• La guerra del tiempo

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     di Giulia De Baudi

     

    Nel 1952, Alejo Carpentier, lo scrittore cubano che creò il realismo magico sudamericano, da cui attinsero grandi scrittori come Garcia Marquez e Jorge Amado, scrisse Guerra del tiempo. L’opera riunisce tre racconti, Viaggio al seme, Somigliante alla notte e Il cammino di Santiago, e un piccolo romanzo, La molestia, pubblicato come libro indipendente.

    In questo suo lavoro, fondamentale per la letteratura sudamericana, Carpentier ‘giocò’ con il tempo come fosse materia plasmabile. In Viaje a la semilla egli creò l’immagine di un vecchio morente che svolge la sua vita a ritroso sino a tornare nella placenta materna. Ne El Camino de Santiago invece vediamo un marinaio di Itaca che, dopo aver abbracciato la sposa prima della partenza per la guerra di Troia, esce di casa e al porto sono pronte le tre Caravelle di Cristoforo Colombo  per il viaggio verso le Indie.

    Ho pensato a la Guerra del tempo questa mattina. Forse avrò fatto un brutto sogno che svanito ha lasciato tracce depressive … credo però che prima di pensare ai racconti dello scrittore cubano c’era il ricordo di una trasmissione televisiva dove veniva detto per l’ennesima volta che con il sistema elettorale vigente il cittadino italiano veniva espropriato dalla propria sovranità democratica. Di fatto i dirigenti dei partiti non tengono assolutamente conto della scelta dai cittadini che votano un candidato piuttosto che un altro. I cittadini votano Caio, ma è Sempronio, l’amico intimo, nonché lacchè, del potere finanziario, colui che andrà a rivestire alte cariche dello stato. In breve ai cittadini viene tolta la possibilità di vedere coincidere la propria storia umana con la storia dello stato italiano, attraverso il candidato prescelto.

     

    Si, deve essere stato questo a modificare il mio stato d’animo e a creare questo stato depressivo. Perché si sa che la depressione sale quando c’è il pensiero – non sempre aderente alla realtà – che mostra un’impotenza di fronte a qualcosa che appare come inespugnabile,  inarrivabile. E questa volta il pensiero aderisce alla realtà visto che questo venire esiliati dalla storia è reale e anche il senso di oppressione per il quale ci si sente impotenti è reale.

     

    Eppure pensavamo di essere in una democrazia parlamentare dove il cittadino con il suo voto fa la storia del paese … invece no. Il tempo umano che dovrebbe creare la storia di ognuno di noi – e che unito ad altre vite fatte di tempo altrettanto umane   dovrebbe creare la storia del nostro paese –  è stato venduto. E la storia non siamo più noi perché siamo stati esclusi dalle scelte storiche. Il nostro tempo che fa la storia è stato venduto dai politici al migliore offerente: uomini grigi delle banche, grandi finazieri, imprenditori senza scrupoli e mafiosi, ecc.. Il nostro tempo è stato venduto per quattro soldi a coloro che nascosti dietro le quinte del teatrino della politica manovrano la Casta dei politici e il coro degli informatori  mediatic che cantano leggendo solo gli spartiti rettificati da invisibili correttori di bozze.

    Eppure,  dico a me stessa scrollandomi di dosso l’oppressione che curva la mia spina dorsale, il tempo e la storia ci appartengono per diritto di nascita e, se la storia è quella che è, certamente non dobbiamo ringraziare coloro che ne hanno intralciato il divenire.

     

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    E allora, mi dico, raddrizzando la spina dorsale, riprenditi il senso dell’umano iniziato quando si aprirono le porte del tempo, perché la “Storia siamo noi”, ce lo hanno insegnato i partigiani. Ce lo ha insegnato un resistente francese fucilato dai nazisti, il grande storico Marc Bloch. Ascoltiamo la sua voce: la Storia deve essere intesa  come “scienza del cambiamento”.

    Sperare che questo cambiamento lo facciano coloro che si stanno asserragliando nelle nuove fortezze/grattacieli in costruzione in ogni parte del mondo dominato dai vampiri dell’economia, è fatalmente illusorio. Da quelle fortezze, rinchiusi nelle loro bare, come dalla bolla elettromagnetica del film Zardoz, continueranno a manovrare servi e killer mediatici.

    Non rimane che rifiutare questi individui che, perduto il loro tempo umano, si nutrono come vampiri del nostro. Non rimane che uscire dalle nostre case e manifestare pacificamente ma con estrema caparbietà contro questo stato delle cose. È iniziata la guerra del tempo, la guerra in difesa del nostro tempo umano.

    8 giugno 2013

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