• Il senso delle parole: “cura, sicurezza”

      0 commenti

     

    di Gian Carlo Zanon

    Curare

     

    Nel mito greco, Asclepiós, l’Esculapio dei latini, è la divinità della medicina. Figlio di Apollo e Coronide, fu estratto dal ventre della madre uccisa dall’amante perché colpevole di aver ceduto all’amore di un mortale: Ischi. Asclepiós affidato al centauro Chirone, che gli insegnò l’arte della medicina, divenne un grande medico. Atena, dea dell’intelligenza, gli donò il sangue che era fuoriuscito dalle vene della Gorgone quando gli fu tagliata la testa da Perseo. Questo sangue era il fármăkon. Il fluido fuoriuscito dalla parte destra  era benefico ed Asclepiós  sapeva come utilizzarlo sino al punto di fare resuscitare i morti; quello sgorgato dalla parte sinistra era invece un potente veleno. Zeus infastidito da questo mortale così onnipotente che sembrava volesse sconvolgere il cosmòs, (l’ordine del mondo) lo fulminò.

     

    Dopo la sua morte Asclepiós fu trasformato in una costellazione: il Serpentario. Il culto del dio della medicina e della cura si protrasse sino all’avvento del cristianesimo e il suo santuario situato nel Peloponneso, ad Epidauro, fu meta di pellegrinaggi, con tanto di ‘grazia ricevuta’  a fin di guarigione, insomma più o meno un luogo come la caverna di Lourdes dei nostri giorni.

     

    Da allora l’idea di cura e di malattia non si sono più separate. Bachofen, nel 1861 pubblicò Das Mutterrecht, Il Matriarcato. In questo suo lavoro egli descrisse le usanze, la giurisdizione, ed i riti delle polis nascenti. Il farmăkós, che tra le varie accezione possiede anche quella di “vittima sacrificale”, nelle civiltà matriarcali era colui che – di solito veniva scelto uno straniero apolide – all’inizio dell’anno lunare diveniva l’amante ufficiale della regina divenendo così un fármăkon nel senso di beneficio per l’intera comunità.

    Alla fine dell’anno egli diveniva il fármăkon nel senso di male, malattia, veleno, e, ‘ovviamente’, veniva picchiato, a volte sino alla morte, dall’intera comunità ed espulso dall’abitato come se fosse un miasma, termine che significa lordura, contaminazione, ma anche maledizione che grava sui colpevoli di aver infranto un tabù e sulle sue successive generazioni: vedi il mito di Edipo, dove la maledizione che grava sul padre, Laio, colpevole di aver violentato un fanciullo, il quale si era dato la morte per vergogna, perseguita non solo egli stesso ma anche tutta la stirpe dei Lambacidi sino alla morte di Antigone.

     

     

     

     

    Sicurezza

     

    Da sicuro. Condizione o qualità di chi e di ciò che è sicuro

     

    Securĭs: tranquillità assenza di preoccupazione

     

    Sicuro (lat. SecūroSērus . Da sē(d) sině cura: “senza cura” cioè “senza affanno”, “senza preoccupazione”.

     


    Cura

     

    ° Cǔra, inquietudine, affanno: «amore, tua cura», amore per te: l’oggetto dei tuoi lycoris, tormenti.

     

     

    ° Cǔra (latino cura(m) di etimologia incerta) , *interessamento sollecito e costante per qc.a o qc.o.

     

    ° Cura, Letterario: **preoccupazione, affanno, dolore.

     

    ° Cura, Insieme di medicamenti e rimedi per il trattamento di una malattia.

     

    Molto probabilmente il significato della parola cura, come molti sostantivi, muta seguendo i movimenti storici, culturali, religiosi di circa tremila anni.

     

     

     

    Come abbiamo visto prima, l’idea di cura e di poter curare, era ben presente nel mondo greco ma non solo. Egiziani, Fenici, Etruschi già nel terzo millennio a.C. provavano a curare, con mezzi empirici, sia le malattie organiche che quelle psichiche. Tutto questo è certificato non solo da una vasta letteratura, ma anche da recenti scoperte archeologiche*, e da innumerevoli pitture vascolari e murali.

    Tra tutti i medici famosi dell’antichità spicca il nome di Ippocrate, della scuola degli Asclepiadi, che già nel IV secolo a.C., preparò, in qualche modo, l’avvento della medicina scientifica. Sue sono le ricerche sulla malattia mentale legate alla teoria degli umori che purtroppo sono rimaste quasi invariate nel corso dei secoli sino ad oggi. L’idea che la malattia mentale sia legata unicamente a cause organiche è tuttora molto diffusa.

     

    Tutto ciò si può trovare nel Corpus Hippocraticum e in altre fonti letterarie, anche se ad Ippocrate, (come d’altronde ad Omero per quanto riguarda l’epica mitica) sono attribuite molte ricerche e scoperte mediche che non gli appartengono.

    Le cose cambiano vistosamente quando il cristianesimo, nel 380, con l’imperatore Teodosio, diviene unica religione di stato e i dogmi religiosi diventano leggi dell’impero. Il principale dogma del cristianesimo afferma che tutto proviene da dio. È inutile, anzi proibito, cercare le cause della malattia e ancor peggio volerla curare sostituendosi al dio dei cristiani.

     

    – Lettera di Teodosio del 392 al console Rufino: « …È infatti di per sé un crimine indagare quanto è illecito,tentar di conoscere quanto è nascosto, osare quanto è vietato,interrogarsi sulla fine del benessere di un altro, cercare un presagio della sua morte»

     

    Quindi per la teocrazia cristiana, egemone con l’editto di Milano sin dal 313, non si può curare, intervenire su un altro essere umano, cercare le cause della malattia e della morte. La malattia diviene, a questo punto, viene definita male mandato da dio per i suoi imperscrutabili fini. Tutto ciò rimane inalterato fino all’illuminismo.

     

    Nella seconda metà dell’ottocento, con il positivismo, almeno, per quanto riguarda le malattie organiche, c’è il punto di non ritorno all’idea di malattia mischiata con l’idea del male per “grazia di dio”. Anche se, ora, vedendo tanti medici proni davanti all’istituzione religiosa che ha sempre negato la scienza, ci sarebbe da dubitarne.

    Nel corso dei secoli il pensiero criminale del sistema filosofico cristiano, che sottende un delirio mistico o quantomeno una grave alienazione religiosa, ha fatto sì che milioni di esseri umani venissero perseguitati per aver cercato, con i propri mezzi empirici, di curare altre persone. E non parliamo solo di centinaia di migliaia di donne condannate al rogo per stregoneria, ma anche di grandi ricercatori come Paracelso e anche della scuola di medicina di Salerno dove, nel quindicesimo e sedicesimo secolo, medici donne aiutavano le partorienti a non morire di parto, sfidando le leggi teocratiche.

     

    Ma questa è una gran brutta storia annullata e negata dalla storiografia ufficiale. Comunque cercare di curare ed intervenire sino a ‘ledere’ chirurgicamente il corpo del malato, venne ufficialmente vietato con leggi apposite.

     

    Successe in quegli anni bui, che, non potendo curare il malato, ci si prendeva cura di lui. Ecco che il significato di cura cambia perché curare prende l’accezione di ‘interessamento per l’altro’; ‘prendersi cura’ nel senso di ‘preoccuparsi’.

    Infatti i primi ospedali, , non erano altro che dei luoghi dove vivevano accuditi i pellegrini giunti esausti al fine del viaggio in Terra santa.

    Per i religiosi e per gli ordini cavallereschi che custodivano questi ospedali – da hǒspes, con il senso etimologico di ospite, straniero – i pellegrini affaticati dal viaggio non rientravano logicamente nel concetto di male ma di malattia, che ha un significato totalmente diverso da quello odierno: malato è colui  che si trova in cattivo stato. – lat. mǎle hǎbitu(m)

     

    L’hǒspes quindi è colui che viene ricevuto e che riceve. Hospitale cubiculum significa stanza degli ospiti. Questi primi ospedali venivano protetti da ordini cavallereschi come quello degli Ospedalieri o dei Teutonici i quali tornati in Europa sconfitti, divennero poi, per molti decenni, il braccio armato e violento della Chiesa d’occidente.

     

    Invece il termine male ha una ben diversa origine semantica: male [lat. mǎle da  mǎlus, cattivo].

    Già Cornelio Tacito usava il termine maleficus per definire incantesimi e stregoni che facevano del male. In seguito anche Apuleio nella sua opera l’Asino d’oro utilizzò la parola nello stesso modo.

     

    Anche se il senso che sta nelle parole ‘curare’ e ‘prendersi cura’ è ben diverso, come ben differenti sono i termini di ‘male’ e ‘malattia’ nella cultura odierna comunemente non vengono disgiunti, anche se coloro che  scrivono o appaiono nei media, sono i cosiddetti “grandi maestri del pensiero”.

     

    Molto probabilmente i sacerdoti della cultura dominante non hanno ancora capito che la parola deve sempre rappresentare l’immagine, il contenuto del pensiero a cui da suono e scrittura. Come diceva Giordano Bruno « …io dico pane al pane e vino al vino».

    E lo si deve fare perché la parola che ha perduto, il proprio contenuto, il proprio significante, la propria immagine interna, è un’arma che ferisce.

    *

    Corriere Salute 18.11.12
    I neurochirurghi operavano già nella Roma imperiale
    di Alice Vigna

    Il suo nome oggi non lo conosce nessuno, non sappiamo neppure se era un maschietto o una femminuccia. Aveva cinque o sei anni e viveva nel II secolo dopo Cristo a Fidene, piccola cittadina a pochi chilometri a nord della Roma imperiale, sulla via Salaria. Erano gli anni di Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio; l’impero aveva raggiunto la sua massima estensione, le politiche interne erano improntate a tolleranza e buona amministrazione, erano state promulgato leggi a favore degli schiavi, tanto che gli storici hanno parlato di “buoni imperatori” e di “secolo d’oro” dell’impero romano. Fidene in quel periodo era una cittadina di campagna, con alcune ville di nobili ma per lo più abitata da contadini e pastori. Il bimbo era probabilmente figlio di uno schiavo o un liberto di uno dei proprietari terrieri della zona e, quando aveva cinque o sei anni, è stato operato alla testa da un medico che gli ha perforato il cranio in un intervento chirurgico delicatissimo. Il piccolo sopravvisse un mese o poco più. Quindi fu sepolto in una tomba di gente comune, tornata alla luce durante uno scavo a Fidene all’inizio degli anni 90.
    Gli archeologi si resero subito conto di avere fra le mani un reperto davvero speciale, una delle rare testimonianze di trapanazione cranica nel mondo antico. (…)

     

    Il senso delle parole: articoli correlati

    Scrivi un commento