• ARRIETTY “Il mondo segreto sotto il pavimento”

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    di Roberto Cursi

     

    “Anche se si è visto così poco nel film, solo ora, grazie alle tue parole, Andres, anch’io riesco a capire l’importanza del ragazzo selvaggio, … e in un attimo mi è cambiata la visione del film.”

     

    Prodotto dallo Studio Ghibli, scritto da Hayao Miyazaki e diretto da Hiromasa Yonebayashi, “ARRIETTY” è un film di animazione così raro da incontrare. Non uso volutamente il verbo vedere, mi sembra limitare troppo il coinvolgimento che scaturisce dalla storia e dalle immagini. L’ incontro, invece, ti lascia dentro la “memoria dell’esperienza vissuta”. E quella di questo film è veramente magica, poetica e …. oso dire, se si guarda il panorama dei vari film di animazione per bambini che gira per le sale, anche “rivoluzionaria”.

     

    Sintetizzo il più possibile. Questa è la storia di una famiglia di gnomi, Arrietty e i suoi genitori, i quali hanno costruito il proprio appartamento sotto il pavimento di una casa di campagna. Per poter vivere devono di tanto in tanto avventurarsi all’interno di essa, cercando di prendere piccoli oggetti e piccole quantità di cibo. Ma Shò, un ragazzo convalescente malato di cuore, che è appena arrivato in quella casa, riesce, casualmente, a vedere Arrietty…. e subito ne rimane incantato.

     

    Arrietty, invece, è molto preoccupata, perché ora gli umani hanno scoperto che sotto quella stessa casa vivono degli gnomi. Con grande dispiacere dovrà confessare ai propri genitori che, per sua imprudenza, un umano l’ha vista. A quel punto suo padre decide che devono lasciare quel posto, nel quale avevano costruito il loro appartamento con tutte le comodità, e dove vivevano ormai da tantissimi anni. I genitori di Arrietty pensano che gli umani possano far loro del male e, rivolgendosi alla figlia, le dicono di non farsi più vedere da quel giovane. Lei capisce le loro ragioni, ma non riesce a tradire il suo istinto, attraverso il quale intuisce l’umanità che è in Shò. Così, pian piano, si lascia scoprire e coinvolgere da quel giovane, che a sua volta la cerca e ne rimane affascinato. Fino a che i due, per forze maggiori, dovranno separarsi.     

     

    Lasciamo in secondo piano tutte quelle cose che, seppur importanti, si riescono a cogliere con più facilità in questa favola. Il coraggio di questa giovane adolescente, il rapporto con la natura, il riciclare le cose usate che prendono dal mondo degli umani,  la magica fusione tra le immagini i colori e la musica, … e andiamo direttamente verso il finale del film, e mi spiace, se lo svelo, per coloro che vorrebbero andare a vederlo.

     

    Iniziamo con la scelta del padre di Arrietty di voler lasciare quella casa.

     

    E’ vero che li hanno scoperti, ma si capisce benissimo che, con la complicità di Shò e di sua zia, potrebbero continuare a vivere in quel luogo con maggiori comodità di prima (vedi la bellissima casa delle bambole arredata in modo lussuoso che verrebbe messa a loro disposizione).

     

    Il padre decide comunque di lasciare tutte le eventuali comodità “borghesi” per avventurarsi, senza una meta precisa, in un altro luogo. La madre, invece, personaggio volutamente un pò grottesco, ha qualche perplessità. E guardando il film mi accorgo che anche a me verrebbe voglia di dirgli “dove andate!? Potreste continuare a vivere tranquilli se restate!”. Invece no, … vanno, e si incamminano nel bosco, grazie anche al prezioso aiuto di un ragazzo selvaggio.

     

    E quale separazione più bella tra Arrietty e Shò. Una di fronte all’altro, guardandosi negli occhi, consapevoli di non vedersi mai più. Ognuno dei due trasmette all’altro quel pathos scaturito dal loro limpido rapporto, nato tra incertezze e timori da parte di Arrietty, ma senza, però, fare mai percezioni deliranti nei confronti di Shò e, proprio per questo, senza mai aver dubbi nel fidarsi di lui.

     

    Reazione non facilmente prevedibile davanti all’immagine di un umano che la scopre per la prima volta e la mette in crisi, per poi presentandosi ancora con un bigliettino ed un fiore rosso. I due si separano scambiandosi parole apparentemente tra le più banali, come: “ti porterò sempre nel mio cuore, anche se malato” oppure “non ti dimenticherò mai per tutta la vita” ma, raramente, come in questo caso, quelle semplici parole corrispondono pienamente al loro contenuto, perché la separazione di quel rapporto avviene senza annullamenti.

     

    Infine c’è quel ragazzo selvaggio che in tutta la storia si intravede una sola volta, per poi ricomparire nel finale. Che fosse una figura così importante l’ho capito solo dopo, all’uscita dalla sala, parlando con mio figlio. Quel dialogo con il bambino ha tolto un velo dai miei occhi. Il ragazzo selvaggio non era affatto un personaggio secondario, come io avevo pensato, che aveva semplicemente aiutato la famiglia di Arrietty ad andarsene.

     

    Era stato il padre di Arrietty ad incontrarlo casualmente nel bosco, fidandosi istintivamente di lui. E’ uno gnomo, come loro, ma è completamente diverso, è un selvaggio, proprio perché vive nella selva. Un selvaggio che, però, si rende subito disponibile ad aiutarli nella fuga. E dovranno avventurarsi nell’ ignoto, perché non c’è un’altra casa ad aspettarli. Davanti a loro troveranno solo quel mondo sconosciuto del grande bosco, dove il ragazzo selvaggio gli aprirà la strada facendogli da guida, cercando di trovare un luogo dove ricominciare, cercando una nuova vita.

     

    Lui rappresenta una realtà sconosciuta alla famiglia di Arriety, un altro mondo, … l’irrazionale! Un mondo completamente diverso da quello che lasceranno, dove tutto doveva essere organizzato, pianificato, e niente lasciato al caso.

     

    E Arrietty si lascia subito conquistare, ci si immerge in questa sconosciuta realtà. Sono passati pochi minuti dalla separazione con Shò, ma quella ferita è subito rimarginata dalla sua sana vitalità, premiata dal regalo di un rosso lampone (forse una rosa rossa?) che il ragazzo selvaggio le coglie e gli dona tra le mani.  

     

    Arrietty lo prende, è felice, ci gioca e se lo poggia in grembo, sostenendolo con due mani; come in attesa … di una nuova nascita.

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    – Dai Andres, il film è finito, … usciamo.

     

    – “Roberto,…. (sono il suo papà, ma a volte mi chiama per nome) … quale è il personaggio che a te è piaciuto di più?”

     

    È questa la prima cosa che Andres, 6 anni, quando usciamo dalla sala mi chiede.

     

    Mi fermo, fletto le gambe per abbassarmi e lo guardo negli occhi…. ma non so dargli una risposta immediata. Sarà forse solo una scusa per avere l’occasione di “spiegargli” il film?…. non lo so, ma inizio a parlargli.

     

    – “Lo sai, Andres, che mi sono tanto piaciuti entrambi. Arrietty è bellissima, coraggiosa, ascolta i consigli dei suoi genitori ma poi decide sempre in base al suo istinto, è una ragazza che…. bla…, bla…, bla…, blaaaaa……………

     

    Shò  è un tipo solitario, molto sensibile ed intelligente, legge molti libri, dal primo istante che ha visto Arrietty ha voluto conoscerla ed aiutarla, e poi è un ragazzo che… bla…, bla…, bla…, blaaaaa………… E a te, chi dei due è piaciuto di più?”

     

    Prima che Andres inizi a parlare mi rendo conto che io non ho risposto alla sua semplice e precisa domanda. Non ho fatto una scelta fra i due personaggi, ma gli ho solo spiegato quello che a me interessava, e forse, ora, avrò anche condizionato la sua risposta.

     

    Invece no, lui, senza aver dubbi, mi risponde immediatamente:

     

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    – A me è piaciuto di più il ragazzo selvaggio.

     

    – Il ragazzo selvaggio?!?!, quello che si è visto così poco in tutto il film?

     

    – Si, proprio lui. Però non ricordo come si chiama.

     

    – Lo sai che anche io non ricordo il suo nome, ma vedrai che dopo ci verrà in mente. Ma come mai ti è piaciuto più di tutti gli altri?

     

    – Perché lui è diverso. Gli altri, invece, erano normali…. come noi, e come tutte le atre persone.

     

    – E’ vero Andres, però anche la famiglia di Arrietty era piccola come lui, tutti non più alti di 10 cm, e il ragazzo selvaggio, come loro, faceva parte dei “Prendi in prestito”  ormai in via di estinzione.

     

    – Papà, tu non capisci!!!…. Lui è diverso perché è un selvaggio. Lui vive nel bosco e conosce i sentieri nascosti, ha l’arco e le frecce, fa merenda con una zampa di grillo, si arrampica velocemente su ogni pianta, ha il viso dipinto ed è riuscito anche a volare con il suo mantello di pelliccia. Invece la famiglia di Arrietty viveva come gli umani. Stavano sempre nella loro casa. Avevano la cucina, la cameretta, tutti i mobili e sua mamma cucinava sempre.

     

    E poi ai visto papà!? E’ stato il ragazzo selvaggio ad aiutarli.

     

    – E’ vero Andres, hai ragione tu! Io non ci avevo proprio pensato.

     

    “E forse,… anche, non ci avevo proprio capito niente”

     

    – Chissà quale sarà il suo nome, sono proprio curioso di saperlo. Te lo sei ricordato papà?

     

    – No, ma sbrighiamoci a tornare a casa e vedrai che cercandolo sul p.c. lo troveremo sicuramente.

     

    ….Eccolo!!! Lo abbiamo trovato. Il suo nome è SPILLER.

     

    – Si papà, SPILLER, il ragazzo Selvaggio!!!

     

    “Anche se si è visto così poco nel film, solo ora, grazie alle tue parole, Andres, anche io riesco a capire l’importanza del ragazzo selvaggio, … e in un attimo mi è cambiata la visione del film.”

     

    • Forse dovremo reimparare a guardare le cose con gli occhi dei bambini,essere piccoli forse non vuol dire sapere di meno ma vedere le cose nell’esatta prospettiva,senza le distorsioni dovute alla corruzione che oramai abbiamo accumulato dentro di noi

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