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Nostoi/Νόστοι
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La macchina correva, rubando spazio al tempo
e nero suolo e linee bianche;
le luci incastonate sui guard rail macchiati di rumore,
si riflettevano nel nero delle pupille all’erta.
Un tempo sai,… un tempo sai,
sussurravano le “Voci della notte”; un tempo sai
‘sta strada era diversa. Era diversa ma …
l’odor d’asfalto e di separazione ancor mi inebria
e mi sconvolge, ancora;
è attingere al remoto, al tempo in cui …
al tempo in cui … la macchina correva
rubando spazio al tempo …
al tempo, ora diverso. Ora diverso ma …
l’odor di libertà e di te ancor mi inebria
e mi sconvolge, ancora;
è attingere al presente, a prima …
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La macchina correva
mentre nere le “Voci della notte”
come Sirene cantavano i ricordi
… un tempo sai … un tempo sai …
un tempo sai, Agamennone fu ucciso,
tremila anni dopo sedetti sul suo sangue
guardando il mare perso;
l’odor della vendetta ancor mi inebria
e mi sconvolge, ancora;
è attingere al remoto, al tempo in cui …
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La macchina correva, e l’alba,
sorgendo alla mia destra,
pungeva l’occhio nero tingendolo di luce;
intanto le “Voci della notte” ,
nell’aria chiara perdevano vigore,
il suono prendeva il sopravvento,
l’immagine cercava la linea
per dir dell’esistente … dell’esistente
che ancor m’inebria, e mi sconvolge, ancora;
è attingere al remoto … e al tempo in cui.
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Gian Carlo Zanon, maggio 2013
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Silvia
20 Febbraio 2014 @ 21:13
Bella Giancarlo, è musicale… mi piace! Silvia