• Gli atei non uccidono – San Bernardino, California: un’altra strage che trova nutrimento nella religione e nell’ideologia

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    APTOPIX California Shootings

    Foto di David Bauman/The Press-Enterprise via AP.
    San Bernardino, California, Stati Uniti

    di GianCarlo Zanon

    «Davvero ci importa poi così tanto sapere se gli autori dell’ultima strage di innocenti in California fossero fanatici islamici o cristiani?» così scriveva Gad Lerner sul suo blog questa mattina.
    La mia risposta è no, non mi interessa. A me interessa sapere cosa pensassero e con quale delirio religioso o ideologico si fossero identificati i due pazzi criminali della strage di San Bernardino, costata la vita a quattordici persone.

    Quattro giorni fa (28 ottobre) Robert Lewis Dear, 57enne, ha fatto irruzione in una clinica per gli aborti a Colorado Springs, sparando su chi si trovava di fronte. Tre morti e nove feriti. «No more baby parts» avrebbe detto agli agenti che lo hanno arrestato. L’obiettivo e le parole dette identificano Dear come fondamentalista cristiano.

    San Bernardino, California, USA – Secondo una prima ricostruzione Syed Farook era presente, in qualità di ispettore all’assessorato alla Salute, ad una festa natalizia nell’Inland Regional Centerin (organizzazione non profit per il sostegno con persone con disabilità) dove era in corso una festa dei dipendenti dell’ispettorato della Sanità. Dopo un breve litigio se ne sarebbe andato e poco dopo si sarebbe ripresentato con la moglie Tashfeen Malik iniziando a sparare alla rinfusa sui partecipanti alla festa.
    Syed Farook è nato negli USA e, come tutti gli americani, proviene da una famiglia straniera.
    Poco importa quindi sapere a quale religione tra le migliaia esistenti in America avessero aderito i due pazzi criminali che armati di fucili automatici e pistole hanno ucciso a sangue freddo le persone presenti.
    Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che i malati di mente utilizzano un credo per dare un alibi ai loro deliri religiosi. Solitamente la religione è quella della famiglia, del gruppo di appartenenza. Di solito, come tutti gli schizofrenici, prendono alla lettera gli strali di politici e religiosi che per ragioni utilitaristiche estremizzano l’identità di appartenenza del loro target confessionale e/o elettorale.

    124questa foto è stata prelevata da Google Immagini

    Ora inizierà il solito valzer mediatico che usa sempre le stesse note: “il problema sta nella libera vendita delle armi”; “ la colpa è degli stranieri non cristiani” ; “la colpa è della democrazia che dà la possibilità di colpire la società inerme”; ecc. ecc..
    Nessuno si porrà il problema della malattia mentale che è il movente primario di questi orrori, Nessuno parlerà degli istigatori morali che per curare i propri interessi offrono un alibi religioso e culturale a questi assassini.
    Due sono le cose che dovrebbero saltare agli occhi di fronte a queste tragedie che si ripetono sempre più spesso: l’acutizzarsi della malattia mentale e il suo indirizzarsi verso forme di religiosità fondamentalista che la sostengono e la legittimano.

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    Vi siete mai chiesti perché gli atei non uccidono? Tutti gli assassini, sono credenti. Sia i criminali appartenenti alle organizzazioni criminali, sia i terroristi, sia coloro che, “inaspettatamente”, in America compiono stragi, sia gli “assassini di stato” – militari e poliziotti che compiono delitti protetti dalla divisa – appartengono ad una religione e/o credono fermamente in una ideologia che ha sostituito la religione. La loro identità, al contrario di quella degli atei, affonda nella menzognera identità di appartenenza senza la quale sono perduti e per la quale uccidono.

    Nella mente dei carnefici c’è sempre un dio, che ordina loro di sacrificare vittime colpevoli di non onorarlo, o un’ideologia di appartenenza che dà loro una fittizia identità.
    Una delle immonde componenti culturali che sostanziano queste stragi è ciò che Max Weber ha definito “dualismo etico”. Dualismo etico che, storicamente, ogni gruppo sociale –  in ragione del quale gli individui sostanziano la propria identità identificandosi completamente con la propria chiesa e/o con la propria “tribù” –  mette in atto contro gli “altri”: mentre il rapporto con il proprio gruppo di appartenenza è eticamente regolato, l’opposto avviene al di fuori di esso dove si impongono le leggi della violenza e dell’arbitrio. “L’altro da noi” è il nemico indicato da politici e religiosi. Contro “l’altro da noi”” il malato di mente indirizza il proprio delirio omicida.

    Scrive (leggi qui) Evan Osnos sul The New Jorker in un articolo dal titolo eloquente “When Gun Violence Meets Ideology” (Quando la violenza delle armi soddisfa l’ideologia) «In uno studio pubblicato quest’anno sulla rivista americana Behavioral Scientist, Mark Pitcavage, dell’Anti-Defamation League, sono stati esaminati trentacinque “lupi solitari” (definizione per i terroristi che attaccano da soli) le loro tattiche, le loro idee, e le conseguenze delle loro azioni. La ricerca ha rilevato che “l’ideologia sembra aver giocato un ruolo importante nella maggior parte degli atti di violenza.” Quasi due terzi degli aggressori avevano chiaro il senso di ciò che stavano facendo ai loro “presunti nemici”, e il perché.»

    postato 3 dicembre 2015 – h. 11.44

     Cliccando qui potete accedere al sito www.gunviolencearchive.org

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