• Cuba – Identità umana e melanina

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    Generación Y da Cuba

     

    Razza e identità

     

    yoani

    di Yoani Sánchez

     

    È appena nato e tra poche ore lo inscriveranno col suo nuovo marchio. Passeranno alcuni giorni prima che i genitori ottengano il suo certificato di nascita e dopo la cosiddetta “tessera del minore”. Senza un’identificazione non potrebbe ricevere i prodotti del mercato razionato, iscriversi ad una scuola, ottenere un lavoro, viaggiare a bordo di un bus interprovinciale e neppure depositare gli oggetti personali nel guardaroba di un negozio. Ogni giorno della sua vita avrà bisogno di questo documento, che nella parte superiore porta una combinazione unica di undici cifre. Nella piccola cartolina verranno registrati i suoi dati temporali e geografici… ma anche certi dettagli fisici. 

    Si vede appena come una lettera sul retro della carta d’identità, però è l’iniziale che parla del colore della nostra pelle. Questa consonante ci classifica in un certa razza o in un altra, ci divide in un gruppo o in un altro. In mezzo a tanti richiami istituzionali che terminano con la discriminazione, il Registro Civil cubano mantiene ancora una caratterizzazione razziale per ogni cittadino. Insieme alla data di nascita e all’indirizzo dove abitiamo, si specifica anche se siamo bianchi, meticci o neri. L’aggiudicazione di una “B”, “M” o “N”, in una nazione con tanto meticciato, dipende spesso dalla soggettività di un funzionario.  

    In mezzo a tante priorità, a tanti diritti da esigere e a tante ingiustizie da eliminare potrebbe apparire una cosa futile reclamare la soppressione di una lettera dalla nostra carta d’identità. Ma, senza dubbio, una presenza tanto minuscola non riduce per niente la sua gravità. Ancor più quando il proprio documento possiede già una foto del titolare, dove si possono vedere le sue caratteristiche fisiche.

     

    Nessun cittadino deve essere valutato per il colore della sua pelle, né ubicato sotto una categoria secondo la quantità di pigmento che porta sulla sua epidermide. Tali ritardi burocratici sanno più di archivio carcerario che di registro civico. Non è questione di melanina, ma di principi. 

     Traduzione Gian Carlo Zanon

     

     

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    Il retro della carta d’identità cubana, con la casella predisposta per “Pelle” 

     

    Raza e identidad

    di Yoani Sánchez

     

    Acaba de nacer y en unas horas lo inscribirán con su recién estrenado nombre. Pasarán unos días antes de que los padres obtengan su certificación de nacimiento y después la llamada “tarjeta de menor”. Sin una identificación no podría recibir los productos del mercado racionado, inscribirse en una escuela, obtener un trabajo, viajar en un ómnibus interprovincial ni poner sus pertenencias en el guarda-bolso de una tienda. Cada día de su vida necesitará ese documento, que en la parte superior lleva una combinación única de once dígitos. En la pequeña cartulina quedarán registrados sus datos temporales y geográficos… pero también ciertos detalles físicos.

     

    Se ve apenas como una letra en el reverso del carnet de identidad, pero es la inicial que explica el color de nuestra piel. Esa consonante nos clasifica en una raza o en otra, nos divide en un grupo o en otro. En medio de constantes llamados institucionales a terminar con la discriminación, el Registro Civil cubano aún mantiene una categorización racial para cada ciudadano. Junto a la fecha en que nacimos y la dirección donde habitamos, se especifica también si somos blancos, mestizos o negros. La adjudicación de una “B”, “M” o “N”, en una nación con tanto mestizaje, pasa muchas veces por la subjetividad de un funcionario.

     

    En medio de tantas prioridades, de tantos derechos que exigir e injusticias por terminar, parecería baladí reclamar la retirada de una letra en nuestro carnet de identidad. Sin embargo, tan menuda presencia no disminuye en nada su gravedad. Más aún cuando el propio documento tiene ya una foto de su titular, donde pueden verse los rasgos físicos.

     

    Ningún ciudadano debe ser evaluado por el color de su piel, ni ubicado bajo una categoría según la cantidad de pigmento que lleva en su epidermis. Tales rezagos burocráticos tienen más de archivo carcelario que de registro cívico. No es cuestión de melanina, sino de principios.

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