• Yoani Sánchez: intenzionalità invisibili e capacità di immaginare

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    cuba f

    Ripubblichiamo questo testo perchè qualche giorno fa su Huffingtonpost è apparso questo articolo http://www.huffingtonpost.it/2014/05/09/yoani-sanchez-sfogo-del-traduttore-italiano_n_5296239.html?utm_hp_ref=mostpopular

     

    a cotè

    di Jeanne Pucelli

     

    Quando lessi i testi di questa indagine di Roberto Cursi su Yoani Sánchez, mi chiesi, e chiesi alla redazione, se fosse il caso di pubblicarlo. Poi, dopo un rapido scambio di e-mail, fu deciso, quasi all’unanimità, che sarebbe stato pubblicato. Io dissi sì. La perplessità era dovuta essenzialmente a due aspetti: la sua prolissità del testo e il suo sottaciuto, e forse inconsapevole, ma per me chiaro, intento di macchiare l’immagine pubblica della giornalista Yoani Sánchez. Mi chiesi anche il perché. Forse Yoani Sánchez stava facendo del male a qualcuno? E se non stava facendo del male a nessuno perché questo accanimento? perché questa ossessione?

     

    Il testo, come avete potuto leggere, contiene molti rimandi ad articoli e interventi sul “caso Yoany Sáanchez”, e alcuni scambi epistolari. Confesso che per un fastidio organico non ho letto tutti i contenuti dei link postati dall’autore, non devo leggere duecento articoli che elogiano Bergoglio per sapere chi egli essenzialmente è.

    Mi sono soffermata sui richiami agli articoli di Yoani Sanchez Quimeras,transiciones y escenarios”, e del “Gran Detrattore” (lo chiamerò sempre così per ragioni di privacy) Yoani Sánchez. Strette di mano e pessimismo cosmico”.

     

    Mi sono soffermata su questi articoli perché lì ho visto – ed è inutile che mi metta a fare inutili giri di parole – un classico caso di rapporto trail serpente e la colomba. E qui entra in ballo il mio titolo che parla di intenzionalità invisibili e di capacità di immaginare. E sì perché ho immaginato una Yoani depressa che immagina il tragico futuro della società cubana, senza dubbio aderente alla realtà, e lo racconta scrivendo che il suo “amico” «riderà tra i denti affermando “anche quando diventi pessimista continui ad essere una sognatrice”».

     

    Visto che ancora possiedo una capacità di immaginare, dalle parole piene di livoredel “Gran Detrattore”, occultate dal un self control veramente non invidiabile perché innaturale all’essere umano in quanto tale, ebbene quella risata me la sono immaginata ebefrenica. La risata del sufficiente, di quello che sa come va il mondo, del buon padre che giudica puerili le prime poesie della figlia togliendogli per sempre la possibilità di una possibile realizzazione artistica. Ma lasciamo parlare il “Gran Detrattore” che sembra voler spingere la giornalista cubana al suicidio: «(Yoani Sánchez N.d.R.) Mi ha stupito perché dopo tanti pezzi dimenticabili, giornalismo di modesto livello, dalle fontane che non buttano più acqua ai pezzi di maiale che tardano ad arrivare sul mercato, ha sfornato un lungo articolo, quasi un saggio dal tono cupo e pessimista. “Ogni frustrazione è figlia di un eccesso di aspettative”, potrebbe essere la chiosa del testo scritto da una Yoani con i capelli bianchi, scettica e disillusa.»

     

    Per Roberto Cursi (l’autore del testo che insegue ossessivamente Yoani Sánchez nei blog di mezzo mondo per dimostrare cosa non l’ho ancora capito)  il “Gran Detrattore” è “una persona seria e in buona fede”, uno che ha “grande passione ed interesse per quel popolo e la sua storia culturale, passata e presente” , uno dotato di “onestà intellettuale”. Sarà pur vero ma, forse per una improvvisa presa di coscienza del suo inconscio, a proposito del proprio articolo quest’uomo dotato di gran “onestà intellettuale” ha scritto «questo l’ho scritto oggi. É cattivo, lo so». Se n’è accorto anche lui che il proprio articolo era cattivo, e io aggiungerei brutto, nel senso di malevolo e pieno di fiele.

     

    yoani-sanchez-100313

    Ora non cercherò neppure di spiegare che Yoani Sánchez senza dubbio subisce una feroce strumentalizzazione che ne depaupera l’immagine. Sarebbe inutile tanto quanto cercare di far capire a Berlusconi che pagare una donna per far sesso non ha nulla a che vedere con la sessualità né tantomeno con ciò che si intende per rapporto interumano. Siamo in due mondi che non hanno possibilità di contatto.

     

    Scrivere, come ha scritto il “Gran Detrattore”, che Yoani Sánchez sforna «tanti pezzi dimenticabili» che fa «giornalismo di modesto livello, dalle fontane che non buttano più acqua ai pezzi di maiale che tardano ad arrivare sul mercato.» significa non avere la capacità di vedere i contenuti interni alle parole. Significa negare grottescamente la creatività poetica che Yoani Sánchez ha in dote. È come scrivere che Marcel Proust scrisse À la recherche du temps perdu, per narrare della bontà delle petites madeleines. Ma a questo punto dubito che il  “Gran Detrattore” sia in grado di comprendere questo nesso.

     

    Io, dopo aver letto l’articolo di  Yoani Sánchez in cui parla del futuro dell’Isola, sono preoccupata per lei. Non mi sono venute alla mente le battute dozzinali di Fiorello, né ho ritenuto di alzare il dito accusatorio per fermare quella donna che stava dicendo null’altro che la verità. Dopo aver letto l’articolo di Yoani Sánchez la sento a me vicina e sento la sua disperazione di fronte ad una situazione tragica che farà assomigliare Cuba alla Cina che usa l’apparato ideologico per sottomettere più di un miliardo di persone al più feroce capitalismo esistente al mondo. Ma vedo che non tutti hanno questa sensibilità che permette di vedere il senso delle parole al di là del loro significato letterario.

    Cuba's best-known dissident, blogger Yoani Sanchez, addresses a news conference in Feira de Santana

     

    Potrei andare avanti ad oltranza a difendere Yoani Sánchez, ma non è necessario. Se ha preso le distanze e ha saputo separarsi da chi probabilmente l’ha prima lusingata per poi deluderla, significa che è capace di difendersi da sola dai suoi “amici”.   Se potessi contattarla le direi : “non ascoltare questi “amici” cara Yoani, che ti suggeriscono di non avere grandi speranze; continua ad immaginare un mondo migliore pur continuando a vedere la realtà per quella che è in realtà. Cara Yoani per ogni  Marx c’è stato un Engels, per ogni Camus  un Sartre, per ogni Gramsci un Togliatti, per ogni Che Guevara un Fidel Castro e per ogni Yoani Sánchez un“Gran Detrattore”.

    La colomba che vuole volare e il serpente, invidioso del suo volo, che le vuole rompere un’ala per continuare il suo gioco crudele.

     

    Voglio dire una cosa anche a Roberto Cursi: “Caro Roberto, io non ho bisogno di leggere tutto quel poco che è stato scritto su “Gran Detrattore” per immaginare la sua realtà umana, e per immaginare tutta la sua misoginia. Mi basta leggere le parole scritte in chiusura del suo articolo: «E se ho bisogno d’un mito rileggo Pasolini». Ce l’hai presente chi fosse umanamente Pasolini caro Roberto? Ce l’hai presente cosa pensasse delle donne che chiedevano il diritto all’aborto?”

     

    Che dire di più.

    10 gennaio 2014

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