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di Gian Carlo Zanon
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Se i balilla sono cresciuti a “libro e moschetto”, i boomer sono cresciuti con i film hollywoodiani in cui “l’unico indiano buono è l’indiano morto”; sono cresciuti immersi in una storia immaginaria in cui il popolo italico era tutto dalla parte dei partigiani e contro i nazisti tedeschi unici responsabili della Shoah e di ogni orrore occorso durante la seconda guerra Mondiale. Questa storia immaginaria, che incorpora il «mito degli italiani brava gente (…) è tuttora predominante nell’immaginario collettivo», vedi i film Comandante di Edoardo De Angelis, e Mediterraneo di Gabriele Salvatores.
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Eric Gobetti – lo storico più odiato da fascisti e fascistoidi, per il suo libro E allora le foibe? – è andato ancora una volta controcorrente scrivendo un saggio storico sul comportamento degli italiani nella prima metà del Novecento. Un libro nel quale smonta pezzo per pezzo questa favola che autoassolve “l’italiano” da ogni atto efferato. In questo suo lavoro, documentatissimo, I carnefici del Duce, (presentato il 29 Gennaio 2024 dall’ANPI Alto mantovano a Castiglione d/S) Gobetti racconta come dinamiche geopolitiche, Guerra fredda, «Blocchi psicologici, meccanismi di autoassoluzione, necessità di scagionare alcuni individui di potere direttamente coinvolti, esigenze economiche e sociali legate alla ricostruzione pacificazione nazionale» abbiamo legittimato, nascosto, e alla fine annullato la storia reale degli italiani in divisa trasformandoli in una “armata sagapò” dispensatrice di amore, fratellanza e solidarietà umana.
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A questa narrazione irreale, a distanza di decenni, credeva ancora persino il fascistissimo Indro Montanelli, negatore dell’uso dei gas nella guerra colonialista in Etiopia, razzista e stupratore di una bambina eritrea di dodici anni da lui comprata e da lui definita ancora negli anni settanta «un animalino docile» (p.109)
La cultura mainstream ha poi fatto il resto e continua a farlo visto che Bruno Vespa ancor oggi ha l’arroganza di prendersela furiosamente quando una storica del calibro come Alessandra Kersevan, durante la trasmissione Porta a Porta, fa notare che la foto mostrata non ritrae l’omicidio di italiani poi infoibati, ma ritrae la fucilazione di cinque ostaggi sloveni da parte delle truppe italiane durante l’occupazione italiana della Slovenia (1941-1943).
In questo suo nuovo libro Gobetti si sofferma molto sui crimini orrendi perpetrati dai militari italiani nei territori slavi, greci, albanesi durante l’occupazione fascista che coinvolsero milioni di civili, uccisi durante feroci rappresaglie o lasciati morire di fame e di malattie nei campi di concentramento.
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Lo stesso fa per quanto riguarda i territori del corno d’Africa: Eritrea, Somalia, Etiopia, colonizzati dai prodi fascisti italioti, come il Montanelli buonanima, al suon di “Faccetta nera, bella abissina”, di gas, di stupri, impiccagioni, genocidi, corpi vivi dati alle fiamme, pogrom di massa, epurazioni e altri orrori. Eppure ancor oggi c’è il solito fascistoide razzista che salta su dicendo “si, forse è vero… ma noi però gli abbiamo fatto le strade!”. Vedi il libro di Francesco Filippi che ha proprio questo titolo.
Eric Gobetti fa un lungo elenco di crini odiosi ed efferati e di coloro che li hanno compiuti e che nonostante questo hanno ricoperto, anche dopo la guerra, posti importanti nell’esercito e nelle nostre istituzioni. Cialtroni assassini che sono stati aiutati dai loro camerati a salvarsi dai rigori delle leggi; ufficiali e generali genocidi a cui sono stati dedicate giardini, a cui sono state erette statue commemorative, a cui è stato dedicato un posto d’onore nei famedi delle nostre città… ma perché? Ma perché allora «Nella logica fascista quegli atti erano giusti, moralmente e politicamente accettabili. Questo rende – scrive Gobetti – tali crimini forse non unici, ma inestricabilmente legati a quella specifica ideologia. Un’ideologia che non solo propugnava tali idee, ma incentivava quelle pratiche, favoriva gli spietati, i sadici, i violenti».
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Di conseguenza, visto che questi individui vengono ancora onorati dalla nostra classe dirigente, significa che questa ideologia è ancora condivisa, anche se ora ha assunto altre forme. «Militarismo, razzismo, maschilismo, culto della gerarchia, disprezzo per la debolezza e per la marginalità» sono ancor oggi sistemici e in sostanza, avverte Gobetti ricordando la lezione di Camus, «Sono gli stessi elementi che costituiscono il sistema di pensiero che Umberto Eco definisce “fascismo eterno”, ovvero un’ideologia che non è solamente connessa col regime mussoliniano, ma che travalica le epoche e i confini. È quel sistema di pensiero a produrre i crimini di cui abbiamo parlato, che storicamente il nostro paese ha sperimentato in quella specifica epoca, ma che possiamo ritrovare con poche varianti, in altri luoghi e in altri periodi storici»… anche vedendo ciò che è accaduto a Genova nel 2001 e ieri, 23 febbraio 2024, a Pisa. Come avvertiva Albert Camus nel suo romanzo La peste, il bacillo del fascismo «non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe il giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice».
24 febbraio 2024
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Eric Gobetti
I carnefici del Duce
Editori Laterza –Bari-Roma 2023