoi vescovi pensano che il matrimonio sia un sacramento inviolabile di cui solo la chiesa si può occupare con la “Sacra Rota”. E quindi che differenza c’è con i “giudici” della sharia che permettono il ripudio della moglie deciso solo dall’uomo?  Per chi non lo sapesse se in Italia una donna sposatasi con il matrimonio concordatario, (quello “normale” in chiesa e municipio”) viene denunciata dal marito alla Sacra Rota dando prove che, nascondendolo al marito,  faceva uso di contraccettivi, ci può essere un annullamento del matrimonio, avvallato dalla Stato italiano, senza che il “consorte tradito” debba versare un euro per il mantenimento della consorte.

    Lo stesso accade in Inghilterra se la moglie, rinunciando però all’appartenenza religiosa, non si oppone legalmente chiedendo i propri diritti. Ma non accade quasi mai. Ma per conoscere bene il problema della legge islamica che in tutta Europa compromette pesantemente i diritti delle donne mussulmane, leggete questo articolo su MicroMega, ne vale la pena.

     

    Le leggi delle religioni monoteiste indeboliscono i diritti delle donne, dei bambini e di chi, rifiutando la credenza religiosa, sceglie di pensare anziché credere. Cos’è che scatena questi feroci atteggiamenti contro le minoranze religiose, contro gli atei, contro le donne, contro gli omosessuali contro i bambini che nelle madrase coraniche pakistane vengono regolarmente picchiati e violentati? «Il pensare che – scrive Umer Ali – la mia idea di Dio sia migliore della tua.»

     

    Sharia Islam : articoli correlati

    • “Il pensare che – scrive Umer Ali – la mia idea di Dio sia migliore della tua.” Sottolinerei ed evidenzierei quest’ultima frase. Raccontavo proprio stamattina ad una persona che ogni volta che venivo “avvicinato” dai Testimoni di Geova mi davano la sensazione che “la loro idea”, a prescindere da cosa io pensassi veramente, fosse comunque migliore della mia. Essi sottolineavano altresì che ogni “sistema di valori umani che provava o tentava di migliorare le sorti dell’umanità intera” avesse in ogni modo fallito. Ma non è che “riconoscendo i propri errori e fallimenti che si può ripartire da se stessi per migliorare le sorti dell’umanità intera”.!? E lo dico, “candidamente”, avendo fatto della mia vita “un film degli errori”.

    Scrivi un commento