• Fantarealtà – 2027 – L’alba della democrazia – Confiscati i beni della M&C (Marchionne-Chrysler)

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    30 gennaio 2017 – Questo articolo fu pubblicato per la prima volta sei anni fa, il 27 gennaio 2011, su Dazebao New. Nessuno, tranne chi scrisse questo articolo,  allora aveva immaginato che le sorti della Fiat avrebbero seguito la china che oggi è visibile a tutti tranne che al Presidente del consiglio Enrico Letta che ieri ha dichiarato: «Oggi Fiat Crysler è un attore globale e credo che la questione della sede legale sia assolutamente secondaria: contano i posti di lavoro, il numero di auto vendute, la competitività e la globalità».

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    30 ottobre 2026 – Antefatto La rivolta degli italiani, iniziata il 20 maggio del 2026, si è conclusa da pochi mesi: il 2 gennaio scorso con la fuga dall’Italia dei responsabili del Lac, Lega dell’amore cristiano, partito unico al potere dal 2015..
    Nei vent’anni  precedenti l’Italia aveva preparato con l’anestesia dei cittadini italiani pilotata dalle televisioni private di Berlusconi, dai pulpiti mediatici del Vaticano, dai media compiacenti e asserviti, e persino dai sindacati istituzionali che erano diventati oramai sodali e complici del capitale rappresentato dalla Confindustria. Così l’Italia, era sprofondata in una catalessi civile che ha i suoi precedenti solo nel nazismo di Hitler, nel fascismo di Mussolini, e nello Stalinismo sovietico.
    Chiaramente, in questo ‘velata’  pluto-teocratica tirannia le forme di annichilimento delle coscienze furono molto più nascoste e meno fisiche degli anni dei totalitarismi di qui parla Hannah Arendt nel suo ‘Le origini del totalitarismo’ scritto nel 1951, pochi anni dopo la seconda guerra mondiale.
    Coloro che non aderivano al nuovo ‘stile di vita’, proposto dall’oligarchia al potere, che rappresentava Potere Economico, Potere Religioso, Potere Politico, venivano invisibilmente messi al bando. Ignorati da tutti finivano per fare una vita da homeless, o emigravano, o, i più deboli si suicidavano senza che le loro morti tragiche trovassero alcun eco mediatico.


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     Guile

    di Giulia De Baudi

                                18 giugno 2027

    Il Governo ha deciso la confisca dei beni della M&C (Marchionne-Chrysler , l’ex Fiat N.d.R.). Ricorderete che le fabbriche M&C erano state in un primo tempo requisite, in attesa della conclusione dei procedimenti a carico dell’amministratore  Benito Marchionne  e del padre presidente della fabbrica italo-cinese Sergio Marchionne. Il Marchionne Junior  per ora è introvabile e la polizia lo sta cercando anche all’estero, mentre il padre è morto da una settimana.

    Resta tuttavia in vita il potere finanziario di cui erano detentori i Marchionne e che ha potuto essere messo al servizio della nazione solamente dopo che i Giudici della Corte Suprema hanno pronunciato a loro carico la sentenza di Indegnità. Essendo tale sentenza divenuta ineseguibile, per la fuga del figlio e per la morte del padre, bisogna lasciare quell’enorme potere nelle mani dei vecchi azionisti?

    Il Governo non ha ritenuto di doverlo fare. Ha giudicato che quelle ricchezze abbiano autorizzato sufficienti privilegi senza che vi abbaino corrisposto le dovute responsabilità, e che quindi dovevano ora essere poste al servizio del bene collettivo.

    Di fatto, il Governo ha fatto valere in questo modo un giudizio morale, ovvero un giudizio inappellabile.

    Noi abbiamo già dato a suo tempo sufficienti spiegazioni perché sia ora il caso di tornarvi. Solo una cosa va sottolineata con forza: il Governo, così agendo, ha riconosciuto apertamente la responsabilità degli azionisti. Nel senso che non ha soltanto stabilito la responsabilità di singoli privilegiati, come è accaduto con l’accusa mossa ai Marchionne, ma anche la responsabilità del capitale, nella sua forma più anonima.

    Una società fondata sul potere del denaro non può aspirare alla grandezza o alla giustizia. E lo può ancor meno quando il denaro mantiene tutti i suoi privilegi senza accettare alcuna responsabilità.

    La decisione di ieri significa al contrario che il denaro ha dei doveri, che sono tanto più grandi quanto più i suoi diritti sono stati esorbitanti.

    Intendiamoci bene. Se la nazione rivendica la confisca di quei beni, non lo fa per un senso d’invidia. Ci è del tutto indifferente che esistano persone ricche e che queste persone godano di tutto quanto abbia a che fare con la ricchezza. E se dovessimo esprimere qui il nostro parere personale, diremmo che quelle povere vite dorate non ci sembrano affatto invidiabili.

    Ma i dodici terribili anni trascorsi ci hanno insegnato i rudimenti di una certa morale. E ora sappiamo che chi ha scelto di vivere in funzione del denaro troverà scusanti solo dimostrando di accettare le responsabilità dei propri privilegi.

    Nel 2015 le industrie francesi e i loro azionisti avrebbero dovuto acquisire una cognizione esatta delle loro responsabilità pagando il prezzo più caro. Avrebbero cioè dovuto resistere alla tirannia degli oligarchi golpisti. Mentre hanno preferito il contrario: essere pagate.

    Nel momento in cui, pochi giorni fa, abbiamo affrontato la questione Marchionne, alcuni lettori ci hanno fatto notare la complicità degli operai della M&C, partiti anch’essi volontariamente alla volta della Cina per guadagnare di più a scapito del bene comune. Il che non cambia nulla nella nostra posizione. Perché è vero che anche loro si sono resi colpevoli. Ma i loro capi lo sono stati molto di più, per la semplice ragione che fino a quel momento avevano goduto di un grande benessere materiale e, comportandosi in quel modo, avevano perso l’unica occasione concessa loro per giustificare quel benessere mai condiviso con alcuno.

    Ecco perché teniamo a precisare, ancora una volta, che approviamo la decisione del Consiglio dei ministri. Abbiamo mostrato a sufficienza quanto fossimo ostili, ad esempio, alla politica finanziaria del Governo perché la nostra approvazione di oggi manifesti tutta la sua forza.

    Ci sia solo consentito di aggiungere che, se ci sentiamo egualmente determinati a criticare quanto va criticato e a elogiare quanto va elogiato, la critica ci sembra comunque un compito amaro, e che preferiremmo di gran lunga poter sempre approvare decisioni che, come quella di oggi potenziano la verità e la forza della nostra giovane democrazia.

    fiat

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                               Chiarimenti

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    Questo articolo è stato quasi integralmente copiato da un editoriale scritto da Albert Camus ed apparso sul quotidiano Combat il 16 novembre del 1944. In questo articolo, l’autore de ‘Lo straniero’ e de ‘L’homme révolté’, informava i lettori della confisca dei beni dalla Société anonyme Renault. Confisca dovuta alla scelta di Louis Renault, morto prima del processo, di collaborare con l’oppressore tedesco. Per i giudici francesi i Renault, e la maggior parte degli azionisti, avendo aderito al governo di Vichy e ossequiato i suoi alleati germanici per proprio tornaconto personale, si erano resi colpevoli di tradimento.

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    Loui Renault e Hitler alla fiera di Berlino del 1937

    È evidente che gli attori del presente articolo sono stati cambiati, come sono cambiate le date e il panorama storico e politico. Lo scenario che viene proposto è quello di un immaginario 2027, l’anno in cui, dopo una rivoluzione civile, che ha rovesciato una tirannide pluto-teocratica, basata esclusivamente sul valore del denaro e supportata da una Chiesa cattolica complice e mandante che controlla in modo capillare le coscienze e quindi i pensieri dei cittadini, inizia una nuova alba di civiltà nella quale, proprio per le enormi sofferenze dovute ad una oppressione materiale e psichica, è possibile un risveglio etico che affronta non solo i fatti storici di quei dodici anni bui, ma cerca le ragioni per i quali si è arrivati a tanto orrore umano e civile.

    Ciò che vorrei rendere visibile con questo articolo, al quale ne seguiranno altri in un nuovo contenitore che chiameremo ‘2027, l’alba della democrazia’,  è l’orrore e la bassezza etica, presente ancor oggi  in cui si comincia la svendita dei beni comuni che appartengono di diritto al popolo italiano con lo stesso giubilo che gli intellettuali europei e americani, tranne Camus, salutarono le esplosioni delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Come abbiamo già scritto in queste pagine (LEGGI QUI) i poteri forti che dominano la politica italiana stanno precipitando il paese in una crisi argentina/greca. Ma mentre oggi l’argentina, nazionalizzando le riserve petrolifere, viaggia a vele spiegate verso il superamento di quella catastrofica crisi, noi ci stiamo cadendo dentro.

    La storia purtroppo si ripete: lo vediamo dalla stessa banalità criminale della ragione utilitaristica che guida la politica italiana in questi giorni, che è un’esatta fotocopia di quella affrontata da Camus nei mesi immediatamente successive alla liberazione di Parigi, dalle pagine di un giornale, Combat, nato durante la Resistenza francese contro il nazismo, per la sopravvivenza del quale furono sacrificate le vite di alcune delle migliori firme del giornalismo francese.

    In questo articolo e negli altri che seguiranno vorrei rendere visibile alcuni aspetti della politica italiana serva del capitalismo globalizzato. Vorrei parlarvi dello sviluppo economico cieco e dei suoi effetti devastanti che prima o poi avranno fine.

    Vorrei dirvi di una ancora fantomatica società civile degna di questo nome, che farà prima o poi una vera rivoluzione che spazzerà via i maggiori responsabili di questa società ammalata di bramosia, che hanno perduto ogni immagine umana.

    Questo giornale ‘fantascientifico’ proiettato nel futuro, con i suoi articoli farà la cronaca dei giorni felici, del dopo rivoluzione, narrando di fatti come quello di questo articolo rubato a Camus e mutato in modo immaginifico.

    Narrando di ‘fantascienza’ parleremo di ciò che adesso non si vuol vedere né affrontare per cecità psichica, per viltà, per poca vitalità, perché oppressi da un ‘pensiero’ religioso interno, legittimato e confermato esternamente, che impedisce alla mente di indagare con l’attività dello sguardo gli accadimenti di oggi che, alla stragrande maggioranza delle persone di questa nostra Italia, sembrano tanto piccoli e sopportabili, ma che nel prossimo futuro saranno altamente distruttivi, e disumanizzanti, per la società civile.

    Ad esempio la favola, alla quale tutti, compreso Veltroni, hanno voluto credere: quella di una divisione degli utili tra gli operai della Fiat e gli azionisti.

    Negli articoli di ‘2027, l’alba della democrazia’ immagineremo come andranno a finire, casi come questo, proiettati in un futuro prossimo.

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