• Elezioni politiche 2013 – Banche e furore

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    FURORE 2

     

    Abbiamo trovato nel romanzo di  John Steinbeck,  The grapes of wrath, (I grappoli della collera), meglio conosciuto con il titolo di “Furore”, molte similitudiniche che possono svelare contenuti invisibili della crisi finanziaria attuale

     

    Gian Carlo Zanon

     

    1 febbraio 2013

     

    Banche che fanno usura; «i banchieri devono star fuori dalla politica»; «i politici devono star fuori dalle banche»; «la politica in mano alla finanza bancaria»; Banca d’Italia, Bce, Ior, Banco Santander, Antonveneta, Dresdner Bank, Nomura, derivati, bond … banche di qua, banche di là … in questi ultimi giorni non si parla altro che di banche e dei loro devastanti effetti collaterali.

    Negli schermi televisivi i presentatori dei talk shows spazzatura, cercano di accaparrarsi il maggior numero di “esperti finanziari”; in altri schermi televisivi i presentatori seri, cercano di mostrare il paese reale dando voce alle centinaia di piccoli imprenditori a cui le banche hanno sequestrato capannoni e macchine di produzione.

     

    Il problema è complesso. Complessa è la stessa comprensione del problema. Ciò che appare chiaro è questo: le banche stanno cavalcando la crisi economica per arricchirsi ulteriormente. I killer dell’economia, come perfetti borderline, si muovono in una terra di nessuno dove basta una piccola postilla su un contratto o cambiare una parola sul documento di un prestito, che l’usura, sanzionata dalla legge, non è più tale. Vedi la trasmissione Servizio Pubblico del 31 gennaio scorso.

     

    Ricordo che tempo fa, allettato da un volantino che parlava di piccoli prestiti al 5% mi recai in un’agenzia. Il tizio con giacca e cravatta (gente da evitare come i lebbrosi) mi disse che si, si gli interessi erano effettivamente al 5% annui netti; poi mi fece il preventivo con le rate mensili. Andai a casa per controllare i conti con calma e mi resi conto che su un prestito di  Euro 5000,00 ne dovevo, in dodici rate mensili, restituire 6100,00. Esattamente il 20%. Aspettai la telefonata dello sciacallo, gli dissi che non era vero che gli interessi annui erano al cinque per cento come promesso dalla sua bella voce e dal  depliant, e lui rispose che si gli interessi erano al cinque per cento ma bisognava aggiungere qualcosa per il contratto poi una certa percentuale per una certa sigla, un’altra per un’altra sigla … insomma andò a finire con un bel vaffanculo. Non avendo un’assoluta necessità di quel prestito misi da parte 40 euro al mese e dopo un anno comprai ciò che mi serviva.

     

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    Ma io non faccio l’imprenditore. Gli imprenditori senza fidi bancari, senza possibilità di fare leasing, muoiono.

    Mai le banche si sono accanite come in questi ultimi anni per raspare il fondo del barile Italia. Sanno, perché lo hanno deciso loro da anni, che l’Europa del Sud, cioè Grecia Italia, Portogallo, Spagna, Irlanda, fra pochissimi anni assomiglieranno molto più al Sud economico e sociale del mondo che alla ricca e civile Europa. Le banche, neanche fossero strumenti d’una forza inesorabile, anziché fermare questo declino, lo accelerano, speculando e scommettendo sul nostro fallimento.

     

    È inutile chiedere ai politici un aiuto anche solo per arginare questa rovina se persino il responsabile economico del più grande partito della sinistra difende a spada tratta, e fino al ridicolo mediatico, la Banca d’Italia colpevole di non aver controllato i conti del Monte Paschi di Siena che è uno dei padroni di quell’istituzione che lo deve controllare.

     

    Siamo alla follia: il controllato MpS è uno degli azionisti del controllore (Banca d’Italia). Qualcuno mi dica: come può un dipendente controllare e sanzionare il proprio padrone?. Ma questo naturalmente non viene mai detto da nessuno. I media non portano a conoscenza dei cittadini questi fatti; non lo fanno i politici; non lo fanno i sindacati. Non è che non se ne parli e non se ne sappia, ma rimane a uso e consumo di pochi che, come dicono a Genova “avranno la loro bela conveniensa”. È un chiacchiericcio di sottofondo, che non svela chiaramente che la Banca d’Italia è una banca privata gestita da privati che servono i loro soci di maggioranza come il cameriere serve il caffè al tavolino aspettandosi una lauta mancia.

     

    I soci privati della Banca d’Italia

    Gruppo Intesa (27,2%),

    Gruppo San Paolo (17,23%)

    Gruppo Capitalia (11,15%)

    Gruppo Unicredito (10,97%)

    Assicurazioni Generali (6,33%)

    Banca Carige (3,96%)

    BNL (2,83%)

    Monte dei Paschi di Siena (2,50%)

    Gruppo Intesa (27,2%),

    Gruppo San Paolo (17,23%)

    Gruppo Capitalia (11,15%)

    Gruppo Unicredito (10,97%)

    Assicurazioni Generali (6,33%)

    INPS (5%)

    Banca Carige (3,96%)

     

    Tutte le banche centrali europee sono private (vedi questi siti http://www.disinformazione.it/banchecentrali.htm

    http://www.namir.it/MAFIAGRAFFITI/debito.htm

     

     

    I soci delle banche private europee a loro volta sono azionisti della BCE

     

    I soci della Banca Centrale Europea (BCE)

    Banca Nazionale del Belgio (2,83%)

    Banca Nazionale della Danimarca (1,72%)

    Banca Nazionale della Germania (23,40%)

    Banca della Grecia (2,16%)

    Banca della Spagna (8,78%)

    Banca della Francia (16,52%)

    Banca Centrale d’Irlanda (1,03%)

    Banca centrale del Lussemburgo (0,17%)

    Banca d’Olanda (4,43%)

    Banca nazionale d’Austria (2,30%)

    Banca del Portogallo (2,01%)

    Banca di Finlandia (1,43%)

    Banca Centrale di Svezia (2,66%)

    Banca d’Inghilterra (15,98%)  (Non ha l’euro)

     

    Come vedete la Banca d’Inghilterra che possiede ben il 15,98% della Bce è socia in affari delle altre banche private europee … e secondo voi la Bce fa gli interessi dei propri soci o o quelli dei cittadini europei?

     

    Vittime-della-crisi-economica-del-1929

     

    Se guardiamo attraverso questo filtro conoscitivo la realtà che passa sotto i nostri occhi ci renderemo conto che le notizie che ci arrivano dai canali mediatici ufficiali, sono carenti, insufficienti, distorte e zeppe di calibrati omissis.

     

    Si può conoscere meglio ciò che ci sta accadendo attraverso il libro di John Steinbeck The grapes of wrath (Furore) che ascoltando i media imboccati dalla nostra classe dirigente. Questo perché la percezione della stragrande maggioranza dei cittadini è ormai alterata dai media, dal teatrino della politica, dalle bugie e dalle mezze verità della cosiddetta classe dirigente. Tutti questi signori che dovrebbero pensare al bene comune pensano solo e unicamente ai propri interessi, lasciando, sotto consiglio dei loro invisibile e taciturni padroni,  che famiglie e piccole e medie imprese siano preda di cravattari, strozzini, usurai.

     

    In questo stato delle cose le banche continueranno a pignorare le pensioni, a vendere all’asta gli appartamenti sequestrati a chi non ce la fa più a pagare il mutuo; a far porre i sigilli giudiziari a piccole e medie imprese insolventi perché non più in grado di pagare tassi da usura; a non concedere prestiti se l’azienda che richiede l’aiuto bancario è appetibile e quindi è meglio lasciarla fallire per poi impadronirsene.

    Insomma milioni di cittadini continueranno a subire una serie di crimini senza potersi difendere legalmente perché, come dicevo prima, i borderline della finanza avanzano sicuri in una zona d’ombra preceduti da misure legislative tutte funzionali all’esproprio dei risparmi di milioni di famiglie e alla predazione delle imprese valide.

    Ormai, come scrive l’economista Bruno Amoroso, parlando di un ipotetico governo europeo, nonostante gli avvertimenti dello scomparso  Federico Caffè, (e di altri economisti rinchiusi da chi domina la diffusione delle notizie in un limbo mediatico) «siamo precipitati nell’assurdo: al posto del governo si è insediata una Banca che pretende di governare 17 paesi».

     

    Vi propongo un estratto del V capitolo del libro John Steinbeck:  The grapes of wrath, I grappoli della collera, meglio conosciuto con il titolo di Furore:

     

    depression

     

    I latifondisti arrivavano sul posto, o più spesso i loro rappresentanti. Arrivavano in macchina, e saggiavano con le dita la terra arida, e qualche volta facevano eseguire dei sondaggi in profondità. I mezzadri, sulle aie assolate, stavano inquieti a seguire con gli occhi le vetture fare il giro degli appezzamenti. E finito il giro i latifondisti, o i loro rappresentanti, venivano sull’aia e senza scendere dalle vetture parlavano ai mezzadri attraverso il finestrino. Per qualche tempo i mezzadri restavano in piedi al fianco delle vetture, poi s’accoccolavano per terra, e cercavano dei fuscelli per disegnare figure nella polvere.

    Sulle soglie dei casolari le donne s’affacciavano a guardare, e dietro di loro i bambini: teste bionde, occhi dilatati, piedi nudi l’uno accavallato sull’altro, le dita nervosamente agitate dalla curiosità. Donne e bambini guardavano il capofamiglia conferire col latifondista. Immobili, silenziosi.

    Taluno dei rappresentanti si mostrava umano perché odiava la parte ch’era costretto a recitare, e taluno era irritato di dover mostrarsi disumano, e taluno si mostrava freddo e insensibile perché da tempo aveva imparato che il padrone, per essere tale, deve necessariamente mostrarsi insensibile.

     

    E nel loro intimo tutti quanti si riconoscevano, a malincuore, strumenti d’una forza inesorabile. Alcuni di essi detestavano le cifre che li costringevano ad agire così, altri le temevano, altri ancora le veneravano perché offrivano loro un rifugio contro la ragione e il sentimento.

    Se il proprietario della terra era una banca, o una società finanziaria, i rappresentanti dicevano: La Banca (o la Società) intende… vuole… ha bisogno… esige… quasi che la Banca o la Società fosse un essere mostruoso, dotato di intelletto e sentimento, che li tenesse prigionieri tra i suoi tentacoli.

     

    Né s’assumevano alcuna responsabilità in nome della banca o della società, in quanto essi si ritenevano esseri umani e schiavi, laddove le banche erano al tempo stesso macchine e padroni. Alcuni rappresentanti erano orgogliosi d’essere schiavi di così possenti e inesorabili padroni. Sedevano sui cuscini della vettura e spiegavano: Lo sapete anche voi che la terra è povera. Dio solo sa quanto lavoro e sudore ci avete sprecato su.

    I mezzadri accoccolati annuivano, sconcertati, e disegnavano figure nella polvere. Sì, lo sappiamo, Dio lo sa. Se solo la polvere non se ne volasse via, se solo la pianta resistesse radicata nel terreno, la situazione potrebbe essere diversa.

    I rappresentanti insistevano nel loro punto di vista: Sapete anche voi che la terra diventa sempre più povera. Sapete anche voi cosa fa il cotone alla terra: la impoverisce, ne succhia tutto il sangue.

    Gli uomini accoccolati annuivano: Lo sappiamo, Dio lo sa. Se solo ci fosse consentita la rotazione delle colture, si potrebbe infonderle sangue nuovo.

    Già, ma è troppo tardi. E i rappresentanti illustravano le necessità e il modo di ragionare del mostro che era più forte di loro. Se uno riesce a provvedere al suo sostentamento e a pagare le tasse, può conservarla, la terra, certo che può.

    Sì, ma se un anno manca il raccolto, la banca deve venirci in aiuto, coi prestiti.

    Oh, ma la banca o la società non può, diamine! Non è una creatura che respira aria, che mangia polenta. Respira dividendi, mangia interessi. Senza dividendi, senza interessi, muore, come morireste voi senz’aria o senza polenta. È triste, ma è proprio così.

    Gli uomini accoccolati alzavano gli occhi cercando di capire. Ma se ci lasciano stare, forse l’anno venturo avremo un buon raccolto. Dio sa quanto cotone l’anno venturo. Con tutte queste guerre, Dio sa come andrà su il prezzo. Non fanno gli esplosivi col cotone? Non fanno le uniformi dei soldati? Combinateci delle guerre, e vedrete come va su il cotone. L’anno venturo, forse. Guardavano in su, con occhi pieni di speranza.

    Eh, ma non si può contare sulle guerre. La banca… il mostro ha bisogno di dividendi costanti, non può aspettare, altrimenti va a rotoli. No, le tasse vanno pagate. Se il mostro cessa di crescere, è perduto. Non può fermarsi.

     

    (…)

     

    Gli uomini accoccolati riabbassavano gli occhi. E cosa volete che facciamo? Non possiamo rinunziare a una parte del raccolto, siamo già mezzi morti di fame. I piccoli non hanno abbastanza da mangiare. Siamo coperti di stracci. Se non fossimo tutti nelle stesse condizioni, avremmo vergogna di farci vedere in chiesa.

    E alla fine i rappresentanti venivano al dunque. La mezzadria era un sistema che non funzionava più. Un uomo solo, sulla trattrice, ora sostituisce dodici, quattordici famiglie. Gli si dà un salario e si prende tutto il raccolto. Non c’è scampo. È doloroso, ma è così. Il mostro è malato: qualcosa gli è accaduto.

    Ma a furia di cotone la fate morire, la terra.

    Lo sappiamo, ma prima che muoia vogliamo tutto il cotone che può darci. Poi la venderemo. C’è un mucchio di famiglie, nell’Est, che non sognano altro che comprare un pezzo di terra.

    I mezzadri alzavano gli occhi, pieni di spavento. E noialtri? Come si mangia?

    Eh, a voi non resta che andarvene altrove. Viene la trattrice.

    Ed ora gli uomini accoccolati si rizzavano in piedi, furenti. Ma questa terra l’ha presa mio nonno agli indiani, rischiando la pelle. E mio padre c’è nato e l’ha lavorata, lottando da disperato contro i serpenti e le erbacce. È venuto un anno cattivo e ha dovuto ipotecare. E noialtri siamo tutti nati qui. Ecco là i nostri bambini… anche loro sono nati qui. Anche allora, quando mio padre ha fatto  l’ipoteca, anche allora il padrone era la banca, ma ci ha lasciati stare, e ci spettava un tanto su ogni prodotto.

    Tutto questo lo sappiamo, ma non siamo noi, è la banca. Una banca non è mica un uomo. E neanche è un uomo il padrone di cinquantamila acri. Non è altro che il mostro.

    Va bene, gridavano i mezzadri, ma la terra è nostra. L’abbiamo misurata noi, dissodata noi. Siamo nati qui, qui ci hanno ucciso, qui siamo morti. Anche se non è buona, è nostra lo stesso. È l’esserci nati, l’averla lavorata, l’esserci morti, che la fa nostra. È questo che ce ne dà il possesso, e non una carta con dei numeri sopra.

    È doloroso, ma noi non c’entriamo. È il mostro. La banca non è un essere umano.

     

    Va bene, ma è una società di esseri umani.

     

    Niente affatto. Questo è il vostro errore. La banca è qualcosa di diverso da un essere umano. Capita che chiunque faccia parte di una banca non approvi l’operato della banca, eppure la banca lo fa lo stesso. Vi ripeto che la banca è qualcosa di più di un essere umano. È il mostro. L’hanno fatta degli uomini, questo sì, ma gli uomini non la possono tenere sotto controllo.

     

    Incredibile come solo questi esseri umani dotati di un pensiero intuitivo, abbiano la capacità di mostrare le immagini nascoste dalla banalità della ragione. Steinbeck ci dice che gli uomini che si presentano per cacciare nella disperazione i contadini con le loro mogli e figli coperti di stracci,  non sono“strumenti d’una forza inesorabile” ma esseri umani, dotati di sentimenti che tengono a freno per vigliaccheria. È più facile prendersela con il più debole, basta dimenticare di appartenere al genere umano e il gioco è fatto.

    Nell’VIII capitolo Tom, il protagonista del romanzo di  Steinbeck, pieno di rabbia per aver visto la casa della sua famiglia distrutta dalla trattrice inviata dai segugi delle banche, ha un moto rancoroso:

     

    Furore

     

    “Mamma, quando ho visto cos’han fatto alla tua casa…”

     

    Ella non lo lasciò finire. “Tommy, non pensare a vendette, per carità. Ti daranno la caccia come a un cane arrabbiato. Ho già penato tanto. Siamo più di centomila, dicono, sfrattati. Se si fosse tutti uniti a reagire, allora nessuno penserebbe a darci la caccia, ma…”

     

    “Non capisco perché non si uniscono…”

                                                                                                                                                                 

    “Non so. Sono come intontiti, come fossero mezzo addormentati.”

     

    Si, è vero, siamo tutti intontiti dalle menzogne, preferiamo prendercela con i più deboli, attaccare economicamente la Grecia, sperando che la Germania ci schiacci il più tardi possibile … se si fosse tutti uniti a reagire, allora nessuno penserebbe a schiacciarci, ma … e che siamo come intontiti, come i contadini della Grande crisi del ’29 descritti nel romanzo, e non riusciamo a reagire; se reagissimo da soli ci darebbero la caccia come ad un cane arrabbiato … ci dovremmo riunire finché c’è tempo, stringerci insieme come grappoli d’uva, come grappoli pieni di collera …

     

    1 febbraio 2013

     

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