• Il restauro della parola – Riprendiamoci le nostre parole

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    di Kurtz Semeraro

     

    Oggi, mentre ascoltavo il solito telegiornale, non chiedetemi quale, adesso che Emilio Fede se n’è andato dal Tg4, sono più o meno tutti uguali – prima c’era lui che faceva la differenza … e si notava – dicevo oggi ascoltando il TG3 – il meno peggio, gli altri non li guardo, proprio non ce la faccio – ho pensato alle parole usate dai media. Ho pensato a questo fiume di parole che una volta era un “bene comune” e che ora è stato privatizzato. Naturalmente, una volta trasformato in capitale privato, il linguaggio è stato rimodellato nel modo che più è convenuto ai suoi nuovi padroni.

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    Come dicevamo nell’altro editoriale, “Il restauro delle parole” – dato che le parole sono solo dei contenitori formali di senso e di significato, i signori che hanno preso possesso di quei contenitori li hanno poi riempiti con i loro significati. Ma non solo, hanno fatto molto di più: con queste parole hanno creato un teatro mundi mediatico dove vengono messi in scena solo spettacoli di intrattenimento che devono servire a coprire le notizie, quelle vere. Da questa lebbra mediatica solo pochissimi spettacoli si salvano, penso a Report e alla Gabanelli, che finalmente domenica si è decisa a mandare in onda ciò che il suo ex collaboratore Paolo Barnard sta denunciando da anni, cioè la storia occulta quarantennale della Trilaterale e i suoi componenti: Mario Monti ecc. ecc. . Naturalmente pensiamo anche a L’Italia in presa diretta di Iacona, e a pochissimi altri.

     

     

     

    Anche Servizio Pubblico di Santoro che sbandiera il vessillo della libertà non va oltre le colonne d’Ercole del “qui non si può”. Non è un caso se tanta pubblicità transita in quel programma… pensate che i magnati dell’industria che regolano i mercati mondiali darebbero la pubblicità a qualcuno che li smaschera fino in fondo? Non pensateci nemmeno.

    Solo entrando nel mondo web, facendo i dovuti distinguo e rifiuti, gli scritti di milioni di partecipanti, che denunciano ciò che i media occultano dietro le quinte del loro teatro privato, ridanno alle frasi il peso del senso. Inoltre i milioni di individui che pubblicano i loro pensieri su web hanno un peso enorme sui media che spesso ob torto collo sono obbligati a pubblicare ciò che in internet è risaputo, magari già da giorni, da milioni di persone.

    Fino a che i guardiani del potere economico non riusciranno a mettere all’indice milioni di oppositori allo status quo, che operano in internet,  la spinta propulsiva di Face-book, Twitter e di innumerevoli siti e giornali on-line, la loro spinta propulsiva sulla verità rimarrà enorme.

    E ci stanno intensamente provando a fermare i partigiani del web: è di oggi la notizia dell’attacco informatico senza precedenti al sito Avaaz, noto per l’attivismo virtuale transnazionale, che, a quanto riportato da alcuni giornali on-line, è stato vittima di un attacco cracker perpetrato da istituzioni governative”.

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    Per disintossicarmi di tanta distruzione semantica mi sono riletto una decina di pagine Albert Camus , Questa lotta vi riguarda, dove vengono riportati i suoi articoli apparsi su Combat dal 1944-1947. Ebbene in quelle poche pagine che ho letto le parole del giornalista/scrittore algerino hanno un vero peso specifico/umano. Le sue parole non suonano di vuoto come ciò che siamo abituati a udire tutti i santi giorni: «Ho cercato in particolare di rispettare le parole che scrivevo, giacché, per mezzo di esse, rispettavo coloro che le potevano leggere e che non volevo ingannare. (…) Dai miei primi articoli fino al mio ultimo libro io ho tanto, e forse troppo scritto, solo perché non posso fare a meno di partecipare alla vita di tutti i giorni e di schierarmi dalla parte di coloro chiunque essi siano, che vengono umiliati e offesi. (…) mi pare che non si possa sopportare quest’idea, e colui che non può sopportarla non può neppure addormentarsi in una torre. Non per virtù, ma per una sorta di intolleranza quasi organica, che si prova o non si prova. Da parte mia ne vedo molti che non la provano, ma non posso invidiare il loro sonno.»

     

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    Parole certe che sanno posarsi nel loro luogo deputato. Parole gravide di senso che non opprimono la verità ma la svelano.

    Quelle di Camus non sono certo parole che svolazzano rumoreggiando come sciami di calabroni impazziti; parlo di parole come “sinistra” che stanca di non trovare un luogo dove posarsi … si è pericolosamente adagiata sul Pd e su Sel. La parola sinistra è stata costretta ad apparire incatenata al fianco di un Pd che sostiene il governo Monti, di un Pd pieno zeppo di parabolani cattolici che prendono le veline dallo Stato vaticano ecc. ecc.. La parola sinistra è sta inglobata come se nulla fosse nel simbolo Sel che ha in Vendola un ossimoro vivente: cattocomunista che se ne va in giro con il rosario in tasca; difensore dei deboli … tranne che dei bambini che secondo ciò che disse in un’intervista a La Repubblica nel ’85 hanno il diritto «ad avere una loro sessualità, ad avere rapporti tra loro o con gli adulti». Frase mai smentita e, qualche anno fa, fatta frettolosamente sparire da un blog che aveva pubblicato l’intervista, su ordine di un solerte ‘compagno’ dei ‘compagni’.

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    E allora riprendiamoci le parole e difendiamone dando loro un senso che corrisponda alla verità, dove “sinistra” significhi condivisione civile delle risorse, pensiero e non credenza, umano e non disumano, bene comune e non privatizzazioni selvaggia, piazze dove incontrarsi e non stanze chiuse con televisione accesa, sviluppo umanamente sostenibile e non globalizzazione che depreda territori e risorse umane, demografia e non teologia, procreazione responsabile e non procreazione animale come vorrebbe la Chiesa e i suoi servi. Diciamo, come disse una mia intelligentissima amica, che «di sinistra si nasce, di destra ci si diventa».

    La rivoluzione francese nacque da tre parole: liberté, égalité, fraternité. Non erano parole inventate erano lì da secoli … solo che prima libertà significa la libertà dei libertini o dei nobili di fare ciò che fanno ora i magnate della finanza;  uguaglianza e fratellanza era parole con cui giocavano i preti dicendo al popolo che se fratellanza e uguaglianza non si possono avere su questa terra se si sta buoni buoni le si avranno nel regno dei cieli.

    Riprendiamoci le parole e diamo loro la libertà dell’umano.

    5 maggio 2012

     

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    • Penso che se ” di destra ci si diventa”, allora è con tutta la forza della nostra intelligenza, delle nostre possibilità, che dobbiamo fare in modo che attorno a noi, da dentro di noi, nasca un NO che diventi subito fare, risposta, argine, muro, opposizione a quella delusione d’amore che partendo da destra, colpisce sempre a sinistra nel petto,dritto al cuore dei bambini, lasciandoli un po’ più soli, un po’ più confusi rispetto a quell’umano che erano sicuri di trovare nell’altro…….non so se c’entra ma questo è per me “sinistra” Ciao

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