• Ebbene si: odio gli “asocial network”

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    Jeanne Pucelli

    I goumiers grillini e le Panzer-division padane hanno fatto scuola di “asocial network”. Quello è lo stile imperante tra gli “asocial network”: chi tocca Grillo muore; chi critica Madre Teresa di Calcutta o Francesco I viene crocifisso; chi, pubblicamente, mette in dubbio inconcepibili attribuzioni letterarie viene maledetto e spinto nel girone degli eretici del web

    Vi ricordate “telefono senza fili” il gioco che si faceva da ragazzini? Ci si metteva seduti in una lunga fila sui muretti, il primo della fila inventava una frase, la sussurrava velocemente nell’orecchio del vicino, e così via fino alla fine. A quel punto l’ultimo, o l’ultima, della fila doveva dire la frase che gli era giunta. Frase che naturalmente aveva perso tutte o alcune caratteristiche primarie e quindi era divenuta più o meno l’assoluto contrario di quella iniziale. Questo accadeva vuoi per la velocità dell’informazione trasmessa vuoi per la fantasia di alcuni che introducevano apposta della varianti, spesso boccaccesche, per dar sangue al gioco: “La mamma ha fatto la minestra” poteva trasformarsi in “ma che bona è la maestra”: e così via. Si manteneva il suono ma il significato andava a farsi fottere. Un gioco divertente che aumentava le capacità linguistiche e musicali dei ragazzini e delle ragazzine costretti dalla fretta, dalla calda promiscuità e dalla fantasia interna ad inventare frasi fantasiose.

    Succede, abbastanza spesso, più o meno la stessa cosa sui social network. Ma quel gioco fantasioso a volte si trasforma in un incubo dialettico. Le frasi messe in fila dai partecipanti ad una discussione spesso si accapigliano tra loro e vengono spezzettate da una mancanza assoluta di volontà di connessione umana.
    L’ho potuto notare, proprio ieri e per l’ennesima volta osservando un’amica che poveretta tentava di mettere un po’ d’ordine su false attribuzioni letterarie. Risultato? L’hanno fatta nera. Ciò significa che una certa quantità di individui, una percentuale abbastanza minima per fortuna, utilizzano i social network, in modo asociale. Così facendo questi individui, invasati dalla dea stupidità, anziché servirsi del web per socializzare, se ne servono per dar fondo alle proprie castrazioni.

     

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    Molti di questi “asocial network” non si rendono minimamente conto che entrando in un social network i loro pensieri e le loro credenze, le loro poesie e le immagini preferite, le frasi di autori e di politici che risultano a loro gradite, diventano pubblici e come tali possono essere trattati. E come tali possono essere criticati. Avendo questo pensiero distorto su questo strumenti nati per socializzare, alla prima critica, a volte garbata e costruttiva, si sentono additati pubblicamente e … apriti cielo. Succede di tutto.

    Pur di sanare la ferita narcisistica a loro inferta sulla pubblica piazza telematica, si arrampicano sugli specchi, offendono il malcapitato, cercano in modo bieco di trascinarlo nel fango, accatastano vuoti pretesti e assurde documentazioni . I goumiers grillini e le Panzer-division padane hanno fatto scuola di “asocial network”. Quello è lo stile imperante tra gli “asocial network”: chi tocca Grillo muore; chi critica la Lega o Francesco I viene crocifisso; chi, pubblicamente, mette in dubbio credenze, leggende metropolitane, agiografie mediatiche, documenti fasulli, bufale assurde e inconcepibili attribuzioni letterarie nate dalla penna di maldestri amanuensi che cavalcano disordinatamente le onde del web, viene lapidato; chi si oppone alle ipertrofie cefaliche di vario genere viene maledetto e spinto nel girone degli eretici del web.

    Come ho già scritto non ho nessun profilo sui social network. Quando mi domandano il perché di questa ostinata difesa della privacy, di solito rispondo ammiccando scherzosamente: “je ne suis pas une femme publique”. E si mi piace scherzare sui doppi sensi … e odio gli stupidi che definisco “asocial network” perché anziché usare questi mezzi per crescere insieme agli altri, si impoveriscono …

    3 febbraio 2015

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