di Gian Carlo Zanon
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Mi capita, ogni tanto, di trovarmi di fronte articoli che insinuano un pensiero negativo sulle notizie che si possono trovare nella rete. Questi “scrivani”, forse animati da una profonda fede nella notizia mediatica impressa su carta, come se questa fosse simile alle tavole del celeberrimo Mosè, scrivono che il mondo web non dà nessuna garanzia di verità nella trasmissione delle notizie.
Questi “giornalisti” abituati agli ambienti redazionali dove si tessono trame nefande e splendidi reportage, sono convinti che la vera informazione sia quella su carta stampata, e che quindi questa sia l’unica capace di cogliere i movimenti della società, della politica, ecc. Di conseguenza sono anche sicuri di esere dei novelli profeti, gli unici in grado di comunicare il verbo a quei lettori ebbri di inchiostro tipografico che sporca le dita.
Mi sono chiesto quale sia il movente di questi attacchi, ormai passé, al mondo della notizia web. È ovvio che essendo uno dei tanti strumenti di informazione, sul web corrano delle notizie non corrette. Chi pensasse il contrario dovrebbe farsi visitare da uno specialista del pensiero. È senza dubbio vero, quindi, che la Rete, essendo, quasi sempre, uno strumento individuale, per sua stessa natura, non possa essere sempre garanzia di corretta trasmissione delle notizie. È un ovvio.
Ma queste notizie che in maniera unfashionable cercano di allontanare i lettori dal web sono verità molto parziali, ed essendo tali non possono essere una “corretta trasmissione delle notizie”. Dato che queste comunicazioni che rasentano l’assurdo inducono il lettore ad assumere un pensiero errato sulle notizie che viaggiano sul web, queste non possono certo appartenere a quella che dovrebbe essere un’ informazione attenta e intellettualmente onesta ma casomai un’informazione che vuole, surrettiziamente, inoculare un pensiero aprioristico negativo sui contenuti informativi presenti sul web. E questo solo perché la materia su cui un pensiero trova la propria concretizzazione pubblica, non è cartacea.
Queste notizie, oggi, sono ancora più assurde per il semplice motivo che ormai tutti i periodici , possono essere acquistati anche telematicamente. E non penso che le stesse espressioni giornalistiche, che dal cartaceo vengono trasposte a telematico, si depauperino di una, eventuale, verità intrinseca
Forse sono io ad essere paranoico, forse non ho afferrato il vero senso di quanto pubblicato da questi giornalisti assillati dal terrore di un “infame giornalismo Web”. Però sfido la paranoia e vado a chiedermi il motivo per cui questi sacerdoti dell’informazione mediatica pare non sappiano che la cattiva trasmissione delle notizie nel nostro paese sia la regola.
L’informazione che proviene dal web, nonostante abbia delle ovvie ed evidenti défaillances di verità, è stata e continua ad essere un pungolo positivo all’informazione. Solo da pochissimi mesi ai cittadini italiani sono giunte, attraverso i media ufficiali, vaghe notizie dell’esistenza del “famigerato” Gruppo Bilderberg, mentre sulla rete web da almeno dieci anni esiste una approfondita analisi su questa inquietante presenza.
Le notizie sugli scandali sulla pedofilia ecclesiastica e sulle sue coperture, erano pubblicate da anni sui blog, (e dal coraggioso libro di Federico Tulli, Chiesa e pedofilia) prima che il giornalismo “professionale” ob torto collo si decidesse a pubblicare, molto, molto timidamente, le notizie su questi crimini contro l’umanità, senza però mai giungere ad una vera e propria “ corretta trasmissione delle notizie”.
L’informazione mediatica, – ne dà Prova Roberto Monteforte sulle pagine de L’Unità del 6 aprile scorso – creando una vera e propria agiografia in tempo reale, dà in pasto ogni santo giorno ai fruitori di notizie l’immagine alterata di un certo Jorge Mario Bergoglio, che ormai, dalla popolazione italiana, viene percepito come un risorto San Francesco, che fu a sua volta adulterato dalla verve apologetica di San Bonaventura da Bagnoregio.
La rete web, con tutti i distinguo del caso, non solo ha garantito e continua a garantire su Bergoglio una “corretta trasmissione delle notizie” che lo riguardano, ma ha costretto alcuni giornali a dire delle mezze verità sulla sua collusione con la giunta militare argentina dagli anni settanta a oggi. Mezze verità prontamente negate, naturalmente. Solo il Fatto Quotidiano ha dato voce al giornalista scrittore Horacio Verbitsky da trent’anni in trincea contro le menzogne della Chiesa di Roma sui desaparecidos. Gli altri giornali, cartacei, o hanno ignorato la verità, o l’hanno tenuta “alla giusta distanza” con articoli culturali anche di ottima fattura, oppure l’hanno, in vari modi, negata.
Lo stesso vale per il genocidio in Ruanda; e lo stesso vale per i divieti di usare i profilattici in un’Africa dilaniata dall’AIDS. Anche su questi crimini i blogger denunciano da anni, mentre i media cartacei tacciono.
Poniamo il caso di un’articolo di Roberto Monteforte uscito su L’Unità il 6 aprile scorso dall’eloquente titolo: Papa Francesco: «Azioni decise contro i preti pedofili». In questo articolo il cronista scrive che Bergoglio conferma la linea di «fermezza già sostenuta da Benedetto XVI». Monteforte, pur pubblicando con l’utilizzo di carta e inchiostro non ottempera alle regole dell’ “informazione corretta”; egli omette che non c’è stata nessuna fermezza dal parte di Ratzinger. Nelle Linee Guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di un minore da parte dei clerici pubblicato nel maggio 2012 dalla CEI, Conferenza Episcopale Italiana , si può leggere quanto segue:
«I Vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per ragione del proprio ministero (cfr. artt. 200 e 256 del codice di procedura penale; artt. 2, comma 1, e 4, comma 4, dell’Accordo del 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la Repubblica italiana e la Santa Sede [L. 25 marzo 1985, n. 121]). 8. (…) Nell’ordinamento italiano il Vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti oggetto delle presenti Linee guida.».
Sillogismo: a) questa è una notizia vera e autenticata; b) è una notizia web; c) quindi ciò che viene pubblicato su web, a secondo di chi scrive e/o pubblica, può certamente garantire una “corretta trasmissione delle notizie”.
Devo diventare banale e scrivere: non è lo strumento che produce l’intenzione. Lo stesso coltello può essere utilizzato per ferire mortalmente ma anche per preparare un manicaretto alla donna amata. Posso scrivere su un pezzo di carta una menzogna e mostrarla in pubblico, sulla metropolitana per esempio; la stessa menzogna la posso scrivere su face book o su un giornale che viene pubblicato anche su web. È l’intenzionalità del pensiero che guida la mano del giornalista che scrive a trasmettere agli altri una notizia in modo corretto o meno, e non lo strumento utilizzato. Discorso banale lo so, ma se non lo dici così non ti capiscono.
Purtroppo la specie dei giornalisti con un alto grado di onestà intellettuale sta per estinguersi – o deve ancora nascere, fate voi – e questo dà spazio alle lobby antisociali, che dominano l’informazione. E le lobby sono legate a specifici interessi oligarchici che trasmettono taciti ordini a cui tacitamente si obbedisce.
Come ha scritto Giulia De Baudi su queste pagine: «Se non vi fossero molti, moltissimi, giornalisti, della carta stampata seri ed onesti, ci sarebbe da proporre un nuovo logo per l’Ordine dei giornalisti: tre scimmiette che, mentre non sentono, non parlano, non vedono … scrivono».
E allora perché in prima istanza prendersela con il mondo web scrivendo menzogne? Non sarebbe meglio scrivere « l’informazione mediatica non è quasi mai garanzia di corretta trasmissione delle notizie»? Questo è immensamente più grave ed anche più vero.
La corretta trasmissione delle notizie, può venire elusa in molti modi. Non esiste solo la menzogna palese, esiste la “mezza menzogna” che, essendo accompagnata da una “mezza verità”, riesce a corrompere la percezione del lettore. Poi vi sono gli omissis totali o parziali: come si fa ad incolpare un giornalista di non aver scritto una notizia? Oppure di averne scritto superficialmente omettendo di qua omettendo di là? Difficile.
L’assenza totale o parziale di una corretta presenza di trasmissione di notizie , non essendo oggetto reale, è criticabile solo da chi possiede la capacità, e il coraggio e l’onestà intellettuale, non solo di mostrare gli errori le menzogne e le goffaggini presenti in rete, ma anche e soprattutto di denunciare queste assenze colpevoli e a volte criminali.
Sta sotto gli occhi di tutti ciò Marco Revelli ha scritto nel suo libro Finale di Partito: «il quarto potere è dominato dal primo – dal potere economico che dei media tradizionali ha, in misura crescente, il controllo». Quindi il potere economico ha il potere sui media tradizionali, ma non, o in maniera finora minore, sul web. Questa affermazione mi sembra che corrisponda ai canoni indispensabili per essere una corretta trasmissione delle notizie.
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È di questo drammatico stato delle cose in cui versa la trasmissione di notizie, che il giornalista deve raccontare , altrimenti si autodenuncia come complice di quel tipo di quarto potere … di cui sopra …
18 novembre 2013
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