• Cuba – Il silenzio dei media cubani sul fenomeno endemico della pedofilia

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    Jaime McTurk

    Il canadese James McTurk accusato di aver commesso

    atti di pedofilia a Cuba
    Foto: THESTAR.COM

    Come scrive la bloguera cubana Yoani Sanchez, a Cuba la pedofilia è endemica. Il silenzio su questo fenomeno aiuta naturalmente il turismo pedofilo. Il caso del canadese Jaime McTurk  che è stato condannato a Toronto per aver commesso a Cuba diversi crimini di pedofilia contro dei bambini (alcuni di loro avevano tre anni)  descritto in questo articolo, la dice lunga sulle omissini mediatiche che giustificano questa cultura criminale. E non deve trarre in inganno il fatto che a Cuba, come in molte parti del globo, questo crimine contro un  minore sia considerato come un atto “normale”.

    Yoani_Sanchez

    Yoani Sànchez

    Appena tre settimane mi sono recata a Stoccolma insieme a diversi attivisti cubani, per partecipare al Internet Freedom Forum . Siamo stati molto bene, non solo per le sedute dell’evento tecnologico, ma anche perché abbiamo partecipato a un intenso programma di attività parallele. È stata parecchio interessante la visita all’organizzazione non governativa ECPAT che lotta contro pornografia, prostituzione e traffico di minori. Come di solito accade, la spiegazione di tale attività, ci ha fatto riflettere sull’incidenza di eventi così deprecabili anche nella realtà cubana. La prima cosa che salta all’occhio è l’assenza di una struttura o di una ONG all’interno dell’Isola dedicata in maniera specifica a tale argomento. Per quanto ne possiamo sapere noi cittadini – senza dubbio di fronte all’Esame Periodico Universale in sede ONU – qualche gruppo ufficiale si è autoproclamato difensore delle vittime dei predatori sessuali.

     

    Se il muro del lungomare havanero potesse parlare… ci racconterebbe di tutti questi giovani tra i 16 e i 18 anni che offrono il loro corpo ai turisti in cambio di qualche dollaro. Ci sono anche bambini più piccoli nel commercio della carne, ed è proprio in questa frangia di età che la mancanza di protezione giuridica è totale, questo perché l’illegalità imperante a Cuba li considera adulti. In questo modo restano al margine di ogni statistica e del conseguente programma di prevenzione e sostegno offerto da organismi internazionali come l’UNICEF. I casi di adolescenti forzati sessualmente da patrigni, zii, fratelli maggiori e familiari. Una ragazza di dodici, tredici, quattordici anni messa incinta da un adulto, viene percepito come qualcosa di comune soprattutto nelle zone rurali del paese. Per non parlare delle relazioni carnali tra professori e alunne della scuola media e del liceo, che fanno parte della normalità della nostra esistenza.

     

    Recentemente il canadese Jaime McTurk è stato condannato a Toronto per aver commesso a Cuba diversi delitti sessuali contro dei bambini, includendo alcuni di tre anni. La storia non è stata pubblicata dai media nazionali, nonostante che il predatore sia entrato 31 volte nel nostro paese tra il 2009 e il 2012. Non può essere credibile che una autorità migratoria così abile nel capire se un cubano possa entrare o meno nel proprio paese e ufficiali doganali addestrati a individuare un computer portatile o un telefonino nel bagaglio, non si siano resi conto che c’era qualcosa che non andava in questo signore. Triste anche il fatto che nonostante questo sia uno dei mali che affligge la nostra società, non sia consentito ai genitori allarmati di formare un gruppo di denuncia civica contro i pedofili, oltre a offrire solidarietà alle vittime di questi criminali. Tra i tanti temi sociali che sta affrontando l’incipiente società civile cubana, come il dualismo monetario, i bassi salari, la necessità di riforme politiche e partitiche, urge che venga preso in considerazione anche un problema tanto sensibile.

    Con i nostri figli no! dovremmo dire con forza a tutti questi violentatori stranieri e nazionali.

     

    prostitucion-masculina

    ¡Con nuestros hijos no!

     

    Hace apenas tres semanas varios activistas cubanos visitamos Estocolmo, para participar en el Internet Freedom Forum. Los mejores momentos de nuestra estancia allí no sólo fueron durante las sesiones en el evento tecnológico, sino también a lo largo del programa de actividades paralelas. Resultó sumamente interesante la visita a la organización no gubernamental ECPAT que se enfoca en el combate contra la pornografía, la prostitución y el tráfico infantil. Como suele ocurrir, la explicación de su labor nos llevó a reflexionar sobre la incidencia de hechos tan condenables también en la realidad cubana. Lo primero que nos saltó a la vista fue la ausencia de una entidad u ONG que se dedique específicamente a ese tema dentro de la Isla. Al menos hasta donde los ciudadanos sepamos, aunque no es de dudar que ante el Examen Periódico Universal en la ONU, algún grupo oficial se haya autotitulado defensor de las víctimas de depredadores sexuales.

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    Si el muro del malecón habanero hablara… nos contaría de todos esos jóvenes entre 16 y 18 años que ofrecen su cuerpo a los turistas por unos cuantos dólares. Aunque los hay aún más niños en el comercio de la carne, justo en esa franja de edad la desprotección jurídica es total, pues la legalidad imperante en Cuba los considera adultos. De esa manera quedan al margen de cualquier estadística y del consiguiente programa de prevención y amparo que ofrecen organismos internacionales como la UNICEF. Los casos de adolescentes forzadas sexualmente por padrastros, tíos, hermanos mayores o familiares cercanos, abundan en los pueblos cubanos. Una muchacha de doce, trece o catorce años embarazada por un adulto, se percibe como algo común especialmente en las zonas rurales del país. Ni hablar de las relaciones carnales entre profesores y alumnas de secundaria y preuniversitario, que han pasado a formar parte de la normalidad de nuestra existencia.

     

    Recientemente el canadiense Jaime McTurk fue condenado en Toronto por varios delitos sexuales contra niños en Cuba, incluyendo algunos de tres años. La historia no se ha publicado en los medios nacionales, aunque el depredador estuvo 31 veces en nuestro país entre 2009 y 2012. No resulta creíble que unas autoridades migratorias tan diestras en detectar si un cubano puede entrar o no a su propio país y unos oficiales de aduana entrenados para encontrar una laptop o un teléfono móvil en el equipaje, no se hayan dado cuenta de que algo estaba mal con ese señor. Triste también que siendo este uno de los males que aqueja a nuestra sociedad, ni siquiera se permita a los padres alarmados conformar un grupo de denuncia ciudadana contra pedófilos y además brindar apoyo solidario a las víctimas de estos criminales. En medio de tantos temas sociales que está tocando la incipiente sociedad civil de esta Isla, como la dualidad monetaria, los bajos salarios, la necesidad de reformas políticas y partidistas, urge que abordemos también un problema tan sensible.

    ¡Con nuestros hijos no! habría que decirle a todos esos abusadores foráneos y nacionales.

    • …non sò perchè, ma “osservando” l’immagine del pedofilo che qui ritraete in questo articolo egli mi dà “una sensazione di vomito”! …ma forse l’espressione “vomitevole” non è appropriata perchè non rende l’idea di cosa sia veramente… la pedofilia! …ho cercato di approfondire l’argomento sulla rivista “Il sogno della farfalla”! Non ci sono altre riviste che trattano della materia… così!

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