• Il sogno della realtà … percezioni , illusioni, deliri …

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    di Giulia De Baudi

    È sempre al mattino che la mia mente, affacciandosi sulla realtà, dà il meglio di sé. Stamani al risveglio sono stata attraversata da immagini che lentamente divenivano parole per raccontare della realtà politica, sociale, culturale che ogni essere umano decifra attraverso la propria realtà umana.

    Un lettore – che presumibilmente appartiene alla schiera di quegli individui che in redazione amiamo chiamare “ragionatori seriali” – ci ha postato alcuni commenti su un articolo che interpretava l’opera di Goya definita da sempre Il sonno della ragione genera mostri. In questi commenti la sua visione soggettiva decideva che il vocabolo spagnolo sueño si poteva tradurre solo come sonno o al più, scriveva, «corrisponde come primo significato “sonno” e non sogno.» Il lettore dall’alto della sua personale visione della realtà decideva così.

    Se fossi psichiatra potrei interpretare questa scelta arbitraria come una negazione del senso del sogno. Non sono una psichiatra e penso che per questo signore i sogni, che sono pensieri onirici con cui cimentiamo un terzo della nostra vita, altro non sono che meri scarti delle percezioni vissute nella veglia. O che non esistano. Non condivido questa credenza ma so che questo signore viene legittimato dal mainstream culturale che ancora si nutre del verbo freudiano e della psichiatria organicista. Su questi due binari culturali, generati dal sistema teo-filosofico occidentale, pochi transitano illesi. E ne vediamo le conseguenze … anche nei commenti inviatici.

    Se è vero che esiste una realtà data e oggettiva, è anche vero che, nel bene e nel male, la percezione dalla realtà è soggettivizzata dal pensiero inconscio di chi la osserva. Potrei dire che c’è un “vedere” a cui si sovrappone uno sguardo estetico dell’essere umano che, senza rendersene conto, “addomestica” la percezione. L’obiettivo fotografico, fondendo insieme luce e materia, registra esattamente i dati del reale che entrano nel proprio cono visuale; invece lo sguardo umano “contamina” la realtà percepita dai cinque sensi introducendo le variabili estetiche del pensiero di chi guarda.

    L’altra sera (28 novembre 2014) al Tg3 Linea Notte, Marco Tarquinio, direttore del quotidiano cattolico Avvenire, sollecitato dallo psichiatra Massimo Fagioli, che gli ricordava le affermazioni razziste di Bergoglio «Non è lo stesso, un bambino battezzato o un bambino non battezzato: non è lo stesso.» pronunciate il 7 gennaio 2014, stizzito affermava che ciò non era vero. Mi chiedo come il direttore dell’Avvenire possa ignorare i desiderata del suo datore di lavoro che egli ha il dovere di conoscere più di qualunque altro non addetto ai lavori. Mi chiedo anche se Tarquinio sia un consapevole bugiardo senza pudore o se invece, al momento della percezione delle parole di Bergoglio, la sua mente abbia, inconsapevolmente, manipolato ciò che udiva, introducendo, come da manuale psichiatrico, dei “nessi strani” avulsi dalla realtà vera. E ogni volta mi chiedo quanto ci sia di disonestà intellettuale e quanto di percezione delirante.

     

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    Ogni mattina apro le porte del mio sguardo sapendo di andare a sbattere contro la realtà mediatica che offre al cittadino – ormai spettatore e comparsa di un Truman Show universale – una realtà profondamente adulterata. Dicono che ogni giorno in Africa una gazzella si sveglia sapendo di dover correre più in fretta del leone altrimenti verrà uccisa; io ogni mattina mi sveglio sapendo che, per non venire uccisa psichicamente, dovrò lottare sia contro i killer mediatici della realtà, sia contro la cultura dominante, sia contro chi, colleghi, familiari, “amici”, ecc. ecc., percepisce la realtà in modo delirante attribuendole falsi significati.
    Falsi significati indotti sia dai propri backgrounds  culturali sia da una pervasiva propaganda attuata dalle classe dirigenti che sanno di poter affondare i propri colpi nel corpo indifeso di una società priva di difese immunitarie culturali e identitarie in grado di proteggerla.

    Come difendersi? Bella domanda!!! … la prima risposta che mi viene in mente è: con il sentire del corpo. “Sentire del corpo” utilizzato come un sonar che rimanda echi e onde psichiche della realtà umana circostante. “Sentire del corpo” inteso come un tango in cui viene messa in gioco non solo la propria tecnica, ma anche la propria capacità di mettere in disparte la ragione per sentire/intuire, nel movimento materiale dell’altro da sé e nel suo “odore”… quel qualcos’altro che la ragione non può spiegare.

    Portare, come vorrebbe fare il protagonista della canzone Il corpo stupido di Giorgio Gaber, la ragione al corpo «politicizzando l’olfatto», è assassinare le sensazioni senza le quali la percezione della realtà viene privata della propria poetica che, quando non si è malati di mente, arricchisce il reale.

    Certo, la realtà è realtà e il sogno è sogno, affermare che la realtà sia un sogno di un dio dormiglione è un delirio … ma affrontare una realtà di tutti i giorni, come quella poc’anzi descritta, lasciando che gli echi dei sogni permanghino dentro di sé oltre l’imbrunire … è un antidoto contro la ragione anaffettiva che sfregia la realtà umana privandola delle sue infinite profondità.

    1 dicembre 2014

     

    • Un equilibrio difficile, ma non impossibile. Sogno e realtà. Ho sognato una verde prateria recuperata e ripulita da gruppi di volotariato “attivo”: gazzelle che correvano in questa verde prateria dove erano stati ” piantati ” o ” recuperati ” piccoli arbusti di piante o cespugli che si distinguevano gli uni dagli altri. Complimenti e buon lavoro (di gruppo e singolo).

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