• Gli ospiti inattesi di Nazim Hikmet

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    di Gian Carlo Zanon

    «Ho degli ospiti: Anuška, Ahmet, Neriman, Marusa, Ziya, SI-YA-U. (…) I miei ospiti non sono invecchiati. Hanno la stessa età di quando li ho visti l’ultima volta. SI-YA-U è ancora innamorato di Anuška. Ahmet è ancora geloso di SI-YA-U».

    Sul finire della sua intensa vita Nazim Hikmet incontra, nella sua dimora poetica, ospiti inattesi. Non sono i “personaggi in cerca d’autore” di Pirandello, quei fantasmi cupi e tragici che la servetta Fantasia ha fatto accomodare nello studio del poeta siciliano. Gli ospiti di Hikmet sono giovani e solari; sono come la memoria ha trasformato donne e uomini incontrati, nella sua intensa vita.

    Gli ospiti di Hikmet non portano con sé il dramma  di un fato incontrovertibile: essi sono, le nostalgie delle separazioni, il ricordo di un mare limpido, il sapore di un cibo caldo, mangiato tutti insieme.

    Altri ospiti aveva incontrato nel ’46, nel carcere di Bursa, in Turchia, quando pensava che la morte potesse venirlo a ghermire, da un momento all’altro: «Entrate, amici miei, accomodatevi/siate i benvenuti/mi date molta gioia./Lo so, siete entrati per la finestra della mia cella/mentre dormivo./Non avete rovesciato la brocca/né la scatola rossa delle medicine./I visi nella luce delle stelle/state mano in mano al mio capezzale. // Com’è strano/vi credevo morti/e siccome non credo né in Dio né all’aldilà/mi rammaricavo di non aver potuto/offrirvi ancora un pizzico di tabacco.»

    Gli ospiti di Hikmet si siedono ora di fronte al lettore di questo romanzo/autobiografia dove, con la sapienza di un cesellatore di immagini, egli poeticamente li evoca per noi, per raccontarci, non il vissuto, ma le sensazioni di quel vissuto. Hikmet riscrive il ricordo trasfigurandolo per raccontarci come ha attraversato le carni dei suoi ospiti con il suo sangue pulsante di amore infinito per gli esseri umani..

    Negli occhi degli ospiti passa la vera storia, fatta in silenzio, da chi non è entrato mai nella storia che troviamo nei libri: la nascita dell’Unione sovietica, il dramma del genocidio armeno, la storia della nascita della Turchia moderna attraverso l’assassinio, la tortura e il sangue dei suoi figli migliori. Tutto questo esce dal libro attraverso il dolore per un amico torturato, la rabbia per un padre giustiziato, lo sgomento per la morte improvvisa di una madre durante il colloquio nel carcere.

    Nessuno come Nazim Hikmet ha saputo esprimere una fusione totale tra l’amore incondizionato per le donne e per l’umanità intera tranne, come scrive nel libro, per i nemici dell’umanità. «Non sono nemico di nessuno. Tranne chi ha fatto uccidere Mustafa Suphi. A parte le classi sfruttatrici; a parte l’ufficiale biondo che ha ucciso il padre di Anuška, …» . L’amore per gli esseri umani in Hikmet che sia eros, o amicizia, è sempre impeto e passione, non è un scialbo agàpe cristiano che è, in primo luogo, amore per la divinità, e poi, se ne avanza, anche per gli esseri umani purché siano castrati dall’alienazione religiosa.

    Troviamo il giovane Nazim nelle pagine del libro, ventenne, stordito, accanto al feretro di Lenin, e dopo pochi giorni lo sentiamo infuriarsi e perdere la testa geloso fino all’ossessione per una ragazza, come egli scrive anche nella poesia, Autobiografia, del ‘62 : «ero di guardia davanti alla bara di Lenin nel ’24/e il mausoleo che visito sono i suoi libri (…) matto di gelosia delle donne ch’ho amato».

    Nazim Hikmet

    Gli ospiti di Hikmet sono la nostalgia di non aver dato loro e al mondo abbastanza di sé; sono coloro con cui ha diviso odio e complicità contro i carnefici e anche amore, speranza, uguaglianza, … desiderio; sono la sua nostalgia perché egli sente che potrebbe dare loro ancora il suo cuore che pulsa per il mondo degli umani. «I miei ospiti non sono invecchiati, ma io sono sulla sessantina. Potessi vivere cinque anni ancora». Il più grande poeta del novecento non vivrà ancora cinque anni … vivrà all’infinito nei pensieri di chi non ha perso la speranza di una umanità possibile.

    Gli ospiti di Hikmet emergono dalla sua memoria-fantasia puri e gioiosi nella loro umanità per dire «Gran bella cosa è vivere miei cari» e sono così struggenti nella loro semplicità che divampa nelle pagine bianche del libro per raccontare come e perché un uomo semplice diventa un poeta.

    Poi «il cuore si sfa» come scriveva Montale, e ci sussurra che nessun boia, nessun aguzzino, nessun carceriere potrà mai domare l’amore per gli esseri umani che nasce all’alba della vita, alle prime sue luci. «Un proletario io sono,/ fino al  midollo amore./Amore: vista, pensiero, intelligenza./Amore: il bimbo che nasce, la luce che avanza …».

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    La mia donna è venuta con me fino a Brest

    La mia donna è venuta con me fino a Brest
    è scesa dal treno è rimasta sul marciapiede
    si è fatta più piccola più piccola più piccola
    un seme di grano nell’azzurro infinito
    poi, eccetto i binari, non ho visto più niente.

    E poi mi ha chiamato, dalla terra polacca non potevo
    rispondere
    non potevo chiederle dove sei, mia rosa, dove sei
    mi ha detto vieni ma non potevo andare da lei
    il treno correva come se non dovesse fermarsi più
    soffocavo dalla tristezza.

    E poi sulla terra i pezzi di neve si scioglievano
    e a un tratto ho capito che la mia donna mi vedeva
    mi chiedeva mi pensi ancora mi pensi ancora
    mentre la primavera camminava coi nudi piedi fangosi
    sul cielo
    e le stelle scendevano a posarsi sui fili del telegrafo
    e l’oscurità batteva come pioggia sul treno
    la mia donna restava in piedi sui pali del telegrafo
    e il suo cuore batteva – tac tac – come se stesse tra le
    mie braccia
    i pali si muovevano e passavano ma lei non si muoveva
    di lì
    il treno correva come se non dovesse fermarsi mai
    soffocavo dalla tristezza.

    E poi ho capito che da anni da lunghi anni stavo in quel
    treno
    ma come l’ho capito e perché mi stupisce ancora
    come cantando la grande canzone della speranza
    m’allontano dalle città dalle donne amate
    porto la nostalgia di loro come ferita che non rimargina
    nella mia carne
    ma vado sempre, per avvicinarmi in qualche luogo a
    qualcosa.

    Nazim Hikmet

     


    Scheda

    Titolo: Gran bella cosa è vivere, miei cari

    Autore: Hikmet Nazim

    Prezzo:  Sconto 20% € 15,60
    (Prezzo di copertina € 19,50 Risparmio € 3,90)
    Editore: Mondadori:  (collana Scrittori italiani e stranieri)

    Disponibile anche in ebook a € 9,99

    • Che bell’articolo, Gian Carlo…e Nazim a me suscita un’infinità di sentimenti, tocca corde molto sensibili, i tanti tempi della mia vita….Grazie

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