• Sindone, Family Day, omosessualità, divorzio ecc. ecc.: l’identikit del “catto-praticante”

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    1 family day

     Modello di familia cattolica stile Family Day

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    di Jeanne Pucelli

    Ascoltando lo starnazzamento mediatico degli ultimi mesi, sembra che i temi caldi dell’antropologia e della sociopolitica italiana si siano spostati in un piccolo lembo di terra situato tra il biondo Tevere e le verdeggianti pendici orientali del Gianicolo. Lì i grandi problemi dell’umanità – che in quel luogo vengono definiti “temi sensibili” – vengono masticati, ruminati per poi essere depositati nella terra italica nella loro forma finale o se preferite escatologica.

    Anche i diverbi tra colleghi non vertono più sul divo del calcio o sul politico di turno, da glorificare o diffamare, ma su ciò che da quella zona sacralizzata dalla furia mediatica viene esportata nello Stato Italiano. Poi nella bella Italia cattolica si producono derivati, e si soffrono gli effetti collaterali dovuti all’importazione di prodotti mentali vaticani.

    Basta svegliare col telecomando mamma Tv per vedere ed ascoltare, ad esempio, ciò che è successo a Torino ad una signora che, a quanto scrive Repubblica, di fronte al Sacro Lino della cristianità, ha avuto una crisi mistica e parlato in aramaico .

    La prima cosa che ho pensato è stata: “ma pensa te! Si vede che molti credenti presenti nella sala sono stati in grado, ascoltando i farfugliamenti della “posseduta”, di identificare immediatamente la lingua aramaica. Complimenti” Si sa che Torino è una città colta. C’andava anche Nietzsche ad abbracciar cavalli.

    1 sindone… notare lo sguardo della bimba che invece cerca il rapporto con l’umano

    La signora, che “tanto gentil e tanto onesta pare”, qualche giorno dopo la crisi che l’ha resa famosa, forse non soddisfatta dello share mediatico, ha scritto anche ai giornali mantenendo però l’anonimato. La lettera ben scritta, ma in italiano e non in aramaico, sembra vergata per fugare ogni dubbio sull’onestà intellettuale della signora: «Non sono io che dico di essere posseduta, – scrive la “posseduta” – ma il fatto è stato accertato e comprovato da tre differenti esorcisti autorizzati dall’Arcidiocesi di Milano.»

    Traduco “Non sono io che dico di essere posseduta, ma le mie crisi convulsive sono fatte rientrare, da eminenti acchiappadiavoli dall’Arcidiocesi di Milano, tra i fenomeni di possessione demoniaca rendendo così psichicamente e religiosamente congruo il mio comportamento che altrimenti sarebbe stato, diononvoglia, sottoposto a ricerche psichiatriche da eminenti medici della provincia meneghina.”

    Poi si è dilungata sui suoi fatti personali inerenti alla possessione «che effettivamente ho avuto» scrive la signora facendo notare qualche … diciamo … usando eufemismi … lieve contraddizione. La lettera della posseduta la potete leggere Qui.

    6 identiIdentikit del pater familias cattolico

    7 identifIdentikit della mater familias cattolica

    Scorrendo poi le notizie della settimana trovo naturalmente la diatriba tra i clan familiari che hanno partecipato al Family Day e le tribù che innalzano i vessilli Gender. Mi inoltro in quel strettissimo passaggio lasciato dai due schieramenti tenendo criticamente distanti sia gli adoratori del pater familias e i loro Savonarola che dal palco giustificano il femminicidio, sia coloro che annullando completamente il dato corporeo ripropongono le fustre ideologie di Simone-Lucie-Ernestine-Marie Bertrand de Beauvoir sul Gender. Da una parte quindi ci sono i parabolani del VI comandamento che ordinano di copulare solo con il consorte e solo a fini procreativi per poi fare come gli pare, dall’altro “quelli che il Gender …” mooooooooooooolto confusi sui confini tra natura e cultura. E io lì in mezzo a tanta violenza, cretineria, confusione e, soprattutto, ipocrisia cerco di dire qualcosa “mai io, veramente, vorrei, visto che ho un corpo femminile e voglie eterosessuali, se mi permettete naturalmente, copulare liberamente e non propriamente per procreare”.

    Sulla sessualità come obbedienza dovuta al disegno demografico della divinità cristiana, si aprono altri scenari che i media tentano in ogni modo di adulterare: la possibilità di accedere al divino sacramento della comunione da parte dei civilmente divorziati e civilmente risposati e da parte degli omosessuali.

    La sessualità c’entra in entrambi i casi perché anche questi due “temi sensibili” hanno come problema centrale la sessualità che per i gerarchi vaticani deve essere usata solo a scopo procreativo come succede agli animali, che copulano solo seguendo i canoni imposti da madre natura che esclude ciò che per il vero cattolico deve, o dovrebbe, pensare come un atto peccaminoso: il rapporto sessuale come reciproca realizzazione della propria piena identità umana.

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    Per farsi i fatti privati dei cattolici praticanti e non, Bergoglio ha indetto per ottobre un “Sinodo straordinario” (leggi qui). Contrariamente però a ciò sbraitano i media nazionali e a ciò che credono, o fingono di credere, i cattolici “benpensanti/malinformati”, la Chiesa non farà nessunissima vera apertura.

    I cattolici civilmente, loro malgrado, divorziati e civilmente risposati che volessero accedere alla comunione – come sta scritto sul documento Instrumentum Laboris che sarà alla base della discussione in ottobre – non dovranno far altro che seguire un «itinerario penitenziale sotto l’autorità del Vescovo» che dovrà portarli alla rinuncia dei rapporti sessuali. Queste persone che vivono ormai una «convivenza irreversibile» essendo non protette dal sacro vincolo del matrimonio dovranno promettere solennemente di rinunciare al maligno incistato nelle parti basse del corpo. Solo così potranno cibarsi abbondantemente del corpo di Cristo, amen.

    La stessa cosa vale per l’omosessuale praticante che se vorrà avvicinarsi all’eucarestia ed avere il «rispetto dalla Chiesa cattolica» dovrà perdere le caratteristiche inscritte nel termine che lo contraddistingue: non potrà più avere rapporti sessuali con un omos, ovvero un uguale a sé dal punto di vista dei genitali. Genitali che, secondo i Vescovi sinodali, come indica il loro nome, servono per generare e non per irridere al VI comandamento commettendo “atti impuri”.

    Per i gay non c’è nessuna scappatoia mentre per coloro che vogliono separarsi dal coniuge e risposarsi la Chiesa annullerà il matrimonio attraverso la Sacra Rota. Per agevolare il tutto si stanno preparando i saldi di fine stagione addirittura gratuiti per permettere ai cattolici di rendere nullo il proprio matrimonio. Basta aver un po’ di pazienza e raccontare ciò che i giudicanti vogliono sentirsi dire, ed il gioco è fatto.

    Troppo difficile? Ma noooo! Basta continuare ad essere ipocriti e paraculi magari accentuando un po’ queste qualità prettamente cattoliche e i devoti potranno continuare a compiere il rito cannibalico che li contraddistingue non solo dalle altre religioni monoteiste ma anche da resto della cristianità. Tanto poi chiusi dentro casa – o negli appartamenti pariolini visitati da “pedofili romani ignari” – i cattolici continueranno a fare ciò che hanno sempre fatto, mai detto e ordinato agli altri di non fare.

    L’identikit per identificare il cattolico quindi è abbastanza semplice: basta saper disegnare la maschera dell’ipocrita che contraddistingue la stragrande maggioranza di individui di quella tribù antropofaga.

    24 giugno 2015

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