• Togliatti il Grande fratello – L’uso improprio del comunismo

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    Abbiamo pensato di invitare i nostri autori, ma anche i nostri lettori, a partecipare ad una ricerca sulla sinistra, focalizzando l’analisi sul periodo che va dalla fondazione del Pci, 1921, a tutt’oggi.

    Per rimanere fedeli al sottotitolo del nostro sito  – “Diario polifonico” – abbiamo pensato di proporre l’immagine di un “mosaico polifonico” in divenire, di cui ognuno può creare una parte partendo dalla propria esperienza-sapienza personale. Non pensiamo certamente a un mosaico compiuto in tutte le sue parti, ma un’immagine della sinistra osservata dal punto di vista di chi porrà le proprie tessere in questo scenario.

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    Oggi pubblichiamo un articolo di Nora Helmer

     

     

     «Je suis né dans une famille, la gauche, où je mourrai, mais dont il m’est difficile de ne pas voir la déchéance»

    Albert Camus

    Ho chiesto alla redazione di poter iniziare questo articolo con la splendida frase di Albert Camus, che dovrebbe fugare ogni dubbio sulla mia appartenenza alle idee che sostanziano l’essere di sinistra.

    Nel linguaggio della politica la parola sinistra si associa sempre a “comunismo” e a “socialismo”. A causa di chi ne ha fatto un uso improprio, il fonema “comunismo”, è divenuto talmente indigeribile da essere ormai ripudiato anche da chi ne è stato prima seminarista, poi sacerdote poi vescovo e poi papa. Parlo naturalmente dell’ex segretario del Pd Walter Veltroni che, senza aspettare il fatidico canto del gallo, nel 1999 rinnegò il suo passato da comunista trinariciuto. «Si poteva stare nel Pci senza essere comunisti. Era possibile, è stato così» disse nel ‘99 a Gianni Riotta che lo intervistava, confermando quell’endemica schizofrenia diffusa nel Pci di cui parlò nel 1980 Italo Calvino i una famosa intervista.

    Penso che in larga parte sia sbagliato incolpare il comunismo delle nefandezze che si sono compiute utilizzando il suo nome. Si dovrebbe parlare semmai di stalinismo, di maoismo, di castrismo e, per quanto ci riguarda, della sua deriva italiana: il togliattismo.

    Questo naturalmente vale anche per quanto riguarda il socialismo trasformatosi dopo “una notte di sogni agitati” in craxismo; vale anche per il sionismo, ora mostruosamente rappresentato da “Bibi” Netanyau, e per ogni altra forma di utopia storpiata nel corso della storia.

    A chi però nutrisse strane idee sulla fine del togliattismo, della nomenclatura di partito e dell’apparato stalinista, devo mio malgrado dire che … nonostante la nemesi storica abbia fatto bene il proprio lavoro giudicando individui e avvenimenti, tutto ciò è ancora ben presente. Basterebbe ricordare  il richiamo all’ordine del vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani  al presidente del Senato: « (…) credo anche che, essendo stato eletto nel Pd, debba accettarne le indicazioni».

    È chiaro che l’atto stalinista del vicesegretario del Pd non mi ha molto stupito, se si viene allevati in un nido di vipere … .

    Devo dire però che quando ho letto l’articolo di Mirella Serri apparso su La stampa il 30 aprile, in cui Giuseppe Vacca parla di Palmiro Togliatti in questi termini «Bisogna guardare e avere nuovamente come punto di riferimento Togliatti» sono saltata sulla sedia … “ma come sarebbe a dire?”, ho sbottato esterrefatta.

    Certo non mi meraviglio che Vacca, presidente della Fondazione Gramsci, nonché anima grigia dell’apparato, parli in questo modo di Togliatti. Vacca, a quanto racconta Mauro Canali nel suo libro  Il tradimento, Togliatti e la verità negata, ha sempre suffragato i metodi del Migliore sull’uso dei testi gramsciani, che li ha utilizzati in modo canagliesco esclusivamente a proprio beneficio. Tutt’ora, denuncia Canali nel suo libro, è impossibile consultare i testi originali di Gramsci conservati nella sancta sanctorum della Fondazione che Vacca controlla e decifra, pro domo sua, come farebbe un gran sacerdote con codici misterici.

    Non mi meraviglio del Vacca ma mi meraviglio di Mirella Serri che, nonostante abbia rivelato nei suoi libri fatti e misfatti di Togliatti e dei suoi accoliti, e nonostante conosca a menadito la ricerca di Mauro Canali sul tradimento del segretario del Pci nei confronti di Gramsci e delle sue idee, abbia scritto questo articolo senza un battito di ciglia critico.

    E sì che di cose “strane” Vacca nell’articolo ne dice parecchie: «Se vogliamo rimodernare e ringiovanire la sinistra italiana, dobbiamo tornare alle origini». «Bisogna guardare e avere nuovamente come punto di riferimento Togliatti. (…) Uno straordinario esempio per l’oggi».

    Forse sono io che, non facendo parte di nessun “tipo di apparato” , non riesco a capire queste incongruenze. Adagiata nella mia beata ignoranza che esclude per un fastidio organico il politicamente corretto e il galateo di Messer Giovanni Della Casa, non riesco a capire perché Mirella Serri non abbia detto molto educatamente a Giuseppe Vacca:

    “caro presidente della Fondazione Gramsci, non vorrei sembrarti ineducata ma … come ti vengono in mente certe cazzate. Ma non lo sai che Togliatti, è colpevole dell’assassinio dei trozkisti, degli anarchici  e di tutti quelli che durante la guerra civile spagnola non facevano parte del partito comunista  spagnolo; non lo sai che ha sempre seguito in maniera zelante  tutte le direttive di Stalin, ma si Vacca quel caro Stalin che per accordi con Hitler sulla spartizione geopolitica dell’Europa, ha fatto fallire la lotta contro il Generalissimo Franco. Caro Vacca ma non lo sai che Togliatti ha nascosto il genocidio dei prigionieri italiani in Unione sovietica e in Jugoslavia trasformati in schiavi e costretti in uno stato inumano almeno fino al 1950. Beh se non lo sai leggi il mio libro I profeti disarmati in cui tutto ciò è scritto e documentato. E quello che non è documentato con un po’ di onestà intellettuale e con un minimo di intelligenza si può dedurre”.

    Questo, secondo me, avrebbe dovuto dire a Vacca Mirella Serri … ma non lo ha detto. Mirella Serri, permettetemi il francesismo, s’è stata zitta e muta. Mi domando cosa abbiano pensato i lettori dell’articolo di queste strane ambivalenze… non lo so cos’abbiano pensato ma certo questo non ribellarsi a chi propone Togliatti come panacea della crisi della sinistra confonde le idee. Le confonde soprattutto a coloro che hanno creduto che l’autrice dell’articolo fosse la stessa persona che nei suoi libri ha rivelato gli orrori del Migliore. In effetti era fisicamente la stessa persona, che però a quanto pare si è dissociata da se stessa.

     A questo punto mi chiedo quali intenzionalità siano celate in queste affermazioni di Vacca, e mi chiedo anche quali intenzionalità siano nascoste nella non ribellione di Mirella Serri. La sto tirando tanto per le lunghe ma la risposta la so da tempo: entrambi fanno parte del “sistema”. E come tutti coloro che ubbidiscono a regole del gioco che impongono norme non scritte e taciti divieti, essi giocano al “gioco delle parti” dell’apparato.

    Chiunque abbai lavorato a vari livelli sa cosa significa apparato. Forse non lo saprebbe verbalizzare ma lo sa. Non lo saprebbe verbalizzare perché l’apparato è in gran parte ineffabile. È ineffabile perché, come dice il dizionario, non si può esprimere adeguatamente attraverso la verbalizzazione. Questo perché l’apparato è tenuto insieme da norme in gran parte non esplicitate. L’apparato diventa quindi norma di pensiero e di comportamento introiettata per supina adesione ad esso. L’individuo che, a vari livelli, aderisce all’apparato, sa cosa dire, sa cosa scrivere, sa come comportarsi se vuole mantenere o elevare la propria posizione nell’apparato. Nel “gioco delle parti” lo scontro all’ultimo sangue non è permesso neppure tra apparati distinti. Si può fare la pantomima di un vero duello, ma poi, alla fine … can no magna can dice un vecchio e saggio proverbio veneziano.

    Certo che se ascoltiamo bene ciò che dice Vacca in questo articolo sulla revancha di Togliatti c’è veramente da preoccuparsi. Se la sinistra deve essere “rimodernata” e “ringiovanita” tornando ai metodi staliniani del Migliore potrebbe significare che il Pd ora al governo potrebbe introdurrebbe sistemi di controllo da Grande fratello orwelliano ora tecnicamente possibili.

    «Togliatti –  afferma Giuseppe Vacca nell’articolo di Mirella Serri – aveva un senso fortissimo della comunicazione. E proprio questo lo rende assai adatto a rilanciare oggi un’immagine forte della sinistra». Se guardiamo le cose dal punto di vista dell’apparato, chi meglio di un Togliatti-Grande fratello-gran comunicatore, mascherato da uomo di sinistra, potrebbe, bloccando ogni forma di ribellione, eliminare la democrazia dal nostro paese?

    Nora Helmer

    4 maggio 2014

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