• In macchina con Mastroianni – racconto di Loretta Emiri

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    In auto con Mastroianni *

    Loretta Emiri **

     

    Lo schema di questo libro è stato abbozzato molto tempo fa, su un foglio recante la definizione “Tracce”. Titoli provvisori,  che il più delle volte si rivelano definitivi, sono seguiti da poche  annotazioni; quando la traccia è divenuta racconto, titolo e note spariscono sotto cancellature vistose. Suggeriti da fatti contingenti, nuovi brani si sono conquistati il diritto di entrare a far parte del libro, suscitando la tentazione di lasciarne fuori qualcuno di quelli previsti. Petulante, la solita voce interiore ripete che la parola fine potrà essere scritta solo quando tutte le tracce risulteranno sviluppate. Coraggio, quindi: c’è solo da stabilire a quale dare la precedenza fra le otto rimaste. Se un senso greve d’indifferenza e ipocrisia soffoca la realtà, cosa fare di meglio se non mettersi in viaggio insieme a Marcello?

     

    Obeso, giovane e simpatico era l’autista del Comune di Rimini; quando raccolse me, il dirigente e l’antropologa artefice del  contatto con il museo erano già a bordo. Lungo la strada per Roma ci saremmo fermati a casa di mia madre per visionare i reperti yanomami. Con le modifiche apportate per metterli in mostra e proteggerli, la sala da pranzo aveva assunto un aspetto esotico, alquanto suggestivo.  Non di rado la vecchietta riceveva visite di bambini e studenti, e ciò la rendeva felice. Estensioni materiali dell’esperienza vissuta in Amazzonia, io ero profondamente legata a quegli oggetti. Non sarebbe stato facile separarsene né per me né per mia madre, ma avevo cominciato a muovermi per farli uscire dall’ambito privato.

     

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    Mettere la “Collezione Emiri di Cultura Materiale Yanomami” a disposizione della società era un’esigenza interiore. Bellezza, arte, scienza, cultura che gli oggetti esprimevano andavano largamente condivisi e, se avessero suscitato la curiosità di universitari e ricercatori, magari qualcuno di loro avrebbe deciso di  approfondire lo studio di un qualsiasi aspetto dell’universo indigeno. Segreta e profonda, coltivavo la speranza che, una volta conservati in un museo italiano, molteplici  iniziative avrebbero potuto essere svolte per sottolineare l’appartenenza degli oggetti a un popolo non  estinto, ma sì minacciato di genocidio ed etnocidio. Valorizzare, divulgare, fomentare interesse per tutto ciò che li riguarda era quanto credevo andasse fatto, e continuo a fare, per appoggiare gli Yanomami nella loro tremenda lotta per la sopravvivenza fisica e culturale.

     

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    Fotografati e misurati i principali oggetti della collezione, ci congedammo dalla vecchietta che la nostra visita aveva reso euforica. Il dirigente e l’amica antropologa si fermarono a Roma per partecipare a un convegno. Sulla via del ritorno, l’autista pigiò duro sull’acceleratore. Dapprima mi si strinse tutto per la paura, poi presi a osservarlo e, abbastanza in fretta, conclusi che era davvero in gamba. Addirittura, passai a divertirmi prevedendo le sue mosse su freno e marce.  Tranquillizzata, cominciai a conversare con lui. Amava il proprio lavoro perché guida, motori e macchine erano la sua passione, ma anche per i fantastici incontri che gli permetteva di fare.

     

    Mi raccontò che il giorno prima, esattamente dove io mi trovavo, era seduto Marcello Mastroianni! La notizia mi scombussolò. Bello, onesto, simpatico, discreto, educato, normale, morbido, sfumato: questi i più idonei fra gli aggettivi utilizzati per definire l’attore. Ebbi la sensazione di stare seduta sulle sue ginocchia, di avere le sue braccia intorno alle mie spalle, di sentirlo sussurrarmi gradevolezze. Strana e vigorosa, l’impressione scese a un livello profondo lasciando una traccia così tenace che, a distanza di quindici anni, si è trasformata in racconto. Mastroianni morì sei mesi dopo la nostra corsa in auto. Se un senso greve d’indifferenza e ipocrisia soffoca la realtà, cosa fare di meglio se non ripensare allo spettacolare viaggio fatto tra le braccia di Marcello?

     

    * Il brano “In auto con Mastroianni” è uno dei capitoli del libro inedito A passo di tartaruga.

     

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    ** Loretta Emiri è nata in Umbria nel 1947. Nel 1977 si è stabilita in Roraima (Brasile) dove ha vissuto per anni con gli indios Yanomami. In seguito, organizzando corsi e incontri per maestri indigeni, ha avuto contatti con varie etnie e i loro leader. Ha pubblicato il Dicionário Yãnomamè-Português, il libro etno-fotografico Yanomami para brasileiro ver, la raccolta poetica Mulher entre três culturas, i volumi di racconti Amazzonia portatile e Amazzone in tempo reale, che ha vinto il Premio Speciale della Giuria del Premio Franz Kafka Italia 2013. Suo è anche il romanzo breve Quando le amazzoni diventano nonne, mentre del libro Se si riesce a sopravvivere a questa guerra non si muore più, anch’esso inedito, è la curatrice.

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