• Cronache ai tempi del corona virus (quarta giornata)

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    «Guardateli bene in faccia.//Guardateli.»

    di Gian Carlo Zanon

    «Guardateli bene in faccia.//Guardateli.//Alla televisione,//magari, in luogo/di guardar la partita./Son loro, i “governanti”./Le nostre “guide”./I “tutori”/- eletti – della nostra vita.// Guardateli.// Ripugnanti.//Sordidi fautori/dell'”ordine”, il limo/del loro animo tinge/di pus la sicumera/dei lineamenti/»

    “Show” di Giorgio Caproni

    Aristos (ἄριστος) è il superlativo di àgatós (ἀγαθός) che sta per buono, eccellente, ed è l’aggettivo usato per definire il migliore. La parola greca àreté (ἀρετή) – sostantivo astratto che corrisponde all’aggettivo agathòs –  in origine significava la capacità di qualsiasi cosa, animale o persona di assolvere bene il proprio compito: così c’è un’ἀρετή dell’arco, un’ἀρετή del cavallo ecc.. Solo in seguito la parola verrà usata per designare il valore spirituale ed etico dell’uomo.

    Le parole che definiscono il contrario di eccellente sono mediocre, modesto, infimo, pessimo ed estensivamente asociale.

    Ora, tutte le persone con uno spirito critico sviluppato, si saranno senz’altro accorti che, anche in questa drammatica contingenza, la classe dirigente di ogni ordine e grado che governa il Paese non può essere definita né eccellente né tantomeno “la migliore”. E questo per il semplice motivo che invece di pensare al bene comune, la nostra classe dirigente in primo luogo si dà da fare solo per ottemperare ai propri interessi. Abbiamo visto come l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera, approfittando dalla visibilità di questi giorni, si sia immediatamente premurato di prenotare la poltrona di sindaco. È inutile nascondercelo, molti di loro usano questa tragedia per i loro scopi che, ovviamente, non coincidono con la ricerca del bene comune ma con la massimizzazione del loro tornaconto personale.

    Il 20 marzo Marco Revelli scriveva in un articolo dal titolo eloquente Virus – La classe operaia all’inferno:«D’altra parte, se vogliamo stilare una graduatoria dei diversi gruppi sociali valutati per il modo con cui hanno risposto all’emergenza https://volerelaluna.it/controcanto/2020/03/20/coronavirus-la-classe-operaia-allinferno/sanitaria, dovremmo mettere in cima alla lista dei “PEGGIORI” quelli che fino a ieri erano stati considerati “I MIGLIORI”: imprenditori e uomini d’industria, eletti come i veri “eroi moderni”, custodi del nostro benessere e del nostro posto nel mondo, e rivelatisi invece, di fronte all’”emergenza” ammalati di una cinica miopia. Fin da quando i primi casi dell’epidemia sono comparsi hanno chiesto, come un sol uomo, di non fermare il loro business. Di tenere “aperto tutto”, soprattutto le loro imprese. Hanno minimizzato, minacciato, ordinato. E anche quando il contagio si è esteso, mostrando tutta la propria pericolosità e letalità, hanno costruito la propria muraglia cinese intorno alle loro attività. Come se una linea invalicabile di confine fosse stata tracciata e si potesse fermare tutto – scuole, teatri, bar e ristoranti, stadi, chiese, parchi, uffici pubblici, tutto! – tranne le loro fabbriche (e le reti infrastrutturali necessarie a servirle). Al contrario di Yahveh che nel Libro di Giobbe dice al satana che lo tenta alla scommessa, di “toccare” quell’uomo pio in tutti i suoi possessi ma non nella vita, i confindustriali italiani invocano che si tocchi pure tutti nella vita, ma non nei possessi propri.
    Esemplare in questo il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti, bresciano!, che ancora l’11 marzo – quando pressoché tutto il Paese diventava “zona rossa” – rendeva pubblico un comunicato in cui dichiarava “indispensabile la necessità di tenere aperte le aziende , dando continuità a tutte le attività produttive e alla libera circolazione delle merci” (si deve a impuntature come questa se il decreto del Governo “Chiudi tutto” ha operato una chiusura solo parziale e probabilmente per questo solo parzialmente efficace). Due settimane prima, il 27 febbraio, dopo il primo allarme, le “parti sociali” avevano emesso una sciagurata dichiarazione congiunta in cui si affermava, testualmente: “Dopo i primi giorni di emergenza, è ora importante valutare con equilibrio la situazione per procedere a una rapida normalizzazione, consentendo di riavviare tutte le attività ora bloccate”. L’avevano sottoscritto Abi (l’associazione bancaria), Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, Confindustria, Alleanza delle cooperative, Rete Imprese Italia (CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) – e la cosa non stupisce. Ma anche Cgil, Cisl, Uil CON UNA FRETTOLOSA SUPERFICIALITÀ CHE GRIDA VENDETTA.»

    … ecco appunto … “guardateli bene in faccia. Guardateli. Alla televisione, Son loro, i “governanti”. Le nostre “guide”. I “tutori” – eletti – della nostra vita. Guardateli. Ripugnanti…”

    26  marzo 2020

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