• Gente di cinema – Interviste ai grandi registi – Wim Wenders: “Quando ero bambino …”

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    da http://www.cinemaepsicoanalisi.com/intervista_a_wim_wenders.htm

     

    Alzi la mano chi non ha mai visto un film di Wim Wenders. Regista poliedrico che ha attraversato diversi saperi, ha regalato ai cinofili di tutto il mondo capolavori come Alice nelle città (1973), Falso movimento, Nel corso del tempo (1975) Lo stato delle cose (1982) Paris, Texas (1982) Il cielo sopra Berlino (1987) Lisvbon Story (1995) Buena vista social club (1999) The million dollar hotel (2000). Giunto a Napoli per una serie di manifestazioni, l’occasione per raccogliere le sue riflessioni era troppo ghiotta da farsela scappare.

     

    Nei suoi film è sempre molto attento alle riprese delle strade, dei palazzi, dei deserti e nel corso di numerose interviste ha dichiarato che il paesaggio per lei, ha la stessa funzione di quello di un attore.

     

    Quando ero bambino vivevo in un piccolo appartamento ed il sogno di mio padre era quello di costruire una casa più grande, sogno che realizzò quando ero in America.  Era abbonato a varie riviste di architettura ed io ero affascinato da queste case luminosissime, con grandi finestre e con degli enormi spazi sul davanti. Verso i sei, sette anni ho iniziato a disegnare una casa per noi, creavo questi sogni e viaggiavo con la mia fantasia. Il cinema funziona così. Permette alle persone che sono vissute nel loro piccolo ambiente di allargare i loro orizzonti. Il mio approccio al paesaggio è soltanto mio e non credo che sia paragonabile ad altri registi.

     

    Quando faccio un film è perché sento che ho una necessità. Quello che mi è sempre capitato da quando ho iniziato a girare i primi film è che amo viaggiare e quando mi trovo in un luogo se sento che questo mi attrae e che riesco ad avere un rapporto particolare con quel posto, allora inizio a pensare ad una storia da raccontare. Improvvisamente la storia mi viene so che può essere raccontata solo in quel luogo. Non nasce dentro di me prima la storia e poi il luogo dove girarla ma il contrario. Per quanto riguarda i luoghi, credo che mi attirano molto gli spazi vuoti, quelli che non sono stati ancora riempiti. Berlino, ad esempio, prima del crollo del Muro era una città ricchissima di spazi vuoti che improvvisamente, sono stati tutti riempiti.

     

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    Crede, dunque, che i luoghi possono influenzare la mente di chi ci abita?

     

    Credo che ognuno di noi siamo il prodotto del luogo dove abitiamo molto più di quanto non possiamo pensare. Secondo me la struttura di una città diventa la struttura di una persona. Te ne accorgi subito se una persona viene da Roma o da Berlino, Non è una questione di lingua o d’accento ma è un tipo di organizzazione di stato mentale.

     

    I suoi film sono tutte storie di viaggi e narrano spesso di un uomo che va alla ricerca della propria identità e della propria radice. In Paris- Texas, Francis vuole ritornare a Paris del Texas, luogo dove è stato generato.  Lei ha vissuto dieci anni in America ed ambientato film in ogni parte del mondo. In questo suo continuo girare per il mondo che importanza riserva a quel sentimento che potremmo definire il sentirsi a casa?

     

    Per anni ho ritenuto che la strada fosse la mia casa. Non è che volessi scappare necessariamente da qualche parte,; l’essere per strada mi faceva sentire felice. In passato quando mi ponevano questa domanda sentivo un senso di fastidio Stare per strada era talmente un piacere che non riuscivo a capire perché dovessi restarmene in una casa. Con il tempo ho capito che dopo essere stato a Tokio, San Francisco, nel deserto australiano, a Berlino, a Lisbona, nel west dell’America, ho capito che in quei luoghi mi sentivo a casa e con il tempo avevo nostalgia di quei luoghi. Ma un elemento poi mi ha fatto capire che non mi sentivo più a casa quando scoprivo che non mi trovavo più a parlare tedesco ed allora, in quel momento non mi sentivo più a casa mia. Ma per me essere tedesco non ha mai significato restare in Germania e con il tempo ho compreso che quel piccolo paese che si trova nel centro dell’Europa da dover venivo significava molto per me.

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